L’evoluzione del diavolo: da satiro ad Arlecchino

Nella cultura occidentale, il diavolo ha da secoli occupato un ruolo significativo, insinuandosi nelle menti degli uomini, alimentando le loro più intime e primordiali paure come rappresentazione assoluta del male.

L’angelo caduto, il traditore dei traditori, dal contesto puramente cristiano, che ne ha fornito rappresentazioni grottesche e spaventose, è entrato nell’immaginario collettivo e nei contesti più colti che hanno contribuito a fargli assumere sembianze diverse.

Si pensi al demonio descritto come una creatura affascinante: una bella donna, ad esempio. Oppure a Mefistofele, il diavolo antropomorfizzato dal mantello nero che troviamo nel Faust di Goethe. O ancora, pensiamo alla figura ridicola e buffa di Belfagor, arcidiavolo della favola di Machiavelli che, dopo aver sperimentato le insidie della vita coniugale, se ne ritorna di corsa all’Inferno, preferendolo alla bella, ma terribile, moglie Onesta.

Ma perché queste sfaccettate rappresentazioni del demonio? Perché non rappresentarlo sempre e solo con le sue corna e la sua pelle bruciata e pelosa, le zanne e tutto il resto?

Anzitutto, la rappresentazione tradizionale del diavolo, appena descritta, deve molto alla cultura classica. Questa, infatti, prevedeva l’esistenza di divinità del bosco, i satiri, compagni di Pan, che avevano un aspetto caprino, le corna, gli zoccoli. Anche caratterialmente non sono connotati positivamente, almeno stando a quanto ci dice Esiodo, che li definisce esseri dalla sessualità smodata, vili, aggressivi, dispettosi e spesso crudeli. La cristianità pare aver adottato tali figure come riferimenti per la rappresentazione del nemico di Dio, ovviamente amplificandone i caratteri negativi.

diavolo
Il Giudizio finale, particolare del diavolo, di Coppo di Marcovaldo. Firenze, Battistero
( XIII secolo)

Ma il diavolo appare spesso anche come espressione di bellezza, come una donna bellissima, ad esempio. Anche tale rappresentazione non può che avere un’origine cristiana: il diavolo tentatore, l’ingannatore per eccellenza, nasconde sempre, dietro un’apparente bellezza, un’orribile e inaspettata verità.

Si pensi alla persecuzione delle streghe da parte dell’Inquisizione cattolica. Le streghe erano colpevoli di esercitare la magia nera, di stringere patti col diavolo e di portare malattie e carestie. Ma erano anche donne, lo strumento principale del diavolo.

La rappresentazione ridicolizzata, buffonesca del demonio costituisce una questione più complessa. Può sembrare strano, cioè, che l’emblema del male venga inserito in una dimensione ironica. Ma basti pensare che a volte ridicolizzare il Diavolo è anche un modo per esorcizzare il suo accostamento con cose che non vi hanno poi molto a che fare, come accade, per fare un esempio più vicino alla cultura pop, in Tenacious D e il destino del Rock, in cui si scherza sulla presunta connessione tra il signore del male e la musica Rock/Metal.

Sicuramente esiste un legame inequivocabile che si instaura tra le rappresentazioni teatrali all’indomani del Medioevo (costellato dalle sacre rappresentazioni) e la figura del diavolo.

Infatti, la maschera regina della Commedia dell’Arte italiana, Arlecchino, deriva da quella di Hellequin, figura inquietante a capo di una processione che nella Francia cattolica del Basso Medioevo aveva destato non poche preoccupazioni, tanto che varie sono state le spiegazioni che sono state date a tale lugubre corteo poi scomparso nel corso dei decenni. In un primo momento si era pensato si trattasse della processione dei penitenti, una sorta di purgatorio ambulante, poi era stato identificato come un vero e proprio corteo di demoni guidato da Hellequin, nel quale alcuni riconoscevano lo stesso Lucifero.

Questo discorso è importante perché crea un inevitabile contatto tra una figura considerata demoniaca (Hellequin, appunto) e quella di Arlecchino, il servo furbo e il re degli scherzi e della giocosità. La comicità della maschera di Arlecchino si lega al suo grande talento nel tessere intrighi e inganni di ogni tipo ai danni di molti e a proprio vantaggio. Non è lo stesso lavoro del diavolo, a ben pensarci? E la natura del satiro non vi si ritrova in parte?

Anche oggi le rappresentazioni del diavolo sono molteplici nel mondo dello spettacolo, delle arti figurative e della letteratura: a volte chiaramente e palesemente, a volta in modo più velato, il diavolo fa spesso la sua apparizione.

the devil all the time le strade del male
Le Strade del Male (The Devil all the Time), in cui il diavolo non appare, ma la sua presenza si fa sentire

Non dimentichiamo poi che, nelle classi popolari di ogni tempo, il demonio ha sempre rappresentato una minaccia dietro l’angolo, nascondendosi dietro carestie, epidemie, guerre e in ogni evento negativo.

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