Le Acque del Caos: il mito dell’origine del mondo per gli egizi

[vc_row][vc_column css_animation=”fadeInLeft”][vc_column_text]Il popolo egizio annovera tra le più vaste culture mitologiche del mondo di cui potreste averne letto nei giorni scorsi. Ma qual è la leggenda da cui tutto è nato? Ecco, per gli antichi egizi, l’origine del mondo è dovuto a: le acque del caos.

 

Le acque del caos

Gli Egizi avevano (e lo hanno ancora oggi) uno spirito altamente religioso.

Adoravano tutto ciò che vive sulla terra, in cielo, nelle acque. Le loro divinità avevano forme umane o animali e, più frequentemente, mezzo uomini e mezzo animali.

Le principali divinità erano legate al culto solare come Ra oppure Amon.

Quelle legate all’oltretomba, Osiride e Anubi, preservavano l’ordine divino del creatore, il cui nome, generalmente, è Atum-Ra.

Tutte le fonti concordano sul fatto che la Creazione sia nata dagli abissi delle acque primordiali, ovvero, Num, e che da essa, durante la calura estiva, si sia innalzata una collina, diventando la prima terraferma apparsa, cioè il luogo dove la Creazione prese forma: una fenice dalle piume infuocate.

 

Secondo questo mito il suo grido spezzò il silenzio primordiale, dando origine a tutto ciò che oggi conosciamo.

L’uovo e le otto creature

Ma esiste un’altra versione a riguardo, che racchiude le credenze del popolo egiziano nelle varie forme che gli dei assumevano in questo mondo.

Questa narra di otto creature, con la testa di rana i maschi e di serpente le femmine, che nuotavano nelle acque del caos prima della Creazione e che costituivano l’Ogdoade:

Nun e Naunet, divinità dell’abisso delle acque primordiali, Heh e Hehet, divinità delle tenebre ed Amon e Amaunet, divinità dell’inconoscibile.

Essi si fusero formando il grande uovo da cui sarebbe uscito il Creatore.

Tuttavia, a quest’ultima è legata una variazione in cui l’uovo sarebbe stato deposto e covato da una grande oca, i cui schiamazzi ruppero il silenzio primordiale.

 

Questa rimase sulla collina a covare l’uovo per innumerevoli ere e fino a quando il guscio si ruppe e ne usci una splendente fenice.

Le due metà del guscio separarono le acque del caos dando origine a uno spazio in cui il Creatore costruì il mondo.

La nascita del loto primordiale

Il fiore di loto per gli antichi egizi era un qualcosa di estremamente sacro.

Il suo significato è legato alla rinascita, al sole e alla vita eterna e teneva lontano il male attraendo, invece, il bene.

Secondo alcune leggende legate alla creazione, fu il primo fiore a nascere dal caos primordiale.

Il fiore lentamente si aprì e apparve un giovane dio seduto al centro.

Il fanciullo era Nefertem, il Creatore, il dio Sole, fonte di ogni vita.  Anche la divinità Nefertum fu creata da questo fiore e dalle sue lacrime nascevano gli uomini.

Ogni notte, il fiore di loto sprofondava sott’acqua per poi risalire in superficie durante l’alba – come il Loto primordiale che divideva la notte dal giorno.

La concordanza tra miti sul Creatore secondo gli egizi

Tutti i miti sono concordi nell’affermare che, mentre giaceva nell’abisso delle acque primordiali, il Creatore era consapevole della solitudine e bramava di condividere il nuovo mondo con altri esseri, quindi cominciò a creare gli esseri viventi pronunciando i loro nomi.

 

Egli aveva un solo occhio perché dopo ere di solitudine, questi espettorò Shu, dio dell’aria, e Tefnut, dea dell’umidità, ma per lungo tempo continuò a stare solo perché Shu e Tefnut si smarrirono nelle acque del caos.

 

Allora il Creatore mandò il suo occhio alla loro ricerca e diventò così la figlia di Ra-Atum, Hathor, che ben presto trovò nelle tenebre i fratelli e li portò al padre.

 

In segno di riconoscenza, il dio Sole pose l’Occhio sulla propria fronte in forma di grande cobra, il serpente ureo, conferendo alla figlia potere sui suoi nemici e da quel momento sia gli dei sia gli uomini l’avrebbero temuta.

Poi Ra-Atum abbracciò, piangendo di gioia, i suoi primi figli, Sha e Tfnut e mentre li teneva stretti a sé, il suo spirito penetrò in loro ed essi, e tutti gli dei nati successivamente, condivisero la divinità del Creatore.

 

Per quanto queste storie risultino assurde, è incredibile come questa cultura sia cosi legata agli elementi naturali che li portano a rispettare ogni forma di vita, che siano animali o vegetali non fa differenza, ed è una cultura che viene tramandata ancora oggi da generazione a generazione.

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Tiziana

Difficilmente avvisterete questa donzella in città. Ama la natura e tutto ciò che ne fa parte ma non mettetela alla prova; farebbe di tutto per salvare il pianeta Terra, non si direbbe altrettanto per alcuni umani. Adora gli animali a tal punto da aver sviluppato un linguaggio che usa per comunicare esclusivamente con la fauna. E’ costantemente in compagnia dei suoi più fedelissimi collaboratori: Mirko e Billy. Laureata in Scienze Naturali, nel tempo libero decide di condividere le sue conoscenze con il Bosone. A proposito, Billy e Mirko non sono umani. Sono i suoi zupi.
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