Un’analisi approfondita dei dati del satellite TESS mette in discussione una delle ipotesi più suggestive dell’astronomia contemporanea: che i pianeti simili alla Terra siano numerosi nella nostra galassia. Molti degli esopianeti scoperti finora potrebbero essere in realtà più grandi di quanto inizialmente stimato e questo comporterebbe, tra le altre cose, il fatto che la vita intelligente extraterrestre è più rara di quanto pensiamo.
I pianeti come la Terra potrebbero essere meno comuni del previsto: e se fosse un’eccezione?
TESS, il Transiting Exoplanet Survey Satellite della NASA, rileva nuovi mondi analizzando il leggero calo di luminosità di una stella quando un pianeta le passa davanti. È un metodo efficace, ma non infallibile. I ricercatori dell’Università della California hanno scoperto che la luce proveniente da stelle vicine può interferire con le osservazioni, facendo sembrare più piccoli i pianeti che transitano.
Il risultato è che centinaia di mondi classificati come “di taglia terrestre” non lo sarebbero affatto.
La correzione proposta dal team, grazie a un modello sviluppato dal ricercatore Te Han e supportato dai dati del telescopio Gaia dell’ESA, suggerisce che molti esopianeti sono stati sottostimati nelle dimensioni. Una discrepanza che cambia le carte in tavola: se i pianeti osservati sono più grandi, allora quelli davvero simili alla Terra potrebbero essere molto meno numerosi di quanto pensassimo.

Questa scoperta si inserisce in un contesto già complesso. Il metodo del transito tende a privilegiare pianeti grandi e vicini alla propria stella, più facili da rilevare. Insomma: di partenza era noto che i “candidati terrestri” fossero pochi ma ora si scopre che potrebbero essere ancora meno.
Alcuni dei mondi coinvolti sono stati riclassificati come hyceani: pianeti coperti da un unico vastissimo oceano. Pur essendo ambienti potenzialmente ricchi d’acqua, non è detto che possiedano le condizioni chimiche o fisiche favorevoli all’origine della vita. Altri, invece, sembrerebbero più simili a giganti gassosi come Nettuno, con ambienti ben lontani dall’idea di abitabilità terrestre.
Va ricordato che il nostro modo di pensare è “limitato”: la forma mentis prettamente antropocentrica non ci permette di pensare che forse la vita su altri pianeti è possibile anche se questi sono differenti dalla Terra.
Il dato più significativo riguarda l’approccio stesso alla ricerca della vita oltre la Terra. Se stiamo cercando qualcosa di familiare (mondi rocciosi, atmosfericamente stabili in zone temperate) allora la selezione diventa molto più ristretta.