Game of Thrones: Commento al finale [SPOILER ALERT]

La risposta dei creatori alle critiche

Game of Thrones è morto, viva Game of Thrones!

(DISCLAIMER: l’articolo contiene spoiler sull’ultima stagione del Trono di Spade, invitiamo quindi i lettori a fermarsi nella lettura se non ne hanno ancora preso visione. In caso contrario: buona lettura!)

Immaginate – PROPRIO LUI – come vive gli spoiler

Parafrasando una locuzione perfetta, siamo arrivati alla fine di uno degli eventi televisivi più importanti del decennio, che ha segnato un epoca, l’immaginario collettivo ed il modus operandi nella stesura delle serie tv da qui in futuro.

Prima di scrivere queste righe mi sono dato ventiquattro rilassanti ore in cui ho cercato prima di incanalare nella mia mente tutto ciò che avevo appena visto e poi, con uno sguardo esterno, di osservare la reazione del pubblico. Che come sempre è stata fuori da ogni logica di buon senso. Come da sempre la massa si contraddistingue.

Finale brutto, serie da buttare, sceneggiatori incapaci. Ma cosa abbiamo nei fatti?

Un finale perfetto per una serie imperfetta sin dall’inizio, una serie-evento che conta nella sua ultima puntata quasi 20 milioni di telespettatori incollati alla TV e degli ideatori così incompetenti che è stato affidato loro il franchise più importante della storia del cinema.

Fortunatamente sul web c’è ancora chi parla con cognizione di causa e infatti ho apprezzato molto i commenti del buon Alessandro Apreda (alias DocManhattan) e di Roberto Recchioni (senza alias e ci mancherebbe pure).

Due penne che non hanno avuto paura, come sempre, di uscire fuori dal coro e di dare ampio respiro (e prospettiva) ad un commento che dovrebbe iniziare ad essere un apporto all’esperienza, anziché una sentenza che ne priva di qualsiasi qualità. Un commento che dovrebbe iniziare ad essere scevro di estremismi e cercare tutte le sfumature del caso, anziché una continua battaglia tra chi grida al capolavoro e chi vorrebbe far riscrivere il finale.

Basta osservare tutto estrapolandosi dal contesto per rendersi conto che internet ma soprattutto i social ci stanno mandando un segnale di pericolo. E quel segnale arriva da una massa convinta di poter non solo esprimere la propria opinione, non sono solo imporla, ma anche farne legge che modifichi il normale corso delle cose. Perché sia chiaro, tutti sono liberi di esprimere il proprio gusto su un prodotto, ma chi lo produce ne resta sempre il produttore e chi ne fruisce, sempre il fruitore. Questi sono i ruoli e ribaltarli è un insulto alla logica naturale delle cose.

Per questo, il finale i Game of Thrones, piaccia o no, è questo. Lo dobbiamo riconoscere. E non aggiustiamo il tiro con la storia del “eh ma non possiamo farci piacere tutto solo perché è così”, perché si è liberi di non accettarlo ma non di cambiarlo, anche perché stiamo parlando di libri e serie tv, non di leggi, governo e società. Anche perché, senza scendere in un benaltrismo che mi disgusta, magari la coscienza sociale fosse così forte anche su altri temi. Magari!

E invece no. Ed infatti, invece di parlare di politica, oggi parleremo del finale di Game of Thrones.

Come dicevamo, è un finale perfetto (per una serie tv). Perfetto perché? Perché non accontenta nessuno, come ogni finale che si rispetti. Un finale scritto quasi col senno di poi, come se gli autori prevedessero le critiche del pubblico su ciò che stavano producendo, mentre lo stavano producendo (ricordiamo che la produzione dell’ottava stagione è iniziata due anni fa)! Perché?

Presto detto. Pensiamo a come hanno strutturato l’episodio. Un anticlimax che ci porta subito alla morte di Daenerys per mano di Jon Snow. Molti contestano il fatto che tale uccisione sia priva di pathos. Al di là del fatto che la scena di per se è bellissima e rievoca principalmente visione che ebbe nella Casa degli Eterni (ma vabè) ma siamo sicuri che sia più importante un personaggio principale rispetto al TRONO DI SPADE, in una serie tv che si chiama IL TRONO DI SPADE il cui ultimo episodio è intitolato IL TRONO DI SPADE?

No perché dopo l’uccisione di Daenerys, Drogon distrugge il trono di spade in una delle scene più epiche dell’intera serie. Possibile che nessuno l’abbia notato? Ma andiamo avanti.

Si arriva dunque, con un salto temporale di qualche settimana, al confronto tra Tyrion ed i rappresentanti del continente occidentale. E qui abbiamo una seconda scena memorabile che si divide in due significative parti:

  • Samwell Tarly che propone l’elezione di un re con un democratico voto. Tale proposta viene bocciata con grasse risate ed ha due precisi significati. Il primo è di valore storico: essendo la storia ambientata in un universo immaginario che ha sempre le proprie radici nell’Europa del quattordicesimo secolo (il medioevo, per intenderci), l’idea nonché la proposta di un personaggio colto e lungimirante come Sam viene derisa da nobili ancora radicati in una visione retrograda dal punto di vista socio-politico rispetto a quello che è un sistema democratico. Il secondo significato è di valore contestuale: nell’universo GOT, per decenni, il pubblico si è chiesto chi sarebbe salito sul trono, TUTTI hanno dato la loro scelta/preferenza. Chi sceglie quindi? Il popolo? Il pubblico? Risposta dell’universo GOT nelle parole ironiche di Edmure Tully: “facciamo votare anche i cani!”. Non serve aggiungere altro. Se non la risposta seria. Ed ecco che arriviamo al secondo punto.
  • Tyrion Lannister che – dopo aver trattato Jon come la personificazione del pubblico, mostrando l’esegesi di Daenerys per convincerlo ad uccidere (e di conseguenza convincere il pubblico che sia la decisione giusta) – propone la monarchia elettiva e Bran come re, con le sue motivazioni. Il discorso di Tyrion è un sunto di ciò che è stato Game of Thrones: le storie e la loro forza di congregazione. E chi meglio della storia può decidere il regnante? Chi le storie le conserva tutte dentro di se.

Si, perchè Bran Stark è colui che, a prescindere dell’opinione di tutti, secondo le dinamiche fantasy su cui si basa il racconto, ha mosso tutti i fili da quando è divenuto il Corvo a Tre Occhi. Perché con i suoi viaggi ha cambiato il destino di tutti, senza andare troppo indietro con i fatti, portando fin dall’inizio il Re della Notte a Grande Inverno, fungendo (da buon stratega) da esca per l’agguato di Arya, la cui arma del delitto fu da lui donata alla sorella. Ed è quindi il regnante perfetto per una società che dev’essere ricostruita, in quanto porta con se tutto lo scibile di quel mondo, non ha sete di potere, opportunità di progenie e possibilità di errore.

Da qui in avanti l’episodio ci presenta gli epiloghi: il consiglio ristretto presieduto da Tyrion, divenuto Primo Cavaliere, che riprende i lavori per ricostruire il regno sotto un nuovo re ed il destino che si compie per gli Stark.

Qui siamo di fronte alla chiusura del secondo arco narrativo principale: se il fuoco è perito con il destino di Daenerys, il ghiaccio prosegue la propria dinastia. E di fatto si sono presi tutto, perché Bran non solo regna su tutti i regni, ma ha concesso a Sansa di regnare su Grande Inverno reso indipendente, Arya esplorerà i mondi sconosciuti oltre l’occidente e di conseguenza li conquisterà sotto bandiera Stark e Jon Snow, condannato all’esilio tra i Guardiani della Notte, si ricongiunge con Spettro (alla faccia delle critiche) e si unisce ai Bruti alla conquista dei territori a nord, oramai liberi dagli Estranei (e dal freddo)  e quindi pronti ad un futuro rigoglioso (come evidenziato dal ciuffo d’erba cresciuto oltre la Barriera).

GOT iniziato con gli Stark, termina con gli Stark, con una perla significativa: il destino di ognuno legato al nome del proprio metalupo:

  • Summer, il nome del metalupo di Bran. Come la stagione serena portata dall’elezione di Bran che segue al lungo Inverno freddo e buio che l’ha preceduta.
  • Nymeria, il nome del metalupo di Arya. Nome che deriva dalla Principessa di Dorne, una regina esploratrice le cui gesta vengono decantate nel libro Diecimila Navi.
  • Lady, il nome del metalupo di Sansa. Lady come Lady di Grande Inverno è divenuta Sansa.
  • Ghost, il nome del metalupo di Jon. Così come il destino di quest’ultimo, prima bastardo, poi Stark, poi Targaryen, poi esiliato alla ricerca di se stesso oltre il Nord. Evanescente come un fantasma.

Questo a dimostrazione che anche se un finale non è come ci aspettavamo, non significa che sia brutto o da cambiare. Anzi, in esso possiamo trovare l’atmosfera triste di ogni finale fantasy, che ci lascia un vuoto che si può colmare riconoscendo la sapienza di David Benioff, D.B. Weiss, che non solo hanno saputo concludere una serie facendo meno danni possibili (stiamo parlando di una serie-evento che ha concluso otto stagioni con un record) ma anche dando profetiche risposte alle critiche del pubblico, smentendole.

Oltre a questo, in queste ore successive cadono come castelli di carta le bufale che si sono susseguite per settimane, come quella che ha visto su youtube un video montato ad arte che voleva timidamente testimoniare come il cast criticasse le scelte degli sceneggiatori, portato alla ribalta dal web per sostenere proprio le loro critiche. Tale video è stato smentito dall’ultima intervista ad Emilia Clarke al The Newyorker che parla della chiusura dell’arco narrativo di Daenerys, da un punto di vista illuminante.

Insomma, alla fine il pubblico ha ammazzato Game of Thrones ma nonostante questo ha vinto Game of Thrones.

Il trono di spade è morto, viva il trono di spade!

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