Si chiama “MEGA” drive, come la console anni 80 – 90, ma potrebbe portare l’umanità a compiere il passo decisivo verso il viaggio interstellare, e di certo non in modo virtuale.
Lo scienziato Jim Woodward, professore di fisica emerito presso la California State University di Fullerton afferma che questo “MEGA drive”, progetto tra l’altro finanziato dalla NASA, potrebbe consentire viaggi interstellari.
Di cosa si tratta?
Un motore da fantascienza per il viaggio interstellare
Il 79enne professore di fisica ha sviluppato il progetto di un propulsore capace, teoricamente, di fornire una spinta sufficiente per consentire ad un veicolo spaziale di viaggiare alla velocità della luce utilizzando solo l’elettricità.
Il sistema di spinta utilizza cristalli piezoelettrici, che vibrano in modo estremamente rapido se esposti alla corrente elettrica. Si tratterebbe dunque di un motore capace di muovere un veicolo spaziale senza esaurire uno stock finito di propellente. Si tratterebbe di un motore “reactionless” ossia senza reazione all’espulsione di propellente; il sistema di Woodward si basa sulle idee che il fisico del 19° secolo Ernst Mach ha proposto sull’inerzia, che è la tendenza di un oggetto a rimanere a riposo se non subisce interazioni. In termini semplici, il principio di Mach sostiene che la materia lontana causa effetti inerziali locali. Quindi, una stella in una galassia lontana ha qualche effetto sull’inerzia che incontri quando spingi un carrello della spesa. Nel 20° secolo, Albert Einstein incorporò le idee di Mach nella sua teoria della relatività generale, sostenendo essenzialmente che la gravità e l’inerzia sono fondamentalmente collegate. Ma la più ampia comunità di fisici in seguito rifiutò questa visione dell’inerzia, in gran parte a causa di un articolo del 1961 che mostrava che l’inerzia non era correlata all’influenza gravitazionale della materia lontana.
Contro l’opinione generale
Woodward ritiene invece corretta tale correlazione. L’elemento chiave del suo propulsore è una pila di cristalli piezoelettrici, che produce un campo elettrico alternato quando viene applicata tensione, e spiega:
“I cristalli piezoelettrici sono dispositivi elettromeccanici, il che significa che quando applichi la tensione, si espandono e si contraggono meccanicamente a seconda del segno della tensione. Quindi, applicando una tensione, stai causando una fluttuazione di energia E/c² nel blocco e stai anche producendo un’accelerazione a motivo delle variazioni delle dimensioni della pila generati dagli effetti elettromeccanici, che genera anche l’accelerazione richiesta per accoppiare il dispositivo al campo gravitazionale . Il trucco sta nel sincronizzare correttamente le fluttuazioni di energia e le oscillazioni meccaniche, il che richiede l’uso di due frequenze: la prima e la seconda armonica, ed è la seconda armonica che produce effettivamente spinta”
In soldoni dunque questo “motore” a vibrazioni sarebbe teoricamente in grado di generare una spinta lenta ma costante senza la necessità di espellere alcunché dalla navicella, ma solo con l’aiuto di un campo elettrico oscillante opportunamente modulato ed attivo per tutto il viaggio, da qui la necessità di una pila nucleare. Una tale spinta potrebbe addirittura portare, alla lunga, una navicella a raggiungere velocità confrontabili con quella della luce, e quindi capace di viaggiare tra le stelle.

Un’idea da “ricerca e sviluppo”
Il lavoro di Woodward sulla sua unità MEGA è in corso da oltre trent’anni. Con i soldi della sovvenzione NASA, Woodward ei suoi collaboratori hanno persino progettato un concept di veicolo spaziale senza equipaggio chiamato SSI Lambda, un veicolo dall’aspetto insolito che ospita una serie di circa 1.5000 unità MEGA ridimensionate. In oltre più recentemente, l’ultimo motore MEGA di Woodward ha prodotto molta più spinta di tutti i suoi precedenti prototipi.
Tuttavia, altri ricercatori sono ancora scettici sul nuovo dispositivo. “Direi che c’è tra una probabilità su 10 e 1 su 10.000.000 che sia reale, e probabilmente verso l’estremità superiore di quello spettro”, ha detto Mike McDonald, un ingegnere aerospaziale del Naval Research Laboratory del Maryland. “Ma immagina quell’unica possibilità; sarebbe fantastico”, ha aggiunto. “Ecco perché svolgiamo lavori ad alto rischio e ad alto rendimento. Ecco perché facciamo scienza”.
Conclusioni, aspettative e speranze
Ancora una volta, tra speranza e scetticismo, la scienza prova a portare l’uomo un po’ più in là dei suoi limiti, questa volta verso la possibilità di viaggiare tra le stelle alla maniera della fantascienza ma ad un passo dalla realtà. Se sarà possibile un giorno usare questa “guida MEGA” ( acronimo inglese per Mach Effect Gravitational Assist), non possiamo saperlo se non seguendo gli esiti delle prove e delle sperimentazioni che i ricercatori stanno effettuando in merito; ma nessuno ci proibisce, nel frattempo, di immaginare.
FONTI
BigThink.com per la notizia ;
Wired per approfondimenti .
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