La mente umana, nella sua immensa complessità, è un ricettacolo continuo di fantasie e sogni ad occhi aperti. Mentre la maggioranza di esse sono completamente innocue, alcuni individui sviluppano una tendenza a creare continue situazioni mentali dove vengono messi in atto comportamenti aggressivi ed ostili.
Il perché questo succeda, e i motivi per cui certe fantasie farebbero da catalizzatore per atteggiamenti violenti sono stati oggetto di uno studio condotto da McCreery & Krach nel 2018, che tenta di spiegare non solo il collegamento che ci sarebbe tra l’immaginazione e la realtà, ma anche il perché alcuni individui siano in grado di frenare i loro impulsi, ed altri no.
I TRATTI DELLA PERSONALITÀ CHE COINVOLGONO I COMPORTAMENTI AGGRESSIVI
Anzitutto, bisogna conoscere la teoria dei Big Five, ovvero quei cinque tratti principali della propria personalità che sono fondamentali per capire come si sviluppano le fantasie aggressive.
I cinque tratti sono: estroversione, amicalità, coscienziosità, apertura mentale e stabilità emotiva. Proprio questi ultimi due hanno enorme importanza per cercare di capire come nascano e si ingigantiscono certi tipi di fantasie.
Se la stabilità emotiva ha un valore basso, e diventa dunque nevroticismo, il soggetto sarà più propenso a sviluppare disturbi mentali che possono essere ansia, incapacità di rispondere correttamente a fattori di stress, cambiamenti d’umore repentini, ma anche sfociare in comportamenti psicotici e antisociali.
Questo, unito ad un basso fattore di amicalità, contribuisce a sviluppare fantasie aggressive che spesso hanno la funzione come di copione per il soggetto, che, se esposto a fattori ambientali scatenanti e alla perdita di inibizioni, le metterà quasi sicuramente in atto.
Le cinque grandi dimensioni della personalità, dunque, possono essere molto utili per prevenire e capire come l’aggressività si sviluppi in un essere umano. Ad esempio, è stato osservato come i bambini con forti nevroticismi e bassi livelli di amicalità abbiano anche molte fantasie aggressive, e nei casi in cui i piccoli crescano in un ambiente dove la violenza è quotidiana, queste fantasie possano sfociare purtroppo in situazioni reali.
Famoso fu il caso di Mary Bell, una bambina fortemente disturbata dalla propria situazione familiare e priva di ogni controllo e inibizione da parte dei suoi tutori sulla propria immaginazione, fattori che portarono Mary a mettere in atto le proprie fantasie omicide.
IL DOPPIO RUOLO DELLA FANTASIA
Già, la fantasia. Nel comportamento aggressivo, questa rappresenta un’arma a doppio taglio: infatti, sebbene il creare situazioni mentali violente ed ostili sia indicativo di una tendenza all’aggressività e comportamenti aggressivi nella vita reale, è anche vero che moltissime persone che sognano situazioni rabbiose non faranno mai sfociare i propri impulsi nella realtà. Come è possibile tutto ciò?
Anche in questo caso, bisogna affidarci alla teoria dei Big Five. Nei soggetti con un’alto livello di apertura mentale e amicalità, infatti, è stato riscontrato che le fantasie aggressive rimangono semplicemente immaginative, ovvero non sfociano in comportamenti violenti.
Avere alti livelli di apertura mentale sarebbe direttamente collegato alla capacità di fare esperienze di vita reale più intense e profonde, e ad avere una creatività molto sviluppata, fattori che farebbero da “cuscinetto” alle fantasie aggressive.
Studiando soggetti con fantasie aggressive in campo sessuale con alti livelli di apertura mentale e amicalità, è stato osservato come queste persone si limitino a fantasticare su certe situazioni, senza sentire il desiderio di metterle in atto nella vita reale.
Questo studio è importante per comprendere il ruolo che gioca la fantasia nelle persone con una stabilità emotiva accettabile: si ipotizza che in questo caso sognare ad occhi aperti possa essere semplicemente un mezzo che la mente utilizza per intrattenersi, oppure un’espressione della propria creatività in un ambiente irreale, dove le norme sociali non valgono, e quindi si possa esplorare più possibilità.
In questo caso, i comportamenti aggressivi non sarebbero un modo per fare del male, ma semplicemente per dare sfogo alla propria immaginazione.
IL RUOLO DELLE INIBIZIONI E DELLA PREVENZIONE DEI COMPORTAMENTI AGGRESSIVI
Per concludere, è possibile prevenire un comportamento violento a partire da un’analisi psicologica? Gli scienziati sono molto positivi al riguardo.
Osservare il processo immaginativo nei bambini e negli adulti che sviluppano forti fantasie aggressive è utile per cercare di capire se potrebbero esserci i presupposti affinché queste sfocino in violenza nel mondo reale.
I metodi migliori per “curare” le tendenze rabbiose rimangono quelli delle terapie specifiche e dell‘assistenza psicologica mirata.
Gli scienziati raccomandano di non lasciarsi andare in quelle che vengono proposte come “terapie catartiche”, ovvero gli sfoghi violenti (come le rage room, adesso in gran voga, che ti permettono di sfogare l’aggressività distruggendo tutto il possibile in una stanza appositamente preparata allo scopo), e il ranting, ovvero sfogare la propria rabbia attraverso i social network.
Queste “cure” non hanno alcun valore terapeutico, e servono solo a focalizzare la propria attenzione verso sentimenti negativi e rabbiosi, mentre una cura seguita da un dottore o uno psichiatra offre un approccio sicuro e professionale.
Bisogna anche considerare che molte delle fantasie aggressive diventano realtà perché i soggetti vivono in ambienti ostili, come i bambini vittime di genitori violenti, o situazioni sociali ostili sul lavoro e a scuola, e gli studiosi hanno confermato anche che l’alcol è un fattore fondamentale nella perdita di inibizioni, che assottiglia la differenza tra realtà e fantasia e scatena le tendenze violente delle persone.
La rabbia e l’aggressività si possono dunque prevenire e curare, anche se non del tutto, ma seguire con attenzione i propri comportamenti e la nostra vita interiore è sicuramente di grande beneficio per noi stessi e per le persone che ci stanno attorno.
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