Khanzir vive a kabul, che per chi non lo sapesse è la capitale dell’Afghanistan e una delle città “abitata” dal più alto numero di mine antiuomo del mondo.
Di Kabul, noi occidentali, sentiamo parlare con frequenza allarmante:
ogni “tre per due” qualcuno indossa il suo elegante giubbetto al tritolo e si fa saltare in aria in qualche luogo pubblico provocando morte e disperazione, perlopiù a casaccio, perlopiù su donne e bambini (l’ultimo episodio in ordine di tempo e di stamattina, 21 novembre 2016)
Khanzir ha 14 anni, vive in un paese in guerra e, oltretutto, è solo:
arriva a Kabul dalla Cina nel 2002 e nel 2006 la sua famiglia viene barbaramente trucidata…
per fortuna non in un attentato, ma sbranata da un orso!
Per non farsi mancare nulla Khanzir, nel 2009 ha vissuto a lungo segregato in “quarantena”, per il sospetto che potesse aver contratto il virus H1N1.
Khanzir, oltre a non essere molto fortunato, vive in un paese non troppo amichevole:
in Afghanistan, infatti, come in altre (troppe) parti del mondo, vige la Shariʿah, la legge sacra, non elaborata dagli uomini ma imposta da Dio.
La Shariʿah, che si fonda sui libri sacri dell’Islam non è una legge facile da rispettare e per Khanzir non è facile vivere in un paese dove è applicata integralmente, sia per questioni private che per le procedure penali.
In tutto questo Khanzir ha un solo amico, Shan Barat, che lo accudisce e lo coccola amorevolmente come se fosse un figlio, rischiando costantemente di essere punito dagli integralisti religiosi che governano il paese:
Khanzir, infatti e non poteva essere altrimenti, è Ḥarām (che in arabo vuol dire proibito) questo significa che tutto quello che lo riguarda è vietato dalla fede islamica.
Khanzir, ho dimenticato di dirlo, è un maiale, nel senso che è un animale, un suino, ed è l’unico dell’Afghanistan, la sua storia, raccontata da Ruchi Kumar nel “Washington Post”, è vera e reale e non c’è nulla di romanzato.
Per fortuna Khanzir non corre il rischio di essere ucciso (ne tanto meno mangiato, mica vive ad Ariccia…) visto che, quasi sicuramente, nessun “fedele dell’Islam” lo toccherebbe mai…
A quanto pare, questo rischio lo corrono SOLO tutti gli umani che hanno la sventura di vivere nel suo stesso paese.
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