Che l’intelligenza artificiale fosse molto utile anche a livello artistico ne eravamo già convinti. Ma per i scettici ecco una delle applicazioni della tecnologia moderna delle reti neurali a dei film vecchi, dei veri e propri pezzi di storia.
A fare un salto nel tempo ci pensa un digital artist, Matt Loughrey, che si occupa di restaurare fotografie d’epoca migliorandone sia la qualità ma anche aggiungendo dei colori realistici.
Degli esempi del suo lavoro sono sia sul sito My Colorful Past, ma anche sul profilo Instagram dedicato al progetto.
Ma un lavoro ancora più formidabile è quello che fa con la pellicola. In particolare ha sviluppato un modello in grado di processare clip delle prime macchine da presa sulla fine del diciannovesimo secolo e gli inizi del ventesimo secolo, per renderle talmente tanto fluide da farle sembrare appena uscite dalla vostra fotocamera del 2020.
I frame per secondo e le reti neurali applicati a dei film vecchi di un secolo
Ma perché è stato complicato ricostruire questi primi film? Il problema di base viene dalle macchine utilizzate per imprimere la luce sulla pellicola. Se oggi possiamo vantare un numero di immagini al secondo (frame al secondo, abbreviato con fps) molto alto (60 fps per l’alta definizione), all’epoca la situazione era ben diversa.
Le clip che Loughrey ha analizzato arrivavano al massimo ad avere 17 fps. Ciò vuol dire che l’immagine non era fluida e movimenti per niente definiti. Dal filmato mancavano dei veri e propri spezzoni di pellicola. Ma questo problema non è sicuramente irrisolvibile, e le reti neurali ci vengono in aiuto.
Nonostante esistano già degli strumenti di “fluidificazione” dell’immagine, questi riempiono i vuoti con immagini già preesistenti, e il risultato non è troppo soddisfacente. La novità di questa tecnica però sta nel creare da zero, con algoritmi di image generation, i pezzi mancanti.
Un esempio di questo lavoro prezioso per la storia del cinema è questo video che raffigura una Broadway del 1896 piena di movimento e vita, a ben 71 fps. La gente attraversa la strada, si arrampica su delle impalcature, i veicoli si muovono con un realismo impressionante.
I risultati sono impressionanti, quasi quanto il fatto che questi algoritmi così potenti siano a disposizione di tutti. E chi lo avrebbe mai pensato che già nel 2020 fossimo davvero in grado di ritornare indietro nel tempo.