Molto spesso, quando parliamo di 11 settembre, è impossibile non finire nella classica “discussione complotto” e affini.
La verità è che, molto sfortunatamente, dell’attentato al World Trade Center non rimane molto da discutere se non pensare alle migliaia di vittime innocenti o rivivere quei momenti per non dimenticare.
Ultimamente però è saltata fuori una notizia che ci ha ricordato, per l’ennesima volta, di quanto Umberto Eco abbia dannatamente ragione.
Ve la raccontiamo perchè siamo certi che le persone coinvolte nel disastro meritino di meglio.
Ma bando alle ciance, scopriamo chi è Tania Head…
La mattina del 11 settembre 2001, questa bella signora pacioccosa si trovava nella torre sud del World Trade Center, al 78° piano, proprio dove si è schiantato il secondo aereo.
Vide avvicinarsi l’aereo da così vicino che al momento dell’impatto senti l’aria venir risucchiata dai suoi polmoni.
Per qualche strano segno del destino, Tania Head sopravvisse al disastro pur perdendo conoscenza per qualche minuto.
Svegliandosi incredibilmente tra le macerie, le viene affidato un anello matrimoniale da un uomo che non ce l’avrebbe mai fatta e con la promessa di consegnarlo a rispettiva moglie.
Successivamente, trova un figuro con una bandana rossa, Welles Crowther, che più tardi sarebbe diventato un eroe poichè si sacrifica per salvare lei e altre 12 persone.
Infine, Tania percorre tutte e 78 le rampe di sicurezza della torre trovando finalmente salvezza.
Si sveglia sei giorni dopo in un reparto ustionati dell’ospedale solo per scoprire che suo marito, Dave, è rimasto ucciso nel crollo dell’altra torre.
A seguito dell’accaduto, la signora Head diventò la forza trainante della Rete Superstiti del World Trade Center, diventandone membro fondatore.
Inutile dire che la sua storia, anche se fortemente inverosimile, commosse tutta l’America.
Tutto questo viene accuratamente descritto in un servizio del NY Times.
<<La tragedia di Head è diversa. E’ una storia di sopravvivenza da una torre – solo per rimanere metaforicamente schiacciata da un’altra>>, scrive la giornalista Amanda Ripley.
Ma perchè ve lo stiamo raccontando? Beh, tenetevi forte: la storia di Tania Head è un falso clamoroso.
Il giorno dell’attentato non si trovava neanche negli Stati Uniti. Lo ha scoperto un certo Angelo Guglielmo (autore e filmmaker del documentario The woman who wasn’t there) smascherando il caso attraverso le analisi delle numerose incongruenze tra la vita reale della signora e il suo racconto inattendibile. Pensate che Tania non è nemmeno sposata e il giorno dell’11 settembre si trovava a Barcellona per lavoro. E persino il nome utilizzato è fasullo, in realtà si chiama Alicia Esteve Head. Triste vero?
Ecco una clip dal telegiornale della CNN:
La ragnatela di menzogne è stata recentemente giustificata dal New York Times come necessaria per la creazione di un superstite che fungesse da ispirazione alle famiglie che hanno subito delle perdite. Insomma, un parto generato dalla stampa.
Guglielmo propose, nei giorni successivi alla rivelazione, di scrivere la vera storia di “Tania” ma la simulatrice rifiutò pur continuando, per qualche tempo, a frequentare le cerimonie relative all’attentato.
Quando l’opinione pubblica viene manipolata in modo così facile sull’onda di una qualsiasi scia emotiva, forse, non è esagerato pensare, come afferma il nostro buon Eco, che dietro i mezzi di comunicazione come l’internet ci stiano gli imbecilli.
E spesso gli imbecilli siamo proprio noi, i lettori, quando accettiamo come oro colato una notizia che tanto credibile, in realtà, non è.
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