Il suo significato dal greco vuol dire “in equilibrio” ed è una figura mitologica molto importante. Di cosa stiamo parlando? Del mito di Atalanta, la cacciatrice!
La bimba allevata dall’orsa
Atalanta è la figlia di Iaso, re dell’Arcadia, e di Climene. Il sovrano, essendo desideroso di una prole di sesso maschile, presto manifestò avversità nei confronti della neonata, così decise di abbandonarla ancora in fasce alle pendici del monte Pelio.
Allibita dall’accaduto, Artemide, dea della caccia, mandò un’orsa in soccorso, per allevarla e nutrirla. Poco tempo dopo, Atalanta fu trovata da alcuni pescatori che l’adottarono definitivamente.
Crebbe bella e forte, decise di rimanere vergine e di diventare un’abile cacciatrice, uccidendo i centauri Ileo e Reco che l’avevano insidiata.
Partecipò anche alla caccia del cinghiale Calidonio, temuto da tutti per la sua ferocia, e fu la prima a colpirlo. Meleagro, in segno di rispetto, le fece dono della pelle della preda.
Saputo delle gesta della figlia Atalanta, il Re Iaso decise di incontrarla e costringerla a prendersi marito, essendo oramai diventata una donna. Ma un oracolo riferì alla cacciatrice che nel momento in cui avesse perso la sua verginità, anche le sue doti sarebbero scomparse.
Venendo a conoscenza di ciò, Atalanta rifiutò ogni forzatura e ogni proposta di matrimonio. Oltre a questo, un altro ostacolo si frappose tra lei e le sue volontà: infatti Melanione, chiamato anche Ippomene, figlio di Anfidamante, si innamorò perdutamente di lei.
Così, la cacciatrice decise di sfidare il padre per porre fine alle aspirazioni degli uomini: si sarebbe sposata solamente contro chi l’avrebbe battuta durante una gara di corsa. Chi avrebbe perso, però, sarebbe stato ucciso.
Melanione, innamorato della giovane e bella Atalanta, partecipò alla sfida ma al suo fianco c’era Afrodite la Dea dell’Amore che gli donò tre mele auree tratte dal Giardino delle Esperidi, raccomandandogli di lasciarle cadere durante la corsa, in modo che Atalanta si fermasse a raccoglierle.
Inebriata dalla bellezza di queste mele d’oro, Atalanta si fermò ogni volta e così, per la prima volta, la fanciulla perse una sfida e e fini col sposare Ippomene.
Le varianti del Mito di Atalanta
Secondo alcune fonti, questo mito greco si sviluppa in due modi diversi
- si dice che in seguito, Atalanta fu infedele a Melanione e che da una sua relazione con Meleagro, figlio del re di Calidone Eneo, nacque un bambino. Questi fu esposto sulla collina Partenia e venne chiamato Partenopeo: il nome significa «figlio di una vergine violata», poiché Atalanta pretese di essere sempre trattata come una vergine;
- un altro finale è che i due sposi incorsero nelle ire di Afrodite, offesa per averli scoperti ad amarsi in un tempio dedicato a Cibele. Per punirli decise di trasformarli in leoni perché i greci ritenevano che i leoni non si accoppiassero tra loro.
Conclusioni
Questo mito può solo apparentemente sembrare semplice ma in realtà nasconde un significato molto profondo. Atalanta, per lungo tempo, rifiuta i pretendenti del suo cuore per non perdere le abilità di cacciatrice ma alla fine viene irrimediabilmente conquistata da Ippomene. A quanto pare, la forza di questa fanciulla cresciuta a fianco di un’Orsa non è stata sufficiente a respingere l’amore incondizionato del giovane greco.
Forse è così anche per tutti noi. Forse, quando ci lamentiamo di non trovare l’amore è perché lo abbiamo già ma non siamo in grado di vederlo. Quello che bisognerebbe fare è fermarsi un attimo… A raccogliere delle mele.