Con una semplice premessa, Al Ewing e Joe Bennet ci presentano un Hulk mostruoso che vi terrà svegli per molte notti. Un’interpretazione in chiave horror (in particolare body horror) senza nessun dab.
Hulk, immortale e mostruoso
Il primo volume si apre con una rapina in un negozio di un distributore di benzina che porta alla morte di una ragazzina di dodici anni e di un uomo che, non sorprenderà nessuno, si rivelerà essere un certo Bruce Banner.
L’idea di base è semplice: Bruce Banner può morire ma Hulk no, è immortale.
Inoltre, il primo volume non ci mette davanti a nessun super-cattivo né catastrofi che colpiranno la Terra. Si concentra piuttosto sul male che le persone fanno nella loro vita quotidiana.
Ritorno alle origini
L’Hulk immortale torna ad avere caratteristiche simili alla primissima versione del gigante verde creata da Stan Lee e Jack Kirby.
Infatti mentre il giorno appartiene a Banner, la notte è il momento di Hulk. I raggi solari causano un’inversione della trasformazione e l’omone verde non prende il controllo e la forza attraverso la rabbia.
Nel corso della run ci sono altri riferimenti alle origini con scene riprese dalle prime avventure e rielaborate in un contesto decisamente più macabro.
L’Hulk di Ewing non ha le caratteristiche di un bambinone arrabbiato come siamo abituato a vederlo ma piuttosto è una creatura intelligente, astuta e senza la minima pietà.
Anche Bruce non è solo il solito uomo calmo, silenzioso e che non si lamenta mai. Ewing ha lasciato spazio per esplorare le sue numerose personalità. Fa il suo ritorno il buon Joe Fixit, l’alter ego cinico che prende le sembianze dell’Hulk Grigio e che vive e lavora a Las Vegas.
Horror
La tensione generata da una creatura inarrestabile che si aggira nella notte pronta a fartela pagare dovrebbe essere già qualcosa di terrificante. Ma sono altre le scene che vi resteranno in mente o che vi faranno leggere tutto in un fiato.
Scene come Hulk che trangugia corpi altrui, che viene tranciato in tocchi e si riforma, che usa il cranio e la colonna vertebrale di Creel (l’Uomo Assorbente) come palla da carcerato, la riesumazione di cadaveri radioattivi, un Hulk scheletrico con i lembi di pelle che ciondolano.
Bene e male, vita e morte in questo nuovo Hulk
La velocità della narrazione è molto più lenta se paragonata ad altre letture Marvel uscite in contemporanea. I momenti epici sono accantonati, o meglio sarebbe dire surclassati, dalle riflessioni del gigante verde che ci rivela quanto è cosciente della sua condizione.
Man mano che la storia va avanti l’alone di mistero che cela l’obiettivo di Banner e di Hulk scompare e una volta alzato il velo arriviamo ad una semplice conclusione: Hulk distrugge.
Non siamo davanti ad un Hulk Grigio o ad un Hulk Diavolo ma ad un Hulk Distruttore di Mondi.
Vari elementi bollono nel pentolone dell’Immortale Hulk: la vita di un Bruce Banner che non trova pace, costretto in un matrimonio che non può essere rotto neanche dalla morte, un vero e proprio inferno di radiazioni gamma, ma anche momenti classici che mettono a proprio agio i fan di vecchia data come i riferimenti allo show televisivo dell’Incredibile Hulk con Lou Ferrigno e lo scontro con gli Avengers nel secondo volume.
Ewing apre ogni volume con una citazione letteraria scelta accuratamente per sottolineare subito il tono e creare l’atmosfera per quello che ci verrà mostrato subito dopo la pagina nera.
Non ci si concentra sulla lotta tra chi è buono e chi è cattivo ma su chi è entrambe le cose. Ewing riprende il sottotitolo del primissimo volume di Hulk togliendo la domanda “Is he man or monster or…” e lasciando solo “Or is he both?”
E voi cosa state aspettando? Aprire la porta verde e lasciatelo entrare.
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