Qualunque nerd che può definirsi tale conosce sicuramente “L’armata delle tenebre” di Sam Raimi, dove gli eroi (fra cui il miticissimo Ash con una motosega al posto della mano), durante le scene finali, affrontano un esercito di scheletri in marcia. Quella scena è una citazione, per ammissione dello stesso Raimi, di un film precedente, un cult del 1968 che ha segnato un’intera generazione di cineasti: “Jason and the Argonauts”, diventato in Italia “Gli Argonauti 2”. Gli effetti speciali del film vennero curati da un certo Ray Harryhausen, un nome di cui tra poco capiremo la sua importanza. La scena, invece, è questa:
La tecnica dello Stop Motion
Gli scheletri sono animati con la tecnica dello stop-motion (passo uno in italiano), dove si utilizzano dei modellini che vengono mossi manualmente fotogramma per fotogramma; alla fine, mettendo in fila le singole pose si crea l’illusione del movimento. Anche i camminatori di Star Wars o i personaggi di “Nightmare before Christmas” furono animati con questa tecnica.
La scena di cui sopra, ha richiesto quattro mesi di lavoro (per poco più di quattro minuti!) ma il risultato è eccezionale perché svolto da un maestro dell’animazione e degli effetti speciali: Ray Harryhausen, che è venuto a mancare il 7 maggio del 2013.
La generazione successiva di nerd (quelli che oggi hanno poco più, o poco meno, di 30 anni) di certo ricorderanno un’altra creazione di Harryhausen: la civetta meccanica Bubo del film “Scontro di titani” del 1981:
https://www.youtube.com/watch?v=VfaPRB24omI
Sembra un po’ un R2-D2 formato cucù, ma era la cosa più bella del film. Purtroppo, nel recente remake è stata praticamente ignorata, facendole fare appena un cameo di 20 secondi in cui viene messa da parte. In quei pochi secondi si spiega perché il remake non sia all’altezza dell’originale…
Tutto qui, poi gli dicono di lasciarla e la poverina sparisce
L’originale dell’81 è l’ultima fatica di Harryhausen, dove grazie al tema mitologico si è sbizzarrito a dare vita a creature fantastiche: c’è Pegaso, la Medusa, il Kraken, il satiro Calibos, gli scorpioni giganti e ovviamente l’amata Bubo.
L’eredità di Ray Harryhausen
Quando ancora non esisteva la computer grafica, la stop-motion era l’unica maniera per dare vita all’immaginazione impossibile e Ray Harryhausen in questo è stato il migliore. Ha letteralmente trasformato in materia strabiliante le visioni più ardite, lasciando un solco profondo nell’immaginario di milioni di ragazzi e facendo del cinema quella meravigliosa macchina delle illusioni che tutti desideriamo.
Ogni volta che il cinema ci mostra qualcosa di stupefacente, che lo faccia con occhialini 3D o sfondi verdi non importa, lì c’è il pensiero di fondo di Ray Harryhausen: rendere visibile ogni fantasia.
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