Batman: Dannato è una miniserie di 3 numeri curata da Azzarello ai testi e Bermejo ai disegni, nonché la prima opera uscita sotto la nuova etichetta di fumetti per un pubblico maturo della Dc Comics, la Black Label. In quest’articolo ho intenzione di parlarvi della prima parte della miniserie, pubblicata in Italia (come ogni nuova opera della Dc Comics) dalla RW Lion. Prima di parlare nel dettaglio dell’albo ritengo però importante menzionare alcune controversie ad esso legate, anche se rischierò sicuramente di venir visto come una drama queen contenta di aver trovato qualcosa su cui spettegolare. Ma andiamo con ordine.
La Black Label era fin da subito destinata a presentare opere molto attese, come Superman: Anno Uno di Miller e Romita Jr. e Batman: Last Knight on Earth di Snyder e Capullo (dopo la caduta della Vertigo si pensa che anche Sandman: Universe avrà la stessa collocazione editoriale). Scegliendo di pubblicare Batman: Dannato come prima opera sotto questa etichetta, la Dc ha dimostrato molta fiducia nell’opera, mettendola immediatamente sotto i riflettori. In una situazione del genere è sicuramente facile deludere molti fan, ma nessuno avrebbe potuto prevedere i problemi causati dall’uscita del primo numero.
Un disastro così grande che, stando a Bleeding Cool, ha portato la Dc a ripensare il tipo di compagnia che vuole essere.
Now here’s the tea: per quanto assurdo possa sembrare, le controversie sono legate ad alcune vignette dell’opera in cui (probabilmente per dimostrare la debolezza e l’umanità di Bruce Wayne, soprattutto davanti al costume di Batman) il protagonista appare nudo, con troppi dettagli in mostra per il gusto di molti lettori. Questo dettaglio rimane solo nella prima edizione americana di questa issue (che è già diventata un oggetto ambito dai collezionisti), perché la Dc ha successivamente deciso di censurare le vignette incriminate nelle edizioni successive e nelle versioni digitali (per chiunque se lo stesse chiedendo, anche l’edizione italiana è ovviamente censurata). I numeri 2 e 3 della miniserie sono stati inoltre pubblicati con considerevole ritardo, dovuto a correzioni che sono state applicate dopo le controversie.
Ma passiamo all’albo in sé. La storia introdotta, per farla breve, sembra essere un noir piuttosto classico: un insieme di indizi fanno pensare che Batman abbia ucciso il Joker, ma il lettore sa fin da subito (grazie a Deadman, uno dei personaggi secondari della serie) che in realtà qualcuno sta cercando di incastrare il Cavaliere Oscuro. Il lettore è accompagnato per mano nella storia dalla voce narrante di Constantine (che Azzarello è abbastanza abituato a scrivere, avendo curato un’intera run della sua testate, Hellblazer), che si fa fin troppo presente, rallentando di molto il ritmo della storia e spesso cercando di rifilare al lettore frasi ad effetto che lasciano un po’ il tempo che trovano.
Il formato dell’albo (considerevolmente più alto, spesso e corposo del comic book americano standard) permette invece a Bermejo di dare grande prova di sé, proponendo spesso tavole smarginate d’impatto che riescono a rendere appieno l’atmosfera opprimente e onirica che si respira nella sceneggiatura di Azzarello.
L’inizio di questa miniserie (e quindi dell’intera Black Label) risulta quindi abbastanza zoppicante, ma non del tutto senza pregi.
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