La famiglia del saggista e filosofo Umberto Eco annuncia la sua morte alle 22:30 di ieri sera presso la sua abitazione.
Molti di voi si chiederanno come mai venga segnalata una triste notizia come questa su un sito che apparentemente non “c’azzecca niente”.
Ebbene, i lettori più attenti potrebbero scoprire come in realtà, nella nostra redazione, Umberto Eco fosse idolatrato quasi ai livelli di un guru, un maestro di vita.
E infatti, lui era un grandissimo sostenitore dell’idea secondo cui i social abbiano dato diritto di parola a legioni di imbecilli. Cosa che ci interessa da molto vicino siccome noi, nell’internet, ci siamo nati e pasciuti e probabilmente continueremo a farlo ancora per un bel po’. Non bastasse, ci ha anche insegnato come smontare una teoria del complotto nel suo libro “Il pendolo di Foucault”, consentendoci di riconoscere tante cose belle (ironia, leggasi “bufale”) che vengono raccontate ogni giorno sul web.
E’ stato autore anche del bestseller “Il nome della Rosa”, tradotto in più di 100 lingue, distribuito in tutto il mondo (14 milioni di copie vendute) e diventato poi film per il grande schermo ricevendo, nel 1987, ben 4 David di Donatello.
Grande comunicatore, ha fondato nel 1988 il Dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino e dal 2008 ha presieduto come presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna.
Si occupò anche di “cattivo giornalismo” e “terrorismo rosso”, ricevette numerose candidature al premio Nobel per la letteratura e, in tempi recenti, lancia una nuova casa editrice, “La Nave di Teseo”, dopo aver rifiutato di restare in quella che lui chiamò “La Mondazzoli” (Mondatori-Rcs) per questioni etiche e politiche.
Che vogliate o no, visto il suo curriculum (di cui ne abbiamo riportato solo l’essenziale), Umberto Eco era un Nerd e per chi ha potuto seguire, anche in parte, le sue gesta, continuerà a vivere ancora a lungo.
Per ricordarlo, allora, quale miglior citazione dello stesso autore se non questa frase pubblicata da L’Espresso in uno spazio dedicatogli per pensieri e analogismi, La bustina di Minerva, intitolata Perchè i libri allungano la vita:
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Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.
Fonte immagini: Google
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