Le nuove forme di telepsicologia: basta un’App per la nostra salute mentale?

Prende sempre più piede una forma di terapia virtuale, dove basta uno smartphone e una connessione internet per "curarsi"

Gli Stati Uniti sono stati pionieri di questa nuova modalità di terapia via App, ma l’utilizzo di applicazioni che promettono un ritrovato equilibrio psicologico sta crescendo a dismisura anche dall’altra parte dell’Atlantico.

Ce ne sono moltissime, di diversi tipi, che offrono una gamma impressionante di servizi ad hoc per ogni tipo di problema, ma la domanda è sempre quella: Sono veramente utili come una terapia vera e propria?

La Telepsicologia, un business in crescita

Le prime app pensate per il benessere psicologico sono state create circa una decina di anni fa, e il loro target era diretto verso i veterani di guerra, che spesso sono costretti a lunghissime liste d’attesa prima di ricevere una terapia vera e propria, e per loro utilizzare applicazioni in grado di registrare i propri pensieri e le proprie emozioni serviva come valvola di sfogo per rendere meno pesante il tempo trascorso prima di ricevere aiuto.

Le funzioni di riconoscimento dei pensieri negativi risultavano essere utili per migliorare, almeno di un po’, i comportamenti negativi che i veterani affetti da PTSD (sindrome da stress post-traumatico) avevano sviluppato in guerra.

Piano piano, i creatori della Silicon Valley si resero conto che il business della telemental health, la salute mentale a distanza, poteva estendersi ben oltre i veterani, e nel giro di poco tempo vennero create innumerevoli app per il benessere psicologico, che ebbero un successo strepitoso, e sempre più crescente.

Dieci anni dopo, siamo in pieno boom di questa tipologia di applicazione: oltre a quelle più semplici, che si basano su una serie di algoritmi, sempre più applicazioni offrono un vero e proprio servizio di psicoterapia virtuale, che si avvale di un team di professionisti pronti a dedicare il proprio tempo ai loro pazienti attraverso telefonate, mail, o addirittura videoconferenze. A pagamento, si intende.

La terapia CBT: su cosa si basano queste app?

Le app più semplici, che non offrono un servizio di psicoterapia virtuale (ma che sempre più spesso sono create in collaborazione con dottori, psicologi e guru del wellbeing), si basano quasi sempre sulla CBT therapy, che in italiano è tradotta come terapia cognitivo-comportamentale.

Questo tipo di terapia, che rimane valida solo a livello teorico, si basa principalmente sul sistema del coping (traducibile in psicologia come “strategia di adattamento“), ovvero il saper mettere in atto una serie di soluzioni per ridurre lo stress e il malessere emotivo.

Questo tipo di terapia affronta sostanzialmente tre passaggi: l’identificazione del malessere, la modificazione dei pensieri negativi e il cambiamento dei comportamenti disadattivi.

La CBT è una terapia che si applica facilmente sia a livello individuale che in coppia o addirittura a un gruppo di persone, perché è molto flessibile e non richiede una specifica conoscenza della personalità più inconscia e profonda del paziente.

Proprio questa “superficialità” e questa facilità di applicazione sono le due critiche maggiormente mosse a questa terapia, che essendo una delle più versatili è diventata la base delle applicazioni di wellbeing più diffuse al momento.

Terapisti a distanza via App: quanto sono utili?

Parlando di una categoria “superiore” alle comuni app di salute mentale basate soprattutto su luoghi comuni e slogan in cui chiunque può identificarsi, esiste una categoria di applicazioni che mette a disposizione dei dottori veri e propri, con cui si può affrontare un percorso terapeutico professionale… Senza mai vederli dal vivo.

Negli USA, oltre ad esserci una legislazione a sé per questo tipo di cure, sono anche in crescita le agenzie che garantiscono una copertura assicurativa per chi decide di affidarsi alla telepsicologia: e sono sempre di più le persone che vi fanno affidamento.

I metodi più usati sono quasi sempre videoconferenze o chiamate, ma c’è anche chi garantisce un servizio esclusivamente via e-mail.

Verrebbe da chiedersi quanto possa essere utile una terapia del genere, dove è sicuramente più difficile creare un rapporto di empatia tra il paziente e il dottore, ma secondo uno studio del 2010 (Glynn, Randolph, Garrick e Lui) i clienti che soffrivano di stati depressivi e di ansia lievi avevano effettivamente riscontrato un enorme beneficio dall’affrontare una teleterapia.

In casi di malessere psicologico non invalidante e non grave, dunque, potrebbe davvero essere una valida soluzione. Anche per chi vive in zone rurali o in posti dove le liste d’attesa per vedere uno psicologo sono molto lunghe potrebbe essere una soluzione, che aiuterebbe anche ad affrontare lo stigma che gira attorno al farsi vedere nella sala d’attesa dello psicologo. Insomma, per chi ha difficoltà a muoversi o a spostarsi, può davvero avere dei benefici.

Ma per gli altri? Gli psicologi e gli psichiatri raccomandano di non utilizzare le app di wellbeing e di teleterapia come sostitute di una terapia vera e propria, dove il paziente può essere seguito in maniera mirata e individuale e dove si può creare un vero rapporto di fiducia con il proprio dottore.

Per chi soffre di (disturbi psicologi gravi compresi disturbi alimentari e PTSD) le applicazioni possono solo servire come un aiuto in più, ma non devono in nessun modo sostituire la figura di un professionista in grado di giudicare la situazione dal vivo.

In conclusione, sicuramente questo tipo di app ha i suoi benefici e i suoi pro: ma non devono essere assolutamente concepite come una cura o come una soluzione ai propri problemi, perché la salute della propria mente è fondamentale e può essere trattata solo attraverso un percorso professionale vero e proprio.

Non cadere vittima delle promesse di guarigione e benessere millantate da questo tipo di applicazioni, dunque, e chiedere sempre aiuto ad un professionista!

Leggi anche:
FaceApp: dove finiscono le nostre foto?
Sweatcoin, l’App che ti paga per Camminare è Utile?
Il computer quantistico di Google conquista la supremazia quantistica?

Necronomidoll

Divoratrice compulsiva di libri, scrittrice in erba, maladaptive daydreamer. Il Culto Vive.
Pulsante per tornare all'inizio