<<And the Winner is Kevin Spacey>> cantava Caparezza nella sua celebre canzone in cui cercava di farsi odiare spoilerandoci i colpi di scena dei nostri film preferiti, anche se all’epoca l’unico colpo di scena che non ci aspettavamo era proprio quello che lo ha colpito. A pochi giorni dall’uscita della locandina che annuncia la data d’uscita della nuova stagione, prevista per il 2 Novembre, veniamo a conoscenza che la sesta stagione di House of Cards sarà anche l’ultima.
E’ quasi naturale provare un po’ di nostalgia per uno dei personaggi più riusciti che si siano visti negli ultimi anni, Frank Underwood, ed ebbene sì, di nuovo lui, Kevin Spacey.
La sesta stagione di House of Cards aveva ripreso la produzione dopo il licenziamento di Kevin Spacey per le accuse di molestie sessuali ricevute durante la bufera che si era abbattuta lo scorso autunno su Hollywood.
Senza nulla togliere a Claire (la bravissima Robin Wright), ex first lady, ora stabile sulla poltrona, solo una domanda nei nostri pensieri: “sarà la stessa cosa senza di lui?!”.
Lui, geniale, che bucava la quarte parte, lui, che parlava proprio con noi, e noi, con cui mantenevamo un rapporto quasi esclusivo. Anche perché ci ricordiamo tutti dove ci eravamo lasciati:
Ai posteri l’ardua sentenza, come diceva il Manzoni. Ma prima di aspettare e vedere, andiamo a fare un po’ di chiarezza e a farci i fatti di Kevin anche noi, (tanto, ormai…). Moltissime cose si sono dette, la vicenda ormai è stra-nota: lo scandalo Weinstein, attrici e attori che a gran voce chiedono giustizia, dando coraggio (forse), a chi fino a quel momento non ne aveva avuto. Anthony Rapp, che senza reticenze decide di raccontare a BuzzFeed di essere sfuggito nel 1986 a un tentativo di approccio sessuale da parte del celebre attore, etc…
Da qui, le dichiarazioni, le smentite, e il coming out, cosa tra l’altro nota nell’ambiente. Ma un conto, sono le accuse di molestie da parte di un uomo adulto ai danni di un ragazzino di 14 anni, su cui OVVIAMENTE non si dovrebbe mai scherzare, un conto è andare a mettere becco, (corre l’anno 2018), nella vita privata e nei gusti sessuali di uno dei più grandi attori dei nostri tempi, come se questo avesse in alcun modo a che fare con la sua professione.
Non arroghiamoci il diritto di sciogliere questo dilemma etico-morale, eppure le spaccature tra Res Publica e Res Privata, di certo non ci giungono nuove, basti pensare a Clark Gable che nel ’35 stuprò Loretta Young, ma quelli erano altri anni, e dopo tutto domani era un altro giorno, e francamente, se ne sono infischiati tutti.
O come proprio in queste settimane sta accadendo a James Gunn, il regista della fortunata serie cinematografica “Guardiani della Galassia”, silurato dalla casa di Topolino, dopo aver scoperto gli “scherzi” e le battute su Twitter che aveva postato prima di lavorare per il cinema. Altro esempio per il quale il politicamente scorretto, in questo caso, conta più degli affari.
Il punto è che prima di farci venire, I Soliti Sospetti, il nome dell’attore premio Oscar per ‘America Beauty’ è oggi proibito. Adesso Kevin Spacey è il diavolo, come quello di cui parla nel suo film più bello – che gli valse un altro Oscar, come miglior attore non protagonista. A differenza di Keyser Söze, però, non è stato Spacey a convincere il mondo che non esiste. È stato il mondo, quello di Hollywood, a deciderlo, e sono certa che per tanti di noi sia ancora molto presto sancire una “Damnatio Memoriae”.
Mentre ci prepariamo alla sesta stagione di House of Cards, caro Kevin, come diceva il tuo Lester, “quell’istante, non è affatto un’istante”, e “potresti essere anche piuttosto incazzato per quello che ti è successo”, “ma è difficile restare arrabbiati, quando c’è tanta bellezza nel mondo”. Noi ti aspettiamo, n’importe quoi. Un giorno capiremo.
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