Addentriamoci ora ad osservare “l’altra metà del cielo” rimasta in sospeso dalla volta precedente.
Usciamo fuori, dunque e volgiamo lo sguardo ad Ovest.
La prima formazione stellare che risalta agli occhi è una specie di grande triangolo formato da tre stelle molto luminose: questo asterismo è noto come Triangolo Estivo; esso è formato dalle stelle principali di tre costellazioni, ossia Vega (αLyr ) della Lira (non si riferisce alla moneta che ebbe corso in italia fino al 2002 ma ad uno strumento musicale a corde, e più precisamente è la mitica lira che il suonatore Orfeo ricevette dal dio Apollo), Altair (αAql ) dell’Aquila (anche qui ci si riferisce ad un mito greco che vuole l’aquila come uccello simboleggiante la volontà di Zeus, e il nome della sua stella principale non si riferisce al protagonista del primo Assassin’s Creed, ma viene dall’arabo al-nasr al-ta’ir, che significa «aquila che vola» o «rapace») e Deneb (αCyg ) del Cigno (pure in merito al Cigno vi sono diversi miti, mentre il nome della sua stella principale deriva dall’arabo dhanab che significa «coda» e di fatti sta sulla coda della figura) e si staglia a metà via tra l’orizzonte e lo zenit verso Nord; alla stessa altezza in direzione Sud si vedono il Capricorno e l’Acquario mentre alzando la testa possiamo vedere le costellazioni di Pegaso (sempre verso Sud) e Cefeo (poco più a Nord); questo quadrante di cielo contiene anche costellazioni minori (perché poco estese) come la Lucertola, il Cavallino, il Delfino, la Volpetta e la Freccia. Per trovare tutte le costellazioni indicate si usano come guida quella del Cigno e il Triangolo Estivo.
Queste sono le costellazioni visibili ad occhio nudo ed ognuna ha un buon numero di stelle luminose che ne rendono possibile l’immediato riconoscimento, almeno per quelle grandi; fra le più piccole invece quello più facilmente riconoscibile è il Delfino in virtù della sua peculiare forma ad aquilone con tanto di filo; appare infatti come una specie di rombo (che in inglese assume l’appellativo di «Bara di Giobbe», con una sorta di corda che lo unisce da uno spigolo (Rotanev o βDel ) alla sua stella di coda Deneb Dulphim (εDel ), le altre vanno ricercate con più attenzione.
Dato che però si avrà sicuramente per mano almeno un binocolo (fatto che indica la premeditazione dell’uscita osservativa) consideriamo le perle nascoste all’occhio che questa parte del firmamento conserva gelosamente.
Nel Cigno, all’altezza del «collo» dal lato sud, si può osservare χCyg che è una variabile mireide (ossia tipo Mira (οCet ) della Balena), dunque caratterizzata da ampissime escursioni di luminosità; quando è al massimo è ben visibile anche ad occhio nudo come una stella rossa di terza magnitudine, mentre quando è al minimo appare di quattordicesima grandezza e può essere individuata, per altro con estrema difficoltà, solo con un potente telescopio. Il suo ciclo è di 408 giorni; mentre poco più in alto della «coda», pressoché a metà via tra Deneb (αCyg ) e la Lucertola, si pone in bella vista l’Ammasso Aperto M39; esso è visibile già ad occhio nudo nelle notti discretamente limpide: si mostra come una macchia chiara nella parte nord-orientale della costellazione, un binocolo 7×30 è sufficiente per risolverlo in massima parte, consentendo di individuare una ventina di stelle e il suo caratteristico aspetto triangolare, mentre un 10×50 già le mostra ben separate e nette, mostrando anche alcune coppie.
Sotto l’ala nord del Cigno c’è la Lira con la sua Epsilon Lyræ (εLyr ) che nel più piccolo dei binocoli già è risolta in due componenti pressoché uguali, entrambe azzurre. É in realtà una Doppia Stella Doppia, soprannominata appunto la «doppia doppia», ed è una delle stelle multiple più famose del cielo.
In corrispondenza del becco del Cigno, Albireo (βCyg ), si trova la Volpetta col suo Cr399, un oggetto celeste dalla forma caratteristica, visibile anche ad occhio nudo; si trova in direzione della Via Lattea, all’interno dell’asterismo del Triangolo Estivo. Un binocolo di piccole dimensioni già risolve completamente il gruppo, che presenta una sequenza di sei stelle disposte in senso est-ovest, con quattro stelle disposte a forma di gancio nella parte meridionale. Viene chiamato l’Attaccapanni o Appendiabito o pure Ammasso di Brocchi; si tratta di un asterismo, ossia di un gruppo di stelle non fisicamente legate fra loro.
Scendendo verso l’Orizzonte si può osservare nell’Aquila la stella Bazak (ηAql )o Bezek (dall’ebraico e vuol dire Luminoso) una delle più brillanti variabili Cefeidi del cielo; la sua luminosità apparente varia tra 3,48 e 4,39 magnitudini, ogni 7,177 giorni.
Questo è quanto osservabile, con al più un minimo di strumentazione, guardando verso Occidente.
Ora ruotiamo lo sguardo di circa novanta gradi e prestiamo attenzione allo scenario offertoci dalla sezione celeste del Settentrione.
Il quadrante Nord di questo cielo ottobrino ci mostra alcune costellazione molto note e facili da trovare:
L’Orsa Maggiore giace bassa sull’orizzonte, davanti a lei, verso est, si staglia la Lince, mentre le altre costellazioni si dispongono tutte nella zona di cielo tra l’orizzonte e lo zenit; infatti in questa fascia troviamo il Drago, l’Orsa Minore, la Giraffa, Cefeo e Cassiopea. Come abbiamo avuto modo di considerare nel secondo articolo di questa rubrica, Cassiopea è una costellazione guida di questo settore, insieme al Grande Carro, l’asterismo più noto e visibile del cielo, appartenente all’Orsa Maggiore;In questa parte di cielo è incastonata Polaris (αUMi ), nota anche come Stella Polare, la cui caratteristica più importante è la sua grande vicinanza al Polo Nord celeste;
Col binocolo ci si aprono alcune prospettive diverse: puntando la stella centrale della «coda» dell’Orsa Maggiore si vede chiaramente che è una Binaria Visuale, ossia due stelle che in realtà non sono legate ma che visivamente sembrano molto vicine; si tratta del duo formato da Mizar (ζ1UMa )e Alcor (ζ2UMa ) che come detto non sono binarie fra di loro ma Mizar è parte di un sistema quadruplo.
Poco più in alto, nel settore del Drago, si trova Arrakis (µDra ) (davvero non vi ricorda nulla?). Si tratta di un sistema binario, i cui componenti sono due stelle bianche pressoché identiche che orbitano a una distanza media di 109 U.A. (U.A. sta per Unità astronomiche e una sola unità corrisponde alla distanza media Terra – Sole ossia 1,496 × 108 km) con un periodo orbitale di 672 anni. La distanza dalla Terra è di circa 88 anni luce.
Queste sono le gemme gelosamente stipate nel cielo di Ottobre, a cui è possibile accedere con strumenti facili, trasportabili e accessibili, ma che rappresentano solo la parte superficiale dell’immenso e maestoso tesoro del cosmo.
Si è volutamente tralasciato quanto osservabile con strumenti più potenti poiché non tutti li possiedono, non si ha sempre modo di trasportarli dovutamente e non si possono posizionare ovunque. Chiarito questo punto, non resta ora altro da fare che uscire e osservare, condizioni meteo permettendo; buona visione a tutti!
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