Sono passati cinquant’anni dall’esplosione della rivoluzione sessuale e in questo periodo di tempo, la carnalità è passata gradualmente dall’essere un tabù ad uno dei fondamentali argomenti di conversazione. Il risultato è stato raggiunto: il sesso è stato sdoganato (almeno in occidente) e ormai qualsiasi ragazzino con una buona connessione ad internet ne sa abbastanza da saper distinguere uno shampoo dai gel lubrificanti Durex. Non è un caso che esistano opere audiovisive come Bonding!
Bonding, la serie tv
Nonostante i molti benefici apportati alla società (a partire da una rinnovata consapevolezza della carnalità e delle sue problematiche), la diffusione di questo nuovo stile di vita ha anche modificato il nostro punto di vista sul sesso. L’essere umano, si sa, agogna la trasgressione. Dal momento che il sesso ha smesso di essere un tabù, le masse hanno cercato e scoperto un nuovo interesse per il “proibito”.
In poco tempo infatti, il sadomasochismo (o BDSM) è passato dall’essere un interesse di nicchia ad un vero e proprio fenomeno mondiale. Se ne parla sempre di più, non solo nei programmi a luci rosse della terza serata ma nei documentari, nelle pubblicità e anche nelle serie tv. La serie Bonding (uscita su Netflix a Maggio) mette in scena le tinte più trasgressive della sessualità, affrontandole però in modo leggero ed esilarante.
Sesso, frusta e tanto altro
Bonding è una serie divertente ma al tempo stesso seria e decisamente geniale. La narrazione parte presentandoci Pete, un giovane comico che soffre di ansia da palcoscenico, nulla di particolarmente straordinario se non fosse che nasconde un piccante segreto. Pete è infatti l’assistente di una dominatrice sessuale, Tiff, una dispotica giovane donna che realizza a pagamento le fantasie proibite delle persone.
Persone che, chi non fosse esperto dell’argomento, potrebbe immaginare come inquietanti pervertiti. Nulla di più lontano dalla realtà. I clienti di Tiff sono persone normalissime e indistinguibili rispetto a chi viene considerato “normale”. Sotto quest’ottica, Bonding cerca di ricordare allo spettatore che chiunque potrebbe essere un po’ kinky. Il tuo vicino di casa, il tuo commercialista… Tua nonna.
Il punto di forza di Bonding è certamente quello di riuscire a parlare di un argomento tanto particolare in modo così aperto. È piuttosto esilarante, eppure non tenta mai di ridicolizzare il fetish o chi lo pratica, ma lo mette in piena vista, sia per far ridere che per discuterne. Le scene in cui i due protagonisti sottomettono i loro clienti sono estremamente divertenti e mai banali o volgari.
Bonding: bella serie ma non eccellente
Da un punto di vista più tecnico la serie si dimostra innovativa anche per il suo formato. La prima (e per ora unica) stagione è infatti composta da soli 7 episodi, ognuno di appena 15 minuti. È una serie progettata appositamente per il binge watching ma col senno di poi risulta essere proprio questa la sua problematica principale. La trama sembra affrontare troppi argomenti complessi per un formato tanto breve. Il risultato è che la narrazione principale non viene sviluppata al meglio, mentre la componente sesso/trasgressione, attrattiva principale per il pubblico della serie, viene ridotta all’osso.
In definitiva, Bonding risulta una serie ben concepita e narrata, che non mostra alcuna presunzione: non tenta di fare la morale a qualcuno, né di fare da esempio. Una dark comedy pungente e provocatoria che riapre il famoso discorso delle 50 sfumature ma in un modo nuovo ed irriverente. Togliendo al tema “famolo strano” qualunque connotazione negativa, la serie tratta il fetish semplicemente per quello che è: un gioco piccante con cui divertirsi.
Sesso, morale e sadomaso
Il sadomasochismo, di per sé, non è veramente qualcosa di proibito. Lo diventa invece a causa del buon vecchio stigma sociale, tanto caro a paesi bigotti come il nostro. Sembra infatti che, nonostante tutta la liberalità che dimostriamo nel parlare di missionari e fellatio, a molti si imporporino ancora le guance alla sola vista di un frustino. Il sadomaso non è del tutto accettato dalla società. La convinzione più diffusa è che, chi lo pratica, sia un depravato o un pazzo. La realtà è invece che probabilmente, anche l’amico, il parente o la dolce ragazza della porta accanto, hanno manette e qualche metro di corda nell’armadio.
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