Nella tumultuosa Inghilterra del Cinquecento, nessuna figura spicca quanto quella di Enrico VIII. Re audace e contraddittorio, amante delle arti e della guerra, ma soprattutto uomo dominato dal desiderio di un erede maschio. La sua vita sentimentale divenne un susseguirsi di nozze, divorzi e tragedie che cambiarono per sempre il destino del suo regno. Le sei mogli di Enrico VIII furono protagoniste e vittime di un gioco di potere in cui la passione si intrecciava con la paura, e dove un gesto del sovrano poteva decidere la vita o la morte.

Caterina d’Aragona: la sposa fedele e la regina tradita
Caterina d’Aragona arrivò in Inghilterra come simbolo di alleanza tra due potenze, la Spagna dei Re Cattolici e la giovane dinastia dei Tudor. Sposò prima il principe Arturo e, dopo la sua morte, il fratello minore Enrico. Per quindici anni il loro matrimonio sembrò saldo: la coppia era unita, il re la rispettava e la regina incarnava la virtù e la devozione cattolica. La donna diede però alla luce una sola erede donna, la futura Maria la Sanguinaria e l’assenza di un figlio maschio divenne per il re un’ossessione. Quando Caterina entrò in menopausa, Enrico cominciò a interrogarsi sulla legittimità del loro matrimonio, convinto che fosse punito da Dio per aver sposato la vedova del fratello.
La comparsa di Anna Bolena a corte fece il resto. Enrico cercò l’annullamento del matrimonio, ma il rifiuto del papa lo spinse a rompere con Roma. Da quella decisione nacque la Chiesa anglicana e lo scisma che scosse l’Europa. Caterina fu allontanata dalla corte e visse gli ultimi anni in solitudine, sempre fedele al suo ruolo di regina, fino alla morte nel 1536.
Anna Bolena: l’ascesa e la caduta della regina ambiziosa
Anna Bolena fu la donna che fece tremare un impero. Giovane, intelligente e affascinante, conquistò Enrico con il suo spirito indipendente. Diversamente dalle altre dame di corte, rifiutò di diventare solo un’amante e pretese il matrimonio. Per lei il re sfidò la Chiesa e l’Europa intera. L’amore che li univa tuttavia si trasformò presto in sospetto e frustrazione.
Anna diede alla luce una figlia, la futura Elisabetta I, ma nessun erede maschio. Le tensioni politiche e la volubilità del sovrano fecero il resto. Nel 1536 fu accusata di adulterio, incesto e tradimento, in un processo farsa orchestrato per eliminarla. Venne decapitata nella Torre di Londra con un colpo netto di spada, mantenendo la dignità fino all’ultimo. La sua morte segnò uno dei momenti più drammatici della storia inglese e trasformò la giovane Elisabetta in un simbolo di vendetta e riscatto.

Jane Seymour: l’unica amata fino alla fine
Appena undici giorni dopo l’esecuzione di Anna Bolena, Enrico sposò Jane Seymour, una delle sue dame di compagnia. Dolce, riservata e devota, sembrava rappresentare la pace dopo anni di tempeste. E per un breve periodo lo fu davvero. Nel 1537 diede al re ciò che più desiderava: un figlio maschio, Edoardo. Ma la gioia durò poco. Jane morì pochi giorni dopo il parto, vittima di febbre puerperale.
Per Enrico, la perdita fu devastante. La fece seppellire con onori solenni e ordinò che, quando fosse morto, il suo corpo riposasse accanto a lei. Fu l’unica moglie che il re definì “la vera sposa amata”, e l’unica che gli diede l’erede tanto agognato.
Anna di Clèves: la regina che sopravvisse al re
Dopo tre anni di lutto, la politica tornò a imporsi sul cuore. Enrico, su consiglio del suo ministro Thomas Cromwell, accettò di sposare Anna di Clèves, principessa tedesca, per rafforzare l’alleanza con i principi protestanti. Ma quando la incontrò, il sovrano rimase deluso: secondo i cronisti, non la trovava attraente.
Il matrimonio fu annullato dopo pochi mesi con la scusa che non era stato consumato. Enrico, tuttavia, mostrò una sorprendente generosità: le concesse una rendita e il titolo di “Amatissima Sorella del Re”. Anna accettò la situazione con saggezza e rimase in Inghilterra fino alla morte, una delle poche a salvarsi dalle ire del sovrano.
Caterina Howard: la “rosa senza spine” che perse la testa
La quinta moglie di Enrico VIII, Caterina Howard, era giovane, vivace e incantevole. Appena diciottenne, riportò al re la gioia e l’illusione di una seconda giovinezza. Enrico, ormai avanti con gli anni e malato, la riempì di gioielli e attenzioni. Ma la felicità si trasformò presto in tragedia.
Voci di relazioni passate e di un possibile tradimento giunsero fino alle orecchie del sovrano. Le indagini confermarono che la regina aveva avuto un passato compromettente e forse una relazione con un cortigiano, Thomas Culpeper. Enrico reagì con furia. Caterina fu rinchiusa nella Torre di Londra e decapitata nel febbraio del 1542. Aveva appena vent’anni.
La sua morte segnò il punto più oscuro della vita di Enrico VIII, ormai un uomo stanco, disilluso e incapace di fidarsi di chiunque.
Caterina Parr: la regina che sopravvisse a tutto
Quando Enrico sposò Caterina Parr nel 1543, era ormai un sovrano appesantito dagli anni e dalle ferite. Lei, vedova per due volte, era colta, equilibrata e profondamente religiosa. A differenza delle altre, non cercò di cambiare il re, ma di riportare armonia a corte. Riuscì a riconciliare Enrico con le figlie Maria ed Elisabetta e si prese cura dei figli del re con affetto materno.

Caterina fu anche una scrittrice e una delle prime donne inglesi a pubblicare un libro sotto il proprio nome. Ebbe l’intelligenza di sopravvivere in una corte dove le parole sbagliate potevano costare la vita. Rimase al fianco di Enrico fino alla sua morte nel 1547, e poco dopo si risposò, ma morì di parto l’anno seguente.
Il destino delle regine Tudor
Guardando alle vite delle sei mogli di Enrico VIII, si ha l’impressione di sfogliare un romanzo tragico, in cui l’amore è solo una pedina in un gioco più grande. Due furono decapitate, due ripudiate, una morì di parto e una sopravvisse al re. Tutte, però, contribuirono a scrivere la storia dell’Inghilterra moderna.
Dalla fedele Caterina d’Aragona alla brillante Anna Bolena, dalla fragile Jane Seymour alla resiliente Caterina Parr, ciascuna rappresenta una sfaccettatura diversa del potere femminile in un mondo dominato dagli uomini. Le loro vicende, intrise di passioni e sacrifici, rivelano quanto il trono dei Tudor fosse non solo un simbolo di potenza, ma anche un campo minato dove l’amore poteva trasformarsi in condanna.
Fonte: https://www.storicang.it/a/le-sei-sventurate-mogli-di-enrico-viii_15042





