Il DL Rilancio includeva il First Playable Fund, un fondo di 4 milioni di euro destinato alle software house italiane, noto più probabilmente come fondo per i videogame ed accolto in maniera molto negativa dalla stampa come anche da molte forze politiche.
Sembrava un grande passo avanti nel riconoscimento del valore dei videogame come forma di intrattenimento e quindi assetto importante dell’economia, ma a quanto pare l’Italia non è pronta: l’emendamento Madia è stato proposto dall’omonima ministra per richiedere la cancellazione del Fondo.
First Playable Fund: si poteva fare di più
L’emendamento non arriva certo come un fulmine a ciel sereno: l’esistenza del First Playable Fund, nonostante il nostro non fosse il primo paese in Europa a presentare una simile iniziativa, era probabilmente una stranezza ben maggiore di quanto non lo sia il tentativo di sopprimerlo.
Molti lo ritengono un enorme passo indietro e tantissime software house italiane si sono lamentate di questa decisione dato che dovrebbe reindirizzare questi fondi per le startup innovative a beneficio dei settori di università e organismi di ricerca.
Sembra una vera e propria occasione mancata per l’Italia che così non potrà fare un passo avanti nel campo dei software videoludici e riuscire in qualche modo a portarsi allo stesso livello di altre Nazioni europee (che hanno invece fondi simili con disponibilità anche molto più alte).
Inoltre, il testo, che sembra una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti dell’industria videoludica, dovrebbe impedire alle software house italiane con un capitale sociale superiore ai 10mila euro di ottenere finanziamenti a fondo perduto per la realizzazione di demo.
La reazione all’emendamento Madia
Oltre alle ovvie critiche mosse dagli addetti ai lavori del settore videoludico, si è visto un movimento anche su change.org, dove Mauro Fanelli di MixedBag ha pubblicato una petizione per richiedere di ritirare l’emendamento quanto prima.
Se pensate che sia una buona causa, beh, andate a firmare la petizione, nella speranza che l’industria videoludica ottenga il riconoscimento che si merita.
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