“Se mi dici come va a finire ti ammazzo!”
Forse a qualcuno di noi sarà successo di dire questa frase a un buontempone che minacciava di proferire spoiler sulla fine di un libro o di un film.
In genere però la minaccia resta tale, sospesa a mezz’aria come quel finale che alla fine, nella maggior parte dei casi, non viene svelato prima del momento opportuno.
Non è stato così fortunato Oleg Beloguzov che si è preso una pugnalata dal suo collega Sergey Savitskj in Antartide.
Ma facciamo un passo indietro.
Lo spoiler che diventa tentato omicidio in Antartide
Immaginate una stazione scientifica nel bel mezzo dell’Antartide e due scienziati che dopo una lunga giornata di lavoro, hanno solo tre possibili svaghi: guardare la televisione (senza grande scelta, perché la tv prende solo due canali russi), esercitarsi in palestra o leggere i libri della biblioteca.
Uno dei due è appassionato di gialli e quindi le sue serate si consumano in compagnia di detective, indagini e morti ammazzati. Sarebbe bello condividere questa passione con il proprio compagno di lavoro (e unico essere umano nel raggio di un imprecisato numero di chilometri); peccato che il collega in questione non faccia altro che raccontare il finale dei libri che il malcapitato sta ancora leggendo.
All’ennesimo “è stato il maggiordomo”, Sergey Savitskj ha preso un coltello e lo ha piantato in pieno petto al suo collega, collega che, fortunatamente, non è in pericolo di vita.
A quanto pare, tra i due c’erano già stati degli screzi e questo continuo rovinare i finali è stata la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Questo episodio sicuramente ci fa sorridere, soprattutto perché la vittima non ha perso la vita. Inoltre, si tratta del primo caso di tentato omicidio in Antartide, circostanza che aggiunge a tutta la questione quel non so che di aneddotico. Tuttavia, può offrire anche un paio di spunti di riflessione.
La riflessione
Innanzitutto, parliamo di dispetto. Con questa parola si intendono quei torti che non si possono definire gravi, ma che risultano ancora più odiosi perché tendono non a creare un danno, quanto un fastidio. E tutti noi abbiamo esperienza di quel momento in cui proprio saltano i nervi in seguito a un fastidio, a un imprevisto da niente. A un dispetto, qualora questo imprevisto sia causato da qualcuno.
Sembra una cosa piccola, banale, ma è capace di tirare fuori la parte peggiore di noi, proprio perchè la sentiamo come gratuita, poco impegnativa, insensata, messa in atto per il solo gusto di vederci rimanere male.
L’altro aspetto su cui vale la pena soffermarsi è la solitudine. Mettere due persone sole nel raggio di svariati chilometri, crea una serie di dinamiche difficili da prevedere e da controllare. La convivenza forzata esaspera, innesca meccanismi imprevedibili. In alcuni casi, come questo, la condizione della solitudine è inevitabile, e forse sarebbe auspicabile che questo episodio porti chi di dovere a chiedersi come sostenere meglio, da un punto di vista psicologico, chi deve affrontare questi lunghi periodi in condizioni così complesse.
A noi, invece, deve insegnare che la simbiosi non va mai bene, e che le relazioni nella nostra vita, più meno approfondite, più meno intime, non sono mai abbastanza. Purché siano di qualità.
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