Il 6 Settembre 1972 avvenne Il massacro di Monaco. Circa 46 anni dopo commemoriamo l’attacco degli attacchi, il momento nel quale il terrorismo sembrò invincibile. Con il diretto coinvolgimento di Al-Fatah, un partito palestinese affiliato all’OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina), un commando di terroristi palestinesi irruppero nel villaggio olimpico di Monaco di Baviera. In Germania Ovest si stavano tenendo i giochi della XX Olimpiade. L’obiettivo principale, la squadra olimpica israeliana, venne totalmente sterminata dal commando con la complicità (indiretta) della polizia tedesca totalmente impreparata all’emergenza.
La storia non ha un lieto fine in questo caso e, prima di procedere per gradi, ho voluto premetterlo.
Il 15 Luglio del ’72, a Roma, si discute dell’attentato e di chi avrà “l’onore e l’onere” di eseguire l’atto esecutore. Abu Dawud e Abu Iyad si incontrano con un alto esponente dell’organizzazione “Settembre Nero”, tale Abu Muhammad. Sebbene lo stato palestinese non avesse il riconoscimento da parte della comunità internazionale, si ritenne necessario intervenire per far sentire la propria voce e scatenare la personale vendetta contro lo Stato di Israele, considerato invasore e forza di occupazione in Palestina. La composizione del commando, dunque, venne presto stabilita e gli incaricati vennero informati che, molto probabilmente, sarebbe stato necessario il loro martirio in nome di Allah.
Luttif Afif (Isa), Yusuf Nazzal (Tony), Afif Ahmad Hamid, Adnan al-Gashei, Jamal al-Gashei, Ahmad Shiq Taha, Khalid Jawad, Mohammed Safadi. Sono questi i nomi dei membri del famigerato commando, addestrati nella vicina Libia( a ridosso dell’Italia) e arrivati in totale anonimato in Germania, furono inviati con la missione di morire e far morire. Oltre al già citato conflitto con Israele, intesero dare un chiaro segnale anche agli alleati italiani e statunitensi particolarmente attivi nel Mediterraneo (gli italiani) e nel Medio Oriente (gli statunitensi).
La sicurezza del villaggio olimpico, non garantita da guardie armate ma soltanto dagli Olys. Gli Olys erano un gruppo di guardie volontarie senza licenza di aggredire o uccidere, ma di pacificazione. In possesso di radioline per comunicare e abilitati soltanto alla lotta corpo a corpo in caso di necessità. La scelta di affidare ai “bianco-blu” la sicurezza degli atleti e della struttura ricadde in un calcolo politico, si intendeva esaltare la bontà del neonato governo tedesco federale, affiliato alle potenze occidentali, e ricacciare nel passato i ricordi securitari delle SS e della Gestapo oltre che dei vicini socialisti dell’Est, soprannominati in modo dispregiativo come “morti di fame”.
Il 6 Settembre 1972 avvenne Il massacro di Monaco
Il 7 Luglio e il 24 Agosto, Abu Dawud e “Tony” curarono personalmente la ricognizione del villaggio. Decisero che sarebbero entrati attraverso la recinzione, consci dell’incapacità degli Olys e che, al massimo, si sarebbero potuti spacciare per atleti o, ancora più, tifosi e al primo segnale di distrazione avrebbero potuto neutralizzare l’Oly di guardia. Dopo essere riusciti a eludere nuovamente la sorveglianza spacciandosi per tifosi della squadra brasiliana, riuscirono a entrare e memorizzare la planimetria dell’edificio. La sera del 4 settembre, poi, il piano entra nel vivo. Dopo essere arrivati, nei giorni precedenti con cinque valigie cariche di Kalashnikov e bombe a mano, si riuniscono il 4 settembre nell’Hotel “Eden Wolff”.
“Da questo momento in poi, consideratevi morti. Come se foste stati uccisi in combattimento per la causa palestinese”. “Isa” espresse il concetto dopo aver chiaramente ribadito che la delegazione israeliana non sarebbe dovuta essere in alcun modo lesa, le armi sarebbero servite solo come mezzo di pressione e per far sì che venissero accolte le richieste dei sequestratori. La liberazione dalle carceri israeliane di circa 300 terroristi e di due esponenti dell’Estrema Sinistra tedesca, da sempre favorevole alla causa palestinese contro “il nemico sionista”, Andreas Baader e Ulrike Meinhof. Alle 4 della notte si recarono tutti al villaggio, con indosso magliette di nazioni arabe e borse. Il massacro stava per compiersi di fronte alla totale incapacità gestionale del pericolo dei tedeschi. La sfortuna volle che i terroristi, fermati da atleti che probabilmente credevano di trovarsi di fronte altri atleti in giro a quell’ora nel villaggio, venissero aiutati a scavalcare la recinzione. Ironia della sorte volle che quelli atleti fossero proprio gli statunitensi, anche se in seguito verranno accertate le versioni che si trattasse di canadesi o sudanesi. I terroristi riuscirono a penetrare nell’edificio affidato agli israeliani, numero 31 di Connollystrasse, e riuscirono con non poca fatica a prendere gli ostaggi. Particolarmente cruenta fu la lotta poiché alcuni atleti, come Youssef Romano, preferirono sacrificarsi per permettere ad alcuni di fuggire. Romano, con le stampelle, cercò di disarmare un terrorista e venne puntualmente colpito al petto con raffiche di mitragliatrice oltre che torturato anche da cadavere. Gad Tsobari, grazie all’estremo sacrificio di Romano, riuscì a scappare. Un primo gruppo di atleti venne catturato e reso inoffensivo. Un membro del gruppo, Weimberg, ferito, venne incaricato di scortare i terroristi alle altre palazzine dove si trovavano gli altri israeliani(fortuna volle che lo stabile non ospitasse l’intera delegazione israeliana). Weimberg li guidò alla palazzina dei lottatori, con l’inganno superando quella dell’Atletica Leggera e Scherma, sperando che i pesisti avrebbero avuto il sopravvento fisico. Così non avvenne e Weimberg, che aveva riposto le sue speranze giustamente nei “più forti”, cercò di disarmare un terrorista e venne puntualmente assassinato. Tsobari riuscì a raggiungere libertà e incontrò fortuitamente un emittente dell’ABC, pensando che si trattasse di uno scherzo vedendolo con i pantaloni da notte, li risero in faccia e non allertarono la polizia. Alle 5 del mattino, una inserviente chiamò la direzione olimpica per informare che c’erano stati dei colpi di pistola. Un Oly venne mandato in ricognizione dagli organizzatori, incontrò i terroristi incappucciati con i kalashnikov ma lo ignorarono, fu lui che avvisò la polizia per avere rinforzi. Il corpo di Weimberg, nel frattempo, venne gettato in strada come monito per non intraprendere azioni contro il commando e accogliere, parallelamente, le condizioni di rilascio poste su un foglio gettate insieme al cadavere. Venne richiesto un salvacondotto per loro, oltre che la liberazione di 300 terroristi nelle carceri israealiane e alcuni membri dell’Estrema Sinistra tedesca(come già specificato prima). Non è mai stato accertato il coinvolgimento di Yasser Arafat o della Germania Est.
Genscher, Brandt, Merk e Schreiber rispettivamente Ministro degli Interni della Germania, Cancelliere, Ministro degli Interni della Baviera e Capo della Polizia di Monaco si incaricarono di contrattare con i terroristi. Golda Meir e gli israeliani si rifiutarono di accogliere le richieste e proposero l’invio di loro forze speciali per un blitz. Opzione respinta dai tedeschi. Le Olimpiadi andarono avanti per decisione del Comitato Internazionale, alcuni diplomatici tedeschi si offrirono come ostaggi ” pari a pari” al posto degli israeliani. Schreiber, Merk, Troger (capo del Villaggio) e Vogel (sindaco di Monaco). In seguito a vari ultimatum, si arrivò a quello delle 21:00. Venne richiesto il trasferimento dei terroristi al Cairo, con gli ostaggi, e da lì condurre le trattative. Richiesta accolta dai negoziatori e si mise appunto un piano di liberazione per gli ostaggi. Isa, estremamente furbo, temendo un attacco dei poliziotti all’edificio nel mentre si trattava, scese nei sotterranei ed effettivamente vi era un nutrito di gruppo di poliziotti tedeschi che dovette procedere con estrema cautela per non farsi vedere da Isa e uscire dai sotterranei, abbandonando la pista dell’irruzione. Attraverso dei minibus, prima, e con degli elicotteri, ostaggi e sequestratori arrivarono all’aeroporto di Fürstenfeldbruck. Venne messo appunto un piano dal Vicecapo della Polizia di Monaco, Wolf, che posizionò nell’aereo degli agenti travestiti da personale della Lufthansa (compagnia aerea del volo), dei cecchini nella torre di controllo e da un elicottero sarebbero scesi altri agenti. Dalla torre di controllo, poi, avrebbe partecipato anche il Capo del Mossad in persona, Zvi Zamir. L’atto di codardia dei poliziotti all’interno dell’aereo, con il capo della squadra che sottopose a votazione la permanenza nell’aereo, che avrebbe significato morte sicura nello scontro a fuoco che ne sarebbe derivato, venne deciso all’unanimità dagli agenti che sarebbero scesi e così fecero. Le speranze rimasero negli agenti sulla pista, scelti a stare lì solo perché “con la passione per il tiro a segno” , senza addestramento specifico e mezzi. La totale incapacità dei tedeschi verrà messa in luce.
Atterrati alle 22.30 all’aeroporto, Isa e Tony trovarono l’aereo vuoto. Vennero messi sotto tiro dalla squadra di Wolf, due terroristi degli otto totali e un agente della polizia vennero uccisi all’istante. L’elicottero di rinforzo della polizia sbagliò atterraggio e atterrò a un 1 km di distanza dalla pista teatro dello scontro a fuoco, un veicolo corazzato sbagliò persino aeroporto (andò a Riem). A mezzanotte, avendo perduto ogni speranza, Isa decise di freddare tutti gli ostaggi e, scappando insieme a Salah, venne raggiunto dai colpi degli agenti. Sopravvissero alla lotta Samir, Bedran e Denawi. Tony sarà ucciso in seguito alla sua fuga. Fu organizzata in seguito l’operazione “Collera di Dio” da parte del Mossad per liberarsi dei tre sopravvissuti. Si ritiene che i tre siano stati uccisi negli anni a seguire e che l’operazione sia stata portata a termine con successo. Nel frattempo, dopo che venne emesso un comunicato del governo tedesco che dichiarava la totale riuscita dell’operazione e salvataggio degli ostaggi, dall’ABC, la stessa emittente che non raccolse l’allarme di Tsobari espresse una dichiarazione per voce del suo giornalista Jim Mckay:
Abbiamo appena ricevuto le ultime notizie. Quando ero bambino, mio padre mi diceva che raramente le nostre speranze più belle e le nostre paure più grandi si avverano. Questa notte le nostre paure più grandi sono divenute realtà. Ci hanno comunicato in questo momento che gli ostaggi erano undici. Due di loro sono stati uccisi nelle loro stanze ieri mattina, gli altri nove sono stati uccisi questa notte all’aeroporto. Sono tutti morti!
Le immediate conseguenze furono la costituzione di una forza speciale dell’esercito in Germania, la vendetta del Mossad, una cerimonia di ricordo da parte del Comitato Olimpico con tutte le bandiere a mezz’asta (si opposero solo l’Unione Sovietica e tutti gli stati arabi tranne la Giordania). Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Brundage, si dimise per la vergogna e aver consentito comunque lo svolgimento delle gare.
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