Tutti noi conosciamo, o abbiamo una qualche nozione o abbiamo sognato avventure fantastiche, intorno alla stella Toliman, anche se pochi la riconoscono con questo nome , che tra l’altro è il suo nome proprio; di fatti al grande pubblico è più nota con la sua etichetta, affibbiatale dagli astronomi concordemente con la nomenclatura di Bayer, di Alfa Centauri, o “αCen” per l’appunto. Nome a parte, tutti sappiamo che Alfa Centauri non è una stella solitaria ma è un sistema triplo le cui componenti sono gravitazionalmente legate tra loro, e due di esse hanno masse confrontabili, parliamo di Alfa Centauri A e B, mentre la terza è decisamente più piccola, si tratta di Alfa Centauri C, ma anche più vicina al nostro sistema solare, e per questo gode del nome di Proxima.
In questi giorni Proxima è tornata al centro dell’attenzione degli astronomi, in quanto sembra che attorno ad essa ruoti un pianeta di tipo roccioso le cui dimensioni potrebbero essere paragonabili con la nostra Terra, e potrebbe risultare, se gli studi in corso ne daranno una qualche conferma, il più abbordabile dei pianeti extra-solari vicini.
Ma cosa sappiamo in merito al pianeta e alla sua scoperta? E quali implicazioni e sviluppi ci pone davanti questa scoperta?
Addentriamoci, dunque, nella notizia per dare risposta ai nostri interrogativi.
Proxima B, un pianeta tra fantascienza e realtà
Come menzionato all’inizio, non si può parlare di Alfa Centauri senza che la mente ricorra, del tutto autonomamente ed automaticamente, ai racconti di fantascienza a cui siamo in qualche modo legati; uno per tutti, nel romanzo fantascientifico “Fondazione e Terra”, legato al ciclo di romanzi “Fondazione” di Isaac Asimov, i protagonisti, arrangiati avventurieri spaziali che prima facevano tutt’altro, dopo essersi ritrovati assieme coinvolti in questo loro viaggio interstellare quasi del tutto improvvisato, giungono nelle prossimità di un sistema stellare noto a loro come Alfa, durante la ricerca della Terra, mitologica culla dell’umanità. Pur se scettici individuano un pianeta nel sistema, probabilmente intorno ad una delle componenti più vicine tra loro A o B, dato che sono più simili al nostro Sole, molto umido, ricoperto per lo più da oceani e con poche terre emerse, sul quale trovano gli ultimi discendenti diretti degli abitanti della Terra, portati lì per scampare alla sicura morte dovuta ad un incessante e inarrestabile innalzamento della radioattività naturale del pianeta natio.
Nella realtà Proxima B, questo il nome del pianeta, pur essendo nel sistema di Alfa Centauri ruota non intorno ad una componente principale bensì attorno a quella più piccola, Proxima per l’appunto, ed al momento le informazioni che abbiamo danno più dubbi che certezze. Di fatti sappiamo di lui non per osservazione diretta ma per le sue interferenze fotometriche e gravitazionali ai danni della sua stella madre, registrate dagli osservatori ESO (European Southern Observatory) in Cile.
Grazie a queste osservazioni abbiamo cominciato a conoscerne alcuni parametri orbitali; in primis il fatto che secondo lo studio pubblicato su Nature, esso ricadrebbe nella fascia orbitale “temperata” della stella, quindi potrebbe permettere temperature ragionevolmente adatte alla vita; in virtù delle sue interferenze sulla stella si può ottenere un range di variabilità ben definito per il valore della sua massa, al momento è noto il valore minimo pari a 1,27 volte quello della massa terrestre; grazie al numero di osservazioni effettuate gli scienziati sono stati in grado di ottenere una stima della lunghezza (o meglio dire cortezza) del suo periodo di rivoluzione (il suo anno), che si aggira intorno agli 11 (undici) giorni e 4 (quattro) ore terrestri. Infine gli studiosi sono riusciti anche a fare una stima della sua distanza media dalla stella: circa 7.5 milioni di km, il che lo renderebbe forse non abbastanza lontano da farlo considerare “abitabile” a stretto paragone con il nostro pianeta. Alla fine, ma non certo per importanza, conosciamo un altro parametro: la sua distanza da noi; esso infatti dista “appena” 4,22 anni luce dal Sole, il che lo rende una meta abbordabile per i viaggi interstellari.
Restiamo coi piedi per Terra
Ci sono però altri parametri che sarebbe opportuno conoscere su Proxima B ma che al momento non ci sono noti, come chiaramente esposto sul sito di MediaINAF, a cui questo articolo fa riferimento.
Ad esempio, non sappiamo alcunché circa la sua atmosfera: se ne ha una e come è composta;
Quella della terra, per farci un’idea, può essere considerata come una miscela di gas avente la seguente composizione chimica media al suolo (le percentuali indicate sono in volume):
- Azoto (N2): 78,084%;
- Ossigeno (O2): 20,946%;
- Argon (Ar): 0,934%;
- Anidride carbonica (CO2): 0,0391% (391 ppm);
- Neon (Ne): 0,0018% (18 ppm);
- Elio (He): 0,000524% (5 ppm);
- Metano (CH4): 0,00016% (2 ppm);
- Kripton (Kr): 0,000114% (1,1 ppm);
- Idrogeno (H2): 0,00005% (0,5 ppm);
- Xeno (Xe): 0,0000087% (0,08 ppm).
A tali gas si aggiunge il vapore acqueo (H2O), e l’ozono (O3).
Sono anche presenti, in tracce, ossidi di azoto (NO, NO2; N2O), monossido di carbonio (CO), ammoniaca (NH3), biossido di zolfo (SO2) e solfuro di idrogeno (H2S).
E anche se alcuni dei composti ed elementi presenti in miscela ci fanno tutt’altro che bene, la loro distribuzione e quantità è tale da permettere e proteggere la vita sul pianeta.
Un ragionamento simile vale per l’eventuale presenza di acqua, indispensabile alla vita, che sulla Terra ricopre il 71% della superficie planetaria e di cui non siamo in grado di verificarne la presenza, su Proxima B, né in superficie né sotto di essa;
Tutto questo, senza considerare il fattore massa che, come detto in precedenza, conosciamo solo il valore minimo del suo range di variabilità, e dunque potremmo trovarci di fronte ad un pianeta che potrebbe non essere come ce lo aspettiamo, ossia piccolo e roccioso. Il che vorrebbe dire che, pur essendoci dove potersi poggiare, ne risulterebbe un campo gravitazionale molto più forte di quello terrestre, generando in superficie una forza Peso che la nostra struttura fisica non potrebbe sopportare.
Infine, ma a questo punto dovrebbe essere scontato, nessuno è in grado di affermare se lassù ci sia o meno la vita.
Ovviamente non ci si riferisce ad alieni umanoidi con antenne e navi spaziali, ma alle forme di vita primordiali come batteri, alghe e funghi, dei quali sarebbe possibile trovare traccia di attività analizzando la composizione chimica atmosferica ad esempio.
Un futuro interessante
Tirando dunque le somme tra quello che sappiamo e quello che invece ignoriamo non possiamo fare altro che aspettarci ulteriori studi e ricerche volti a fornirci ulteriori dati, e quindi una più approfondita conoscenza, su questo interessante pianeta; perciò Il primo obiettivo è capire se Proxima b possiede un’atmosfera. Per riuscirci, l’osservazione di un transito sarebbe l’ideale: ci permetterebbe non solo di confermare al di là d’ogni ragionevole dubbio che Proxima b esiste, ma anche di verificare la presenza di un’atmosfera e di analizzarne la composizione chimica.
Non sapendo però se le tecnologie attuali siano sufficienti all’ottenimento dei dati cercati, è dunque certo che gli studiosi avranno un bel po di lavoro da fare non solo nell’ambito dell’osservazione ma anche nella ricerca e realizzazione di strumenti e dispositivi capaci di soddisfare, di volta in volta e con maggior precisione possibile, la loro ricerca di informazioni; magari, come è stato proposto, inviando piccole sonde molto leggere, capaci di viaggiare al 20% della velocità della luce, si potranno ottenere immagini scattate direttamente dal settore ed avere così una visione diretta del pianeta; questo progetto, noto come StarShot è sicuramente visionario, comunque ha destato l’interesse della NASA e potrebbe rappresentare la più concreta possibilità di giungere dalle parti di Alfa Centauri nel minor tempo possibile, tuttavia si parla di un futuro prossimo per la possibile attivazione di questo programma, e ottimisticamente qualcuno addita il 2069 come data di un possibile avvio di missione…
Resta comunque tutto da vedersi e da lavorarci, ma è straordinario osservare come la remota possibilità anche soltanto di trovare un pianeta “simile”, non “uguale”, al nostro desti così tanto interesse e fervore, e riesca a motivare in modo così forte da intraprendere tentativi che prima neanche si sarebbero minimamente considerati; tutto questo dovrebbe farci capire che di fatti, consapevolmente o meno, siamo e ci sentiamo parte del cosmo, e la voglia di scoprirne di più in merito non fa altro che far emergere la parte migliore di noi, quella che sa vedere e immaginare un futuro diverso, forse migliore, non soltanto per se stessi ma per tutti quanti.
FONTI:
-
MediaINAF, il notiziario online dell'Istituto Nazionale di Astrofisica: per la notizia;
-
Wikipedia, l'enciclopedia libera: per i dati tecnici.
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