Alla scoperta del Piccolo museo del Diario (intervista)

C’è un posto magico in Toscana, dove memoria e scrittura si oppongono con forza alla dimenticanza. Questo luogo custodisce le storie degli italiani, nel “tentativo tenace di opporre resistenza alla dimenticanza”. Si tratta dell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano. Il museo fu fondato nel 1984 da Saverio Tutino, ed è entrato a far parte dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei nel 2016. Abbiamo fatto una chiacchierata con Giacomo Benedetti, referente del Piccolo Museo del Diario, il miglior modo per raccontarvi di cosa si occupa questa piccola, grande realtà. Di seguito l’ intervista.

Foto: piccolomuseodeldiario.it

La scrittura del diario è praticata da molte persone dalla prima adolescenza alla maturità. In genere iniziata da bambini, accompagna nel corso della vita coloro che l’hanno imparata ad apprezzare da piccoli.

Come libraia in una libreria per ragazzi, ho notato un ritorno in auge del diario segreto come regalo tra le bambine ed i bambini; secondo la vostra esperienza, quanto questa pratica è diffusa in questo momento?

Il Piccolo museo del diario è un intenso percorso multisensoriale e interattivo nato per raccontare al pubblico le preziose testimonianze autobiografiche che l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano conserva; lettere, diari e memorie di persone comuni che hanno raccontato la storia d’Italia da un punto di vista assolutamente inedito; fra queste, ovviamente, i più giovani.

Va puntualizzato che in archivio sono custodite oltre 9000 testimonianze autobiografiche che coprono un arco temporale di quasi 300 anni di storia. Fra queste ce ne sono ovviamente molte scritte da bambini e ragazzi, che spesso, per la loro bellezza ed il loro valore sono state, sono e saranno raccontate nel percorso del Piccolo museo del diario; le prime che mi vengono in mente sono la storia di Ester Maimeri, staffetta partigiana di tredici anni, Orlando Orlandi Posti, martire delle Fosse Ardeatine che compirà 18 anni nel carcere di Via Tasso, Oreste Tonelli, che nelle sue memorie ci racconta come da ragazzino partì per tentar fortuna all’estero e si rese protagonista di rocambolesche avventure fra l’Europa e l’America. Tutte queste testimonianze sono nate come documenti intimi, segreti, pagine di vita quotidiana che grazie al lavoro dell’Archivio e al Piccolo museo del diario sono diventate storie con la S maiuscola, capaci di raccontarci, dal basso, senza i filtri della retorica, il nostro Paese e la nostra società.

Stringendo il campo e prendendo in esame le testimonianze che sono giunte negli ultimi due anni presso L’Archivio Diaristico Nazionale, solo alcune decine di testi su 700 sono state scritte da bambini. Da questo conto mancano però le scritture giovanili, fra cui lettere, diari e memorie scritte dopo gli 11 anni di età, che vengono catalogate a parte. Questi numeri sono ancora relativi perché non tutti i testi sono stati catalogati e sono solo una rappresentazione parziale del materiale d’archivio più recente, che è in continuo mutamento perché ogni giorno nuove testimonianze autobiografiche arrivano a Pieve.

Fra queste, alcune sono entrate, letteralmente, nel nuovo allestimento museale del Piccolo museo del diario chiamato Alfabeto della Memoria, una sorta di valigia di storie che contiene al suo interno uno schedario con il quale si può interagire animando racconti dell’adolescenza: 10 vite da conoscere che partono dall’esperienza di un giovane cadetto della Marina di nome Luigi, passando per i problemi di Federica, tredicenne alle prese con i genitori separati, o Massimo e Valeria che nei loro quaderni segreti raccontano i turbamenti della loro età, fino a Caterina, che in diario descrive la storia di un’adolescente oltre l’anoressia. L’obbiettivo del nuovo Alfabeto delle Memoria, uno dei traguardi del progetto “More Digital More Human”, non è solo quello di far conoscere al pubblico del museo nuove storie, ma stimolare i ragazzi, partendo da quelli che verranno in visita con le scuole, e avvicinarli alla scrittura autobiografica; riuscendo magari ad aumentare ancora il catalogo archivistico delle scritture giovanili.

Foto: piccolomuseodeldiario.it

Che tipo di attività svolgono i volontari che collaborano con voi?

Chi lavora al Piccolo museo del diario deve conoscere le sue storie e saperle non solo raccontare, ma usarle come soggetto per lo sviluppo e l’aggiornamento del percorso museale e di tutti i progetti che vengono portati avanti. Per questo mi fa piacere segnalare che il 9 aprile abbiamo ne abbiamo presentato uno realizzato grazie al contributo della Fondazione CR Firenze nell’ambito di “Laboratori Culturali”, il bando tematico che la Fondazione dedica ai musei toscani per contribuire alla realizzazione di progetti volti all’innovazione digitale e con l’intento di intercettare nuovi pubblici. Il progetto si chiama “More digital, more human” ed è un ampliamento strategico del percorso di innovazione tecnologica avviato dall’Archivio dei diari, realizzato nell’ottica di valorizzare il proprio patrimonio culturale.

Va detto però che durante l’anno c’è un momento in cui al museo abbiamo davvero bisogno di una mano, e mi riferisco ai giorni del Premio Pieve Saverio Tutino, che da diversi anni ormai si svolge il terzo fine settimana di settembre. Saverio Tutino, giornalista e scrittore che nel 1984 ha fondato l’Archivio Diarstico Nazionale, ha avuto fin da subito l’idea di affiancare all’attività di conservazione dell’Archivio quella di un premio per diari aperto a tutti.

Ogni anno a settembre si celebra il rito dell’incontro fra chi ha scritto la propria storia di vita e chi l’ha letta e ascoltata. Si tratta di un evento particolare, intimo e allo stesso tempo collettivo, che trasforma, per tre giorni, Pieve Santo Stefano nella capitale della memoria. Centinaia di persone prendono parte a un fitto programma di eventi che senza il contributo dei volontari non esisterebbe. Chi si occupa dell’accoglienza, dell’allestimento tecnico, chi affianca l’ufficio stampa, chi lo staff dell’archivio e del museo, chi cura la logistica e il catering; ognuno fa la sua parte in base alle sue competenze e possibilità, creando un forte legame con Pieve Santo Stefano, la città del diario, e i suoi abitanti. Spesso anzi il Premio Pieve è stato il punto di incontro fra chi è arrivato come volontario ed è tornato come collaboratore dell’Archivio Diaristico Nazionale e del Piccolo museo del diario.

Foto: piccolomuseodeldiario.it

Questo Natale molte delle lettere che i bambini hanno scritto a Babbo Natale e che abbiamo raccolto in libreria riportavano, insieme a richieste molto dettagliate dei regali, anche un’altra preghiera: la scomparsa del Covid.

In quale modo e misura pensate che possa incidere la Pandemia nell’auto narrazione di grandi e piccoli?

La Pandemia ha inciso, e molto. Al momento 128 testimonianze, oltre un terzo di quelle pervenute nel 2020-21 all’Archivio, riguardano la pandemia e il Covid. Alcune di queste parteciperanno anche al Premio Pieve Saverio Tutino e magari presto faranno parte delle storie presentate dal Piccolo museo del diario. Questo dimostra come le persone, in un momento di difficoltà e di isolamento, abbiano sentito il bisogno di prendere la penna in mano, o magari accendere il loro computer, per raccontarsi in maniera intima e quotidiana; molte persone magari sono state stimolate dalle iniziative promosse dall’Archivio Diaristico Nazionale e dal Piccolo museo del diario a partire da marzo 2020. La prima dal titolo “Italiani in quarantena – Diari dall’isolamento” in cui ogni tre giorni venivano presentate, attraverso i nostri canali social, storie spesso sconosciute, che raccontavano di altre quarantene, di altri isolamenti, di altri momenti bui che hanno poi lasciato il posto alla luce, alla pace, alla bellezza.

L’altra bellissima iniziativa è stata “Manuale di Sopravvivenza”, in cui Mario Perrotta, una delle voci più significative del teatro contemporaneo italiano, ha dato voce e corpo a “Terra matta” di Vincenzo Rabito, libro edito da Einaudi sulle memorie di un cantoniere semianalfabeta che raccontano un intero secolo; questa è una delle storie più affascinanti custodite dall’Archivio Diaristico Nazionale a cui è stata dedicata una delle sale del Piccolo museo del diario. Mario Perrotta si è inventato una lettura spettacolo trasmessa sui nostri canali social, sulla pagina youtube dell’Archivio Diaristico Nazionale e su Rai Radio3 Suite che ha tenuto compagnia a migliaia di persone e, chissà, le ha magari ulteriormente stimolate a far loro scrivere un diario di “sopravvivenza” di questi difficili mesi.

Oggi assistiamo ad una nuova forma di narrazione tutt’altro che privata, che avviene nel mondo dei social. Avete mai ricevuto o pensato di aprivi a forme di raccolta della memorie legata ai Social network, come ad esempio una raccolta degli stati di Facebook?

L’Archivio Diaristico Nazionale è la casa della memoria degli italiani, così come il Piccolo museo del diario è nato per raccontarla. Tutte le testimonianze sono benvenute, e speriamo che in futuro ne arrivino sempre di più. Va fatta però chiarezza: chi usa un social network per aggiornare il proprio stato si racconta pubblicamente, mentre quasi tutte le testimonianze consegnate archivio sono inedite; consegnare un testo inedito è poi fondamentale se si vuole che questo possa partecipare al Premio Pieve Saverio Tutino. Allo stesso modo molte persone ci inviano diari, memorie o lettere che sono già stati pubblicati, ed è successo che questi facessero anche parte di blog o di pagine social. I testi già pubblicati prendono posto nella biblioteca dell’archivio, che è anche un’essenziale supporto per chi giunge a Pieve Santo Stefano per fare una ricerca presso l’Archivio Diaristico Nazionale.

Ci sono poi alcuni esempi di testimonianze “ibride”, uno di questi esempi trova spazio al momento anche fra le storie del Piccolo museo del diario, e si tratta del diario di viaggio di Valerio Daniel De Simoni. Valerio nel 2010 ha preso parte ad una spedizione che lo avrebbe dovuto portare, assieme a due amici, in giro per il mondo in sella ad una moto quad; spedizione conclusasi purtroppo con la morte di Valerio, vittima di un incidente mentre si trovava in Africa. La sua testimonianza, divenuta anche un libro dal titolo “Diari di Viaggio – Travel Journals”, Luca Sossella Editore, è composta da intime pagine di diario, articoli scritti sul blog e post facebook che comprendono la rassegna stampa, informazioni tecniche ma anche lo “stato” dei partecipanti alla spedizione. In archivio trovano spazio anche scambi di email, che di sovente altro non sono che una sorta di epistolario 2.0, oppure post scritti su forum facebook che sono diventati un grande diario collettivo. Di certo il diario è un documento spesso intimo, segreto, e non è facile assimilarlo ad un post facebook. Personalmente sono molto curioso di vedere cosa accadrà e che genere di storie si avvicineranno all’archivio, avvicendandosi magari fra i cassetti del Piccolo museo del diario. Certo è che ancor oggi molte persone fanno affidamento al buon vecchio “caro diario”, e il numero delle testimonianze che riceviamo, in costante aumento, lo dimostra.

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Giulia Faggioli

Aligiu: 50% romanticismo, 50% baggianate. Ci sono poche cose da sapere su di me: amo il caffè, i gatti, i libri e gli anni Ottanta. Il mio cuore è verde come l’Irlanda, e nero come la canzone dei Punkreas. Per essere miei amici, rispettate queste semplici regole: la mattina non si parla prima di un’ora dal risveglio, e soprattutto, non fate mai spoiler!
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