In un periodo in cui il movimento #BlackLivesMatter viene tanto chiacchierato era solo questione di tempo prima che si parlasse di un altro movimento che ne riprende i toni ma che, per svariati motivi, è stato molto criticato. Parliamo di Blue Lives Matter.
Blue Lives Matter: che cos’è?
E’ un movimento volto, si suppone, a simpatizzare nei confronti dei poliziotti (che negli USA vengono spesso indicati con il nomignolo “blues” per il colore della loro uniforme) che vengono aggrediti mentre stanno semplicemente facendo il loro lavoro. Le critiche si concentrano su due punti: il primo è che il movimento sembra avere di sottofondo lo scopo di sminuire quello di Black Lives Matter che combatte invece le ingiustizie perpetrate dalla polizia nei confronti delle persone di colore; il secondo, è che il movimento sembra aver assunto come simbolo una variante del logo del popolare antieroe Marvel: The Punisher.
Il movimento, oltre ad essere stato criticato ampiamente dal pubblico per questa decisione, ha trovato la disapprovazione di molti membri del corpo di polizia e dagli artisti e creatori Marvel che hanno dato vita al personaggio di The Punisher – che non dovrebbe assolutamente essere un esempio da seguire.
Molti dipartimenti di polizia hanno obbligato i propri agenti a rimuovere il simbolo dalle loro auto e a non indossarlo in alcun altro modo, e per alcuni sono arrivati perfino provvedimenti disciplinari.
La risposta di The Punisher (Marvel)
La prima risposta è arrivata a gennaio da Gerry Conway, che ha creato il personaggio di The Punisher nel 1974 insieme a John Romita e Ross Andru, e che in una intervista a SyFyWire si è detto disturbato dall’uso che viene fatto del suo logo dalle forze di polizia.
Quando i poliziotti mettono il teschio sulle loro auto, o i militari indossano passamontagna con il teschio di The Punisher, stanno sostanzialmente dichiarandosi dalla stessa parte di un nemico del sistema. Anche se pensate che le azioni di The Punisher siano giustificate, anche se ammirate la sua etica, è un fuorilegge – un criminale. La polizia non dovrebbe utilizzare un criminale come proprio simbolo.
Il vero e proprio colpo, però, arriva proprio da un fumetto del celebre antieroe. Con il numero 13, in uscita a luglio, Marvel ha voluto dare il colpo di grazia a questo comportamento che ritiene fortemente scorretto.
Nel fumetto dei poliziotti incontrano The Punisher in un vicolo e sono talmente entusiasti da chiedergli addirittura di farsi un selfie con lui per postarlo sula loro fan page dedicata al loro idolo. Gli spiegano la faccenda e gli mostrano il suo logo applicato sulla propria auto.
Punisher non fa storie, strappa dall’auto la decalcomania e si rivolge ai poliziotti:
Se scopro che provate a fare quello che faccio io, i miei prossimi bersagli sarete voi.
Ed alle proteste dei poliziotti, dopo aver specificato che sì, li sta minacciando, continua:
Ve lo dirò una volta sola: non siamo uguali. Voi avete giurato di far rispettare la legge. Aiutate le persone. Io ho smesso di farlo molto tempo fa. Non fate quello che faccio io. Nessuno lo fa. Avete bisogno di un modello? Il suo nome è Capitan America, e sarebbe felice di avervi dalla sua parte.
The Punisher
E con queste parole lo stesso idolo che è divenuto simbolo del movimento dice esattamente quello che pensa del movimento in questione, o quantomeno del fatto che venga associato ad un personaggio violento che per quanto punisca coloro che vanno contro la legge, lo fa nel modo più sbagliato possibile.
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