Alca Gigante: una specie estinta a causa dell’uomo

Un tempo, quando molte terre erano ancora inesplorate, l’Alca gigante prosperava in gran numero nelle regioni settentrionali del pianeta. Pacifico e incapace di volare, questo uccello marino era completamente indifeso e impreparato all’arrivo dell’uomo. Oggi, purtroppo, ne rimangono soltanto frammenti di storia, custoditi in vecchi libri e musei. In questo articolo ripercorreremo la parabola di questa specie scomparsa, indagando le cause della sua estinzione e riflettendo su ciò che la sua storia può insegnarci.

Alca gigante: chi e cosa era?

Questa specie era un animale simile al pinguino ma molto grande e appartenente a un ordine completamente diverso.

alca gigante

Infatti mentre i pinguini appartengono all’ordine Spheniscidae, gli Alca gigante appartenevano all’ordine Charadriiformes. Appartengono a quest’ultimo le pulcinelle di mare e i gabbiani ma sono strettamente imparentata con la gazza marina minore.

Questi uccelli non potevano volare, le loro ali erano lunghe solo 15 cm ma permettevano loro di nuotare velocemente, le zampe erano palmate rendendo goffa la loro camminata sulla terra ferma. Alti fino a 85 cm per un peso di 5 Kg, questi uccelli presentavano un piumaggio nero con una macchia bianca su ogni occhio.

Le coppie di alca rimanevano unite per tutta la vita (come i pinguini attuali) e covavano un solo uovo bianco con marezzature bruni. Entrambi i genitori covavano l’uovo per circa sei settimane prima della schiusa, poi la piccola alca lasciava il nido dopo due o tre settimane, nonostante i genitori continuassero a prendersene cura.

La straordinaria capacità di questi animali di prendersi cura della propria prole continua a suscitare interesse tra ricercatori ed etologi.

Curiosità

L’Uomo di Neanderthal si nutriva di questa specie oltre 100 mila anni fa, come dimostrano le ossa rinvenute tra i resti di diversi fuochi da campo.
Nella grotta di El Pinto, in Spagna, sono state inoltre scoperte incisioni risalenti a più di 35.000 anni fa che, secondo gli studiosi, raffigurerebbero l’alca impenne, cugino dell’alca gigante.

Quest’uccello rivestiva un ruolo significativo anche presso numerose tribù di nativi americani, sia come fonte di sostentamento sia come creatura simbolica. Numerose sepolture, infatti, presentano ossa di alca impenne, e in un caso eccezionale è stato rinvenuto un sarcofago contenente oltre 200 becchi. Infine, ulteriori testimonianze della presenza di questa specie provengono da siti archeologici in Svezia, Spagna e Italia.

Fonti:

  • Fuller, E. (2003). The Great Auk. Harry N. Abrams.
  • BirdLife International. (2020). Alca impennis (Great Auk) factsheet. https://www.birdlife.org/
  • Montevecchi, W. A. & Tuck, L. M. (1987). Sea Birds: Features, Behavior, and Distribution. Random House.
  • Simmons, A. (2015). Archaeology and the Great Auk. Journal of Archaeological Science, 59, 135–142.

La caccia all’Alca gigante

Tutto ebbe inizio con il lungo viaggio di Charles Darwin a bordo della HMS Beagle. Darwin, appena terminati gli studi, aveva letto con entusiasmo le opere del geologo Charles Lyell, il quale sosteneva che i processi che plasmano la Terra agissero nel passato con la stessa intensità e costanza di oggi. Lyell rifiutava perciò l’idea che la storia del pianeta fosse segnata soltanto da catastrofi improvvise, privilegiando una visione evolutiva graduale e riassumibile nella frase: «Il presente è la chiave del passato».

Darwin riconobbe più volte quanto fosse in debito con Lyell, arrivando a dire che i suoi libri sembravano «scaturire direttamente dalla mente» del geologo. Eppure, fu proprio durante il viaggio sulla Beagle che Darwin iniziò a maturare i concetti che avrebbero trovato piena espressione nella sua opera più famosa, L’origine delle specie. In essa, egli formulò la teoria della selezione naturale, un’idea che provocò inizialmente non poche perplessità in Lyell.

Tuttavia, contrariamente a quanto talvolta si pensa, la loro amicizia non terminò bruscamente; sebbene Lyell fosse cauto nell’accettare tutte le implicazioni dell’evoluzione darwiniana, continuò a sostenere in parte il lavoro di Darwin, riconoscendone la portata rivoluzionaria.

Uno degli esempi più significativi per comprendere come l’uomo possa contribuire, direttamente o indirettamente, all’estinzione di una specie è la storia dell’Alca Gigante. Un tempo, quando l’impatto umano era quasi inesistente, il suo areale si estendeva in gran parte dell’Atlantico settentrionale: dalle coste della Norvegia fino a Terranova, con segnalazioni che si spingerebbero perfino verso le regioni più meridionali, come la Florida o il Mediterraneo.

A partire dal X secolo, con l’arrivo dei coloni scandinavi in Islanda, le Alche giganti divennero una fonte di cibo principale, complice la facilità con cui venivano catturate a terra. Il vero sterminio iniziò però nel Cinquecento, quando i navigatori europei raggiunsero quella che oggi è nota come Funk Island e trovarono enormi colonie di questi uccelli incapaci di volare. Inizialmente, venivano cacciati per sfamare gli equipaggi durante i lunghi viaggi: secondo alcune testimonianze, ogni nave poteva trasportare fino a un centinaio di esemplari. In seguito, la scoperta del valore delle loro penne (usate come imbottitura) accelerò la caccia indiscriminata, segnando irrimediabilmente il destino di questa specie e confermando di fatto le teorie di Darwin in cui l’uomo è senza dubbio un “evento catastrofico” impattante sulla sopravvivenza di una specie.

Fonti

Per Darwin e Lyell

  1. Darwin, C. (1839). The Voyage of the Beagle.

    • Racconta in prima persona le osservazioni di Darwin durante il viaggio a bordo della HMS Beagle.
  2. Darwin, C. (1859). On the Origin of Species by Means of Natural Selection.

    • L’opera fondamentale in cui Darwin espone la teoria della selezione naturale.
  3. Lyell, C. (1830-1833). Principles of Geology.

    • I tre volumi in cui Charles Lyell illustra il suo concetto di uniformitarismo («il presente è la chiave del passato»).
  4. Wilson, E. O. (2002). The Future of Life. Vintage.

    • Pur non focalizzato esclusivamente su Darwin e Lyell, offre un’ampia riflessione sulle origini delle teorie evoluzionistiche e l’impatto sull’ecologia moderna.

Per l’Alca gigante

  1. Fuller, E. (1999). The Great Auk. Harry N. Abrams.

    • Un volume riccamente illustrato che racconta la storia naturale e l’estinzione dell’Alca gigante.
  2. BirdLife International. (2020). Alca impennis (Great Auk) factsheet.

    • Disponibile sul sito di BirdLife International, fornisce dati scientifici e storici sull’areale e la biologia dell’Alca gigante.
  3. Montevecchi, W. A. & Tuck, L. M. (1987). Sea Birds: Features, Behavior, and Distribution. Random House.

    • Contiene riferimenti alle grandi colonie di uccelli marini del Nord Atlantico, inclusa l’Alca gigante.
  4. IUCN Red List (consultare la scheda su Pinguinus impennis).

    • Per uno sguardo d’insieme sullo status di conservazione storico dell’Alca gigante.
  5. Simmons, A. (2015). Archaeology and the Great Auk. Journal of Archaeological Science, 59, 135–142.

    • Uno studio che esamina i ritrovamenti archeologici relativi all’Alca gigante, comprese le testimonianze delle colonie e della caccia intensiva.

La Testimonianza di Aaron Thomas

Una testimonianza di Aaron Thomas della HMS Boston risalente al 1794 descrive come questo uccello era stato sistematicamente massacrato fino ad allora:

“Se venite qua per le loro piume non datevi la pena di ucciderli, ma afferratene uno e strappategli le piume migliori. Poi lasciate libero il povero pinguino, con la pelle mezza nuda e strappata, a morire con comodo. Questo non è un metodo molto umano ma è la pratica comune.”

La testimonianza continua cosi:

“Finché rimarrete su quest’isola farete pratica costante di orribili crudeltà, perché non solo vengono spellati vivi, ma anche bruciati vivi per poterne cuocere i corpi.
Si prende un bollitore e ci si infila un pinguino o due, si accende un fuoco al di sotto, e questo fuoco viene completamente alimentato con gli stessi sfortunati pinguini.
Il loro corpo, essendo oleoso, produce ben presto una fiamma; sull’isola non vi è legname.”

Dove poterli ammirare

L’ultima coppia di Alca gigante venne avvistata sull’isola di Eldey, in Islanda, e fu uccisa il 3 luglio 1844 su richiesta di un mercante in cerca di esemplari da vendere ai musei. I due uccelli vennero strangolati e l’unico uovo covato fu distrutto accidentalmente sotto i piedi di uno dei cacciatori.

Le testimonianze sui maltrattamenti subiti da questa specie sono numerose e, tra i vari studiosi che ne hanno discusso, troviamo anche Charles Darwin e l’ornitologo Alfred Newton, quest’ultimo profondamente influenzato dalle idee evoluzionistiche esposte ne L’origine delle specie.

Oggi dell’Alca gigante restano 78 esemplari impagliati, alcune uova artificiali e alcuni scheletri completi, conservati in diversi musei internazionali, tra cui il Kelvingrove Art Gallery and Museum (Scozia), il Museo di Lipsia, il Museo di Bruxelles, il MUSE di Trento e il Senckenberg Naturmuseum (Germania).

Fonti

  1. Data e luogo dell’ultimo avvistamento:
    • L’ultima coppia di Alca gigante fu effettivamente uccisa il 3 luglio 1844 sull’isola di Eldey, in Islanda 111.
  2. Cause dell’uccisione:
    • Furono uccise per soddisfare le richieste di collezionisti e musei, fenomeno comune nel XIX secolo 222.
  3. Darwin e Alfred Newton:
    • Charles Darwin menzionò vari uccelli marini nei suoi studi, mentre Alfred Newton (1829-1907), ornitologo britannico, fu tra i primi a essere influenzato dalle teorie darwiniane e si interessò anche allo studio dell’Alca gigante 333.
  4. Esemplari superstiti:
    • Si stima che rimangano 78 esemplari tassidermizzati (impagliati) più alcune uova e scheletri in vari musei 444.

Domande frequenti

Dove viveva l’alca impenne?
L’alca impenne era un cugino dell’alca gigante che si è estinta nel XIX secolo e che viveva nell’Atlantico settentrionale, in particolare Canada, Groenlandia, Islanda, Norvegia, Irlanda, Scozia e altre aree costiere europee, in acque fredde e isole rocciose per nidificare.

Tiziana

Difficilmente avvisterete questa donzella in città. Ama la natura e tutto ciò che ne fa parte ma non mettetela alla prova; farebbe di tutto per salvare il pianeta Terra, non si direbbe altrettanto per alcuni umani. Adora gli animali a tal punto da aver sviluppato un linguaggio che usa per comunicare esclusivamente con la fauna. E’ costantemente in compagnia dei suoi più fedelissimi collaboratori: Mirko e Billy. Laureata in Scienze Naturali, nel tempo libero decide di condividere le sue conoscenze con il Bosone. A proposito, Billy e Mirko non sono umani. Sono i suoi zupi.

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