Ennesimo tormentone spopolato sui social, sono i propri selfie modificati attraverso l’uso di FaceApp, un applicazione che permette di trasformare l’immagine del proprio viso mostrandocelo invecchiato. Tra ilarità e risate, ad aver contribuito al successo della pandemia mediatica sono molti vip, tra cui Simona Ventura, Chiara Ferragni e Fedez, insieme a un gran numero di profili più modesti.
Come avviene di frequente, per le applicazioni che godono di un vasto consenso, difficilmente l’utente si ferma a leggere le condizioni legate alla gestione della privacy, ma le accetta quasi in maniera automatica, impaziente di utilizzare FaceApp – perché si.
Ma come funziona FaceApp?
FaceApp si autodefinisce come l’intelligenza artificiale più avanzata di fotoritocco neurale. In soldoni, nel momento in cui l’utente scatta una foto o ne carica una preesistente, questa viene modificata attraverso dei filtri che tramite una intelligenza artificiale, riesce a riconoscere i tratti del viso e rendere l’effetto molto realistico.
Quello che però non viene specificato in nessuna fase dell’operazione è che le nostre foto, una volta scelte per la modifica, vengono spedite ad un server esterno a uso dell’applicazione, modificate, e re-inviate al nostro cellulare. Per quanto le immagini rimangono depositate su questi server, come avvenga il trattamento di tali dati sensibili, è ad oggi ignoto. In questo frangente non si è fatta attendere la risposta ufficiosa di Wireless Lab, società produttrice di FaceApp, secondo cui la memorizzazione delle foto dura al massimo “qualche giorno”.
Le violazioni al GDPR
L’attuale normativa di riferimento a livello europeo, per quanto riguarda il trattamento dei dati sensibili, è il GDPR, attuato in Italia attraverso delle norme di recepimento nell’agosto del 2018.
Wireless Lab, società russa con sede negli Stati Uniti, avrebbe di fatto violato l’articolo 3 del GDPR, che si occupa proprio di stabilire l’ambito di applicazione territoriale della normativa.
Perchè non dovremmo allarmarci, ma comunque stare attenti a FaceApp?
Non è nostra intenzione provocare allarmismo gratuito: sono tante le applicazioni che, in modo chiaro e cristallino, utilizzano i nostri dati personali. Basti pensare ad Instagram che impiega le nostre immagini per scopi quali migliorare il funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale o riconoscere automaticamente i contenuti all’interno delle fotografie. La differenza sta nel fornire all’utente tutte le informazioni riguardanti il trattamento dei dati in maniera regolare, come da legge.
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