I sogni più strani ci aiutano a consolidare la memoria? (STUDIO)

Una nuova teoria riguardante il modo in cui consolidiamo i pensieri, durante il sonno, potrebbe spiegare, paragonando il funzionamento del nostro cervello ad un algoritmo ottimizzato di machine learning, la motivazione per cui a volte facciamo sogni così strani.

La teoria che i sogni servano per consolidare la memoria del giorno passato è attualmente quella più accreditata, e in fondo possiamo vedere pensieri ed esperienze come dei dati inseriti in un algoritmo, quello che la nostra mente utilizza per apprendere e memorizzare. Ma come mai i sogni sono così peculiarmente strani?

La risposta, secondo un ricercatore della Tufts University nel Massachussets, si può trovare se si pensa che per ottimizzare il machine learning, spesso vengono inserite negli algoritmi informazioni senza senso, che aiutano la macchina a calibrare il proprio “ragionamento”.

Overfitting e rumore

Quando si inseriscono dei dati in un algoritmo di machine learning, c’è il rischio che questo venga appreso troppo accuratamente. Un eccesso di accuratezza può causare quello che viene definito “overfitting”: la macchina elabora un’informazione che rappresenta con estrema precisione i dati inseriti, senza invece riconoscervi uno schema. In questo caso la macchina restituisce come risultato del proprio algoritmo i dati inseriti stessi, piuttosto che ciò che significano.

sogni strani
Immagine da Big Think

Per evitare questo fenomeno, che avviene principalmente quando la quantità di dati inseriti è inferiore a quella che l’algoritmo è in grado di analizzare, di norma viene inserito del “rumore”, una serie di dati non correlati o corrotti, dissimili dai dati che vengono realmente analizzati, che servono per “distrarre” l’algoritmo, se non addirittura “confonderlo”, costringendolo ad adottare una visione d’insieme e a non fissarsi sui singoli dati specifici.

Erik Hoel, il ricercatore della Tufts University che ha proposto questa teoria, ritiene che la mente abbia bisogno di un sistema per consolidare la memoria che possa evitare di farla fissare su dettagli eccessivamente specifici. Per questo ha suggerito che la mente possa funzionare proprio come un algoritmo di machine learning, e che le assurdità che troviamo nei sogni siano parte di questo sistema. In sostanza, secondo lui, i nostri sogni sono stimoli cerebrali sufficientemente realistici da essere assorbiti, ma abbastanza differenti dalle nostre esperienze da funzionare come il rumore per un algoritmo.

Ovviamente una teoria non è mai una prova, e si può supporre che la nostra mente sia basata su un sistema estremamente più complicato di un semplice algoritmo di machine learning. Ma comunque la teoria è interessante, e chissà che a breve non vediamo qualche studio che tenti di esaminarne la validità.

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