Dark Souls e l’amore: nodo nell’anima (oscura)

Un'immersione nella Lore del gioco di Hidetaka Miyazaki [PRIMA PARTE]

In un periodo storico di transizione dove le case sviluppatrici non riescono a fare i conti con la next-gen, mi sono fatto due conti per capire a cosa ho giocato di bello nel recente passato. E quando dico bello, sto parlando di qualcosa che lascia il segno. E tra titoli di grande impatto, con trame e cinematica di tutto rispetto, mi viene in mente che ho lasciato a metà un tema a me molto caro: la narrativa di Dark Souls.

5 milioni di copie nel mondo sono nulla a confronto di un approccio che lascia interdetti per cosa? Per una trama velata che si scopre lentamente nel corso del gioco tramite il proprio inventario, consultando le caratteristiche di ogni singolo oggetto, risorsa, materiale, arma, armatura o anello. Ed incontrando e conoscendo gli NPC.

Ed è qui che tantissimi giocatori si sono fermati, laddove si ritiene il gioco un ottimo RPG ma nulla più, dove la run lineare ci porta a visitare mondi e sconfiggere boss per poi ritrovarci a scegliere tra un finale buono ed uno malvagio. Fine.

Già così il gioco è ottimo, di quelli avvincenti, che coinvolgono, che danno e tolgono ad un giocatore a metà tra il soddisfatto per il boss ucciso ed esausto per i livelli e le morti infinite.

Ma più di ogni altra cosa, il vero fiore all’occhiello di Dark Souls è l’Universo, il pregio di cui ci s’innamora.

La Lore. Ma che cos’è la Lore? E’ l‘insieme degli eventi e delle storie che raccontano in modo non lineare elementi di ogni tipo dell’intero mondo di gioco. Insomma – come detto – è l’Universo che ci sta dietro alla trama principale, che in questo caso ci parla di un essere (anch’esso vuoto, senz’anima) che viene prescelto per spezzare la maledizione.

Andiamo con ordine con la narrativa fantasy di questo titolo.

Prima di tutto dobbiamo dire che in Dark Souls non esiste tempo, non esistono anni, non esistono epoche. Il tempo dunque non si può definire lineare, non sappiamo quando un determinato fatto è avvenuto in un determinato tempo, di conseguenza non sappiamo in che tempo stiamo vivendo la nostra avventura, sappiamo soltanto ciò che è avvenuto e ciò che sta per avvenire grazie alle nostre gesta.

Come dice il Cavaliere Solaire di Astora:

We are amidst strange beings, in a strange land.
The flow of time itself is convoluted, with heroes centuries old phasing in and out.
The very fabric wavers, and relations shift and obscure.
There’s no telling how much longer your world and mine will remain in contact.

In tal senso, non esiste modo di comprendere a che punto ci troviamo, si può capire soltanto che da alcuni fatti ad altri sono passati migliaia di anni, come ci suggerisce Quelana di Izalith:

A thousand years of atonement must surely be enough.

L’inizio di tutto quindi si ha quando appare la Fiamma Primordiale nel regno di Lordran, che dà vita ad anime ed esseri dai poteri unici e speciali, creando in questo modo l’Età del Fuoco, un’era in cui potenti lord dai poteri divini portano i draghi all’estinzione prendono così il potere.

Questa Età del Fuoco sta per terminare per la Maledizione dei non-morti. La Fiamma si affievolisce e quasi si spegne, viene tenuta in vita dai falò che danno energia vitale, mentre la Maledizione rende gli esseri privi di anima e di conseguenza d’intelletto sino a diventare esseri vuoti. Una formula antica della mutazione che può essere fermata grazie appunto ai falò ed alle Umanità che consentono di tornare temporaneamente umani.

Anche il protagonista è maledetto e l’iter sopra descritto sarà l’unica ancora di salvataggio per arrivare a spezzare la Maledizione.

In Dark Souls, per quanto ci siano contrapposizioni tra luce e buio, buoni e malvagi, bene e male, il concetto è di per se teorico. Noi non possiamo dire di essere eroi nel momento in cui siamo essere vuoti privi di umanità, senz’anima. Non possiamo dire se le nostre gesta siano guidate da intenti benevoli o malvagi, così come l’interazione con i Cavalieri, i Fabbri ecc. Loro stessi sono del tutto privi di fedeltà, una volta alleati da un patto, un’altra assassini di Guardiana, un’altra ancora impazziti e reietti. Amici e nemici allo stesso tempo in base alle nostre e loro scelte.

Quindi non è dato sapere quali nostre scelte possano essere giuste o sbagliate, siamo solo noi a decidere in base alla nostra personale valutazione di ciò che osserviamo attorno a noi. Lo stesso vale per i Patti che andiamo a stringere. Possiamo stringere Patti con chiunque ma non sapremo mai chi è buono e chi cattivo, quale Patto stretto ci porterà ad essere dalla parte “giusta”. Sembra quasi che tutto l’universo attorno a noi sia li per essere “preso” da noi e usufruito per arrivare al fine ultimo. Tutto è deciso in maniera soggettiva sia da Noi che da Loro.

Ma cos’ha portato alla creazione della Fiamma Primordiale a Lordran? Non è dato sapersi, così come per il Big Bang. Un inizio senza incipit in cui hanno preso vita le quattro Anime dei Lord:

  • Nito, il primo dei morti
  • La Strega Izalith e le Figlie del Caos
  • Gwyn, il Signore della Luce del Sole
  • Furtive Pygmy, sconosciuto e dimenticato

Di questi quattro, solo i primi 3 si uniscono per sconfiggere i Draghi, che di conseguenza vengono traditi da un drago – Seath il Senzascaglie – che rivela il segreto dell’immortalità delle creature leggendarie nascosto appunto nelle scaglie.

Preso il potere con la Fiamma Primordiale, dopo un migliaio di anni si affievolisce di volta in volta portando ad una fine naturale l’età del fuoco. Mentre Gwyn cerca di opporsi a questa fine nel mondo si presenta la Maledizione dei Non-Morti. Per contrastare la mutazione di cui abbiamo parlato prima, gli infetti vengono rinchiusi nel Santuario dei Non-Morti ma questo non ferma la diffusione della Maledizione. Allora in quel momento Gwyn con i suoi cavalieri decide di recarsi alla Fornace della Prima Fiamma per sacrificare la sua anima per tenere viva la suddetta Fiamma, ma si brucia, divenendo il Signore dei Tizzoni e rimanendo affetto dalla Maledizione dei Non-Morti finisce per essere anche lui un essere vuoto.

Anche la Strega di Izalith sacrifica la sua anima per cercare di ravvivare la Fiamma Primordiale. Crea invece la Fiamma del Caos ma perdendone il controllo, lei ed i suoi discepoli vengono risucchiati nella Culla del Caos, che crea i demoni che presidiano Izalith. Solo la figlia Quelana riesce a sfuggire a questo destino, rifugiandosi nella Città Infame per tramandare la Piromanzia ai suoi abitanti.

Seath il Senzascaglie con il potere di un frammento dell’anima di Gwyn ottenuto dopo aver sconfitto i Draghi che ha tradito, sperimenta la magia in maniera del tutto personale e senza esperienza, acquisendo l’immortalità grazie al Cristallo Primordiale, sottratto ai suoi fratelli sconfitti.

Nito invece torna nella Tomba dei Giganti venerato dai morti.

E Furtive Pygmy? Non compie alcun’azione (se non forse quella di donare un’anima al protagonista) ed ha comunque un’anima diversa rispetto agli altri lord, definita Anima Oscura. Noi protagonisti non siamo altro che i discendenti del nano, definito così forse per la sua minor statura rispetto agli altri Lord. Possiamo quindi affermare con le molle che Dark Souls non è altro che il gesto di Furtive Pygmy di donare la sua Anima Oscura ad un prescelto con l’intento di fermare la Maledizione dei Non-Morti e…? Questo lo scopriremo alla fine dell’avventura.

Dove sta l’amore in questa Lore? Restate in attesa della SECONDA PARTE.

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