Avete mai riflettuto su cosa accade ai vostri dati, ai vostri account, ai vostri conti online dopo la vostra morte? Dopo tutti gli scongiuri del caso proviamo a riflettere sulla questione.
Ad introdurre questo problema è BJ Miller, un professore associato di medicina presso l’University of California. Molti sono i suoi interventi, letterari ma soprattutto in vari TED, dove con empatia e con una visione chiara su questi temi, fa luce su uno degli aspetti più ignorati dell’assistenza sanitaria: la preparazione alla morte.
Queste prospettive non molto rassicuranti sono però da accettare e comprendere. Soprattutto perché ci rendono più consapevoli della nostra presenza online e del suo impatto nella vita reale.
Il caso di Gerald Cotten
Un esempio giunto alla stampa è quello di un uomo d’affari canadese di nome Gerald Cotten , CEO della QuadrigaCX, una piattaforma di scambio di cripto valute. Lo scorso dicembre, il signor Cotten morì improvvisamente durante un viaggio in India. Ma oltre ad aver sconvolto la vita dei propri familiari, anche i clienti della sua società, i quali gli avevano affidato una quantità di bitcoin del valore di 190 milioni di dollari, avevano di che preoccuparsi. L’imprenditore non aveva condiviso con nessuno le credenziali necessarie per poter accedere al suo business online. Quindi la società è stata costretta a dichiarare la bancarotta.
Anche se non tutti abbiamo in mano tutti questi soldi e queste responsabilità digitali, comunque tutti i nostri dati e la nostra identità deve essere preservata, per rispetto sia nostro sia di chi ci è vicino.
Testamento digitale
Una buona pratica per poter evitare di lasciare i propri dati a navigare nel web sarebbe quella di redigere un documento nei quali inserire in maniera dettagliata tutti i propri dati e cosa si voglia fare con essi. Dopo aver designato qualcuno che erediti questi dati, si consegnano le volontà in busta chiusa ad un notaio che provvederà a convocare l’erede.
Molti dei social network più importati si sono adeguati a questa realtà. Facebook autorizza un “contatto erede”, da impostare nelle specifiche dell’account, il quale potrà gestire il profilo in un account “commemorativo”. Su Twitter i familiari possono chiedere la cancellazione dell’account allegando il certificato di morte. Stessa cosa su LinkedIn. Mentre Google prevede già dal 2013 un piano di gestione dell’account Google in caso di inattività prolungata: “Stabilisci quando Google dovrà considerare inattivo il tuo account e come dovrà gestire i tuoi dati in seguito. Puoi condividere i dati con persone di cui ti fidi o chiedere a Google di eliminarli”.
Altra buona pratica è quello di utilizzare un servizio di gestione delle password crittografato, il quale permette di unire i propri dati in delle cassette di sicurezza vere e proprie ma online. Da lì si possono continuare a tenere delle buone pratiche di gestione delle password (le password si cambiano spesso e si differenziano, mi raccomando) senza dover modificare ogni volta il documento presentato in precedenza.
Leggi anche:
La guida definitiva ai podcast che devi assolutamente ascoltare!
Uber distrugge, Uber aggiusta: finalmente Taxi più digitali
Come migliorare la propria vita sentimentale
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.