“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”. Queste sono le parole di Edvard Munch mentre racconta della sua opera più famosa L’ Urlo di Munch. Un dipinto divenuto un icona, tanto che tutti lo abbiamo in mente anche senza averlo sott’occhio. Pensiamo subito all’urlo angosciante del personaggio in primo piano e ai colori accesi che fanno da contrasto.
Proprio questi colori si stanno ammalando. I quadri sono opere “vive” che necessitano di manutenzione, ma purtroppo questa volta potrebbe essere inutile. I colori stanno inesorabilmente sbiadendo diventando un indistinto grigio. Il museo Munch di Oslo ha deciso di non esporlo più per precauzione conservandolo al buio. E’ intervenuto anche il Molab, il laboratorio mobile del Cnr che ha sede a Perugia e che, per non spostare il quadro, si è recato sul posto. I ricercatori hanno dichiarato:
Attraverso la sprettroscopia molecolare gli scanner X e la riflettografia infrarossa abbiamo ricostruito immagini che mostrano varie mescolanze di materiali individuandole la composizione delle molecole.
Inoltre Jennifer Mass, presidente del laboratorio di Analisi Scientifiche delle Belle Arti di Harlem, ha detto:
Osservando la superficie del quadro al microscopio è possibile individuare delle piccole strutture simili a stalagmiti: si tratta di nanocristalli che stanno crescendo sul dipinto.
La situazione appare grave poiché il problema risiede proprio nella formulazione del colore a base di solfuro di cadmio. Ed infatti, quello dello scolorimento delle tele, è un problema che affligge molte opere di fine 800 e inizi 900. E’ proprio in quel periodo che i pittori iniziano ad usare colori sintetici che, per la loro brillantezza, avevano affascinato molti artisti, ma che ora mostrano tutto il loro limite. Anche un quadro di Van Gogh, “Fiori in vaso blu”, ha mostrato segni di decadimento del colore. L’opera del maestro norvegese è sotto controllo dal 2012 e si stanno cercando le migliori strategie per poter intervenire. Una di queste potrebbe essere la digitalizzazione. Infatti la ricostruzione digitale potrebbe aiutare a mostrare al meglio l’opera.
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