Il progresso è positivo, ma non sempre si realizza in maniera rispettosa, o addirittura non per amore del progresso stesso. Questa triste vicenda ne è un esempio.
Ci troviamo nel Sud-est della Turchia, nella famosa Valle del Tigri.
Quelle indimenticabili pagine di ogni libro scolastico di Storia, che ci fanno esclamare anche a quarant’anni “ah sì, il Tigri e l’Eufrate!”. Ecco, ci troviamo proprio qui, a distanza di così tanti anni da averne perso il conto, in un sito archeologico sconosciuto ai più chiamato Hasankeyf.
Ma Hasankeyf molto presto, insieme ad altri 199 villaggi, non esisterà più se non nella memoria di chi ha avuto la fortuna di visitarlo, perché verrà sommerso da 10 miliardi di metri cubi di acqua della diga Ilisu, per far posto ad una centrale idroelettrica. E così, un sito di importanza storica mondiale con i suoi ben 12 mila anni ed interi villaggi, quasi tutti di etnia curda, si ritrovano a scomparire nel nulla, ed ogni loro traccia sommersa.
Il sito archeologico di Hasankeyf è una piccola cittadina bagnata dal fiume Tigri, nella storica Mesopotamia. Questo luogo che gli anni ci avevano consegnato pressoché intatto, e che vive scandito dai ritmi del suo fiume, proprio dall’acqua è oggi minacciato.
Un piccolo diamante che stupisce il visitatore ad ogni angolo per la quantità di tracce lasciate sul suo suolo: dal ponte romano ormai crollato, alla tomba di Zeynel Bey che troneggia la città da ormai 500 anni e poi le case dei pastori, gli intagli nella roccia, ogni centimetro del sito trasuda storia ed emozioni. Ma questo luogo denso di fascino non ha avuto la fortuna di venire consacrato tra i patrimoni dell’umanità, non ha avuto la fortuna di ricevere fondi per il suo mantenimento né pubblicità degna della sua importanza storica, relegandola ad essere conosciuta solo dai pochi coraggiosi che decidono di avventurarsi per le sue strade impervie e pericolose, confinanti con i territori siriani.
Presto nessuno ne parlerà più e nessuno la vedrà più, sommersa dall’acqua che le ha reso possibile la vita per 12mila anni.
L’acqua del Tigri inonderà il bacino con la sua massa per realizzare uno dei tanti progetti di riqualificazione della Turchia voluti dal Presidente Erdogan, che permetterà di stoccare energia elettrica e riserve idriche. Realizzato con investimenti esteri, anche dietro le pressioni del PKK, non guardano in faccia la Storia né i criteri internazionali che riguardano la costruzione di grandi opere come questa, più volte rimasti inosservati dalla Turchia.
Il caso di Hasankeyf è anche stato portato all’attenzione dell’UNESCO, affinché fosse finalmente dichiarata patrimonio dell’umanità e salvarla dell’estinzione, ma purtroppo la cittadina non risponde a tutti e 10 i criteri richiesti per essere ammessa.
Triste a dirsi ad una città sopravvissuta al frenetico passare delle ere e dei popoli.
E l’acqua non si porterà via solo la Storia dei popoli antichi, si porterà via anche la storia degli abitanti dei villaggi vicini che lì abitano da generazioni e che dovranno dire addio alla loro casa.
La costruzione della diga infatti, voluta anche per tentare di impoverire l’Iran di risorse idriche, in uno sporco gioco politico, causerà oltre alle perdite economiche e culturali, un numero tra i 20mila e 50mila sfollati, nelle previsioni più ottimistiche.
Il progetto è ormai giunto al termine e l’acqua sta anche adesso defluendo su Hasankeyf, portandosi via ciò che il tempo non era riuscito a trascinarsi con sé.
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