Essere Multipotenziali è un Superpotere in un mondo di Specialisti

L'Illusione dell'unica vocazione

Viviamo in un’epoca ossessionata dall’ iperspecializzazione. Fin da giovani, ci viene posta la fatidica domanda: “Cosa vuoi fare da grande?”. La società si aspetta una risposta singola, chiara e definitiva. Che si tratti di carriera o di hobby, la mentalità dominante presuppone che si debba avere un’unica, totalizzante vocazione. In questo scenario, non sembra esserci spazio per la persona multipotenziale, quel profilo versatile spesso liquidato con il sarcastico detto “Jack of all trades, master of none”, ovvero abile in molti campi, ma eccellente in nessuno. Ma in un mondo complesso e in continuo cambiamento, siamo sicuri che coloro che coltivano più interessi siano davvero svantaggiati? La risposta è molto più complessa e confortante di quanto si pensi.

Il peso dell’ansia da “Overchoice”

Il disagio di chi non si ritrova in questo schema rigido è reale e documentato. La definizione di personalità multipotenziale non è nuova: fu coniata già nel 1972 dallo psicologo Ronald Fredrickson per descrivere chi ha il potenziale per sviluppare elevate competenze in molteplici aree, a patto di trovarsi in un ambiente favorevole. Eppure, decenni dopo, questa predisposizione è ancora percepita come un limite. Un articolo su Forbes ha evidenziato come molte persone finiscano in terapia sentendosi sopraffatte: troppi interessi, apparente carenza di focus, la sensazione di essere incoerenti nel saltellare da una passione all’altra. Questo genera uno stato ansioso, dettato dal non sentirsi “esperti” in nulla. Uno studio pubblicato su Gifted and Talented International ha dato un nome a questa pressione: sindrome da overchoice, l’ansia paralizzante che deriva dall’eccesso di possibilità e dalla contingenza di dover scegliere una sola strada.

Dare un nome ai curiosi: Scanner e Multipotenziali

Fortunatamente, ci sono state figure chiave che hanno ribaltato la narrativa. Molto prima che il termine “multipotenziale” diventasse virale, la coach e autrice Barbara Sher, nel suo libro “Rifiutati di scegliere!”, parlava degli “Scanner”. Sher li descrive come persone quasi geneticamente programmate per essere affascinate da una moltitudine di argomenti. Se il multipotenziale si concentra sulla potenzialità di eccellere, lo Scanner si focalizza sul processo di esplorazione. Per loro, l’atto di imparare e scoprire è il completamento, e Sher offre strumenti pratici, come diari e cartelle di idee, per gestire la frustrazione di “non finire” mai nulla.

Più di recente, è stata la scrittrice e imprenditrice canadese Emilie Wapnick a portare il concetto alla ribalta mondiale, grazie al suo seguitissimo TED Talk “Perché alcuni di noi non hanno un’unica vera vocazione” e al suo libro “How to be everything”. Identificandosi fieramente nella categoria, Wapnick ha dichiarato che il problema non è essere multipotenziali, ma esserlo in un mondo che ci etichetta secondo standard rigidi, portando gli spiriti versatili a sentirsi incompresi e ad autosabotarsi.

I Superpoteri nascosti del generalista

Wapnick rimarca che, sebbene sia complesso districarsi fra tanti interessi, la multipotenzialità è una risorsa, non un limite. Una persona multi-appassionata possiede infatti dei veri e propri superpoteri. La loro creatività è amplificata, così come l’attitudine al problem solving, proprio grazie alle diverse skills che possiedono. Hanno uno spirito di adattamento eccezionale perché sono abituati a imparare velocemente e a uscire dalla propria comfort zone.

Ma la loro capacità più potente è forse la sintesi: le conoscenze trasversali permettono loro di creare interconnessioni originali fra campi apparentemente distanti, offrendo prospettive uniche per soddisfare nuovi bisogni del mercato. Non si riparte mai da zero. L’esempio più celebre è Steve Jobs. Dopo aver abbandonato il college, decise di seguire un corso di calligrafia. Una scelta apparentemente inutile. Eppure, come dichiarò lui stesso anni dopo, quell’esperienza apparentemente senza applicazione pratica gli tornò incredibilmente utile dieci anni dopo, durante la progettazione del primo Mac.

Costruire una Carriera (o Quattro)

Ma come si traduce questa versatilità in una carriera sostenibile, senza impazzire? Emilie Wapnick, nel suo lavoro, ha identificato alcuni modelli pratici che i multipotenziali possono adottare per integrare le loro passioni e superare la sindrome da overchoice. Il primo è l’approccio “Group Hug” (Abbraccio di Gruppo), che consiste nell’avere un unico lavoro o business così poliedrico da includere molte delle proprie competenze; si pensi a un documentarista che deve fare ricerca, scrivere, filmare e gestire il marketing. C’è poi l’approccio “Slash” (Barra Obliqua), tipico di chi si definisce “Programmatore / Musicista / Traduttore”, gestendo più attività part-time contemporaneamente. Un altro modello è l’approccio “Einstein”, che prende il nome dal celebre fisico che sviluppò la relatività mentre lavorava come impiegato all’ufficio brevetti: consiste nell’avere un lavoro “sufficientemente buono” che paga le bollette e lascia tempo ed energia mentale per le altre passioni. Infine, c’è l’approccio “Fenice” (Phoenix), che descrive carriere sequenziali: ci si immerge totalmente in un campo per anni, per poi “morire” e “rinascere” professionalmente in un settore completamente diverso.

Perché i generalisti trionfano?

Il dibattito sulla persona multipotenziale si inserisce in una discussione scientifica più ampia: valgono di più i generalisti o gli specialisti? David Epstein, nel suo libro bestseller “Range” (Ampiezza), offre una risposta illuminante. Sostiene che l’iperspecializzazione funziona benissimo in ambienti “gentili” (kind), dove le regole sono fisse e i pattern si ripetono, come negli scacchi o nel golf. Tuttavia, nel mondo reale, la maggior parte degli ambienti è “malvagia” (wicked): complessa, imprevedibile e senza regole chiare. In questi contesti, i generalisti trionfano. La loro ampiezza di conoscenze, la capacità di attingere a modelli mentali diversi, permette un pensiero laterale e una capacità di problem solving che lo specialista, chiuso nel suo silo, non può avere.

Il valore del profilo “a T”

Questa consapevolezza sta finalmente penetrando anche nel mondo aziendale e delle risorse umane. La figura del multipotenziale è oggi ricercatissima, anche se spesso chiamata con un altro nome: il profilo “T-shaped” (a forma di T). La linea verticale della T rappresenta la profondità di competenza in un campo specifico, mentre la linea orizzontale rappresenta la capacità di collaborare trasversalmente con altre discipline e applicare conoscenze diverse. I multipotenziali sono spesso profili “a T” naturali, o addirittura “Pi-shaped” (con due specializzazioni) o “Comb-shaped” (a pettine, con molteplici competenze). Il loro vero vantaggio in un team non è solo la creatività, ma il “meta-apprendimento”: hanno imparato come imparare rapidamente, un’abilità cruciale in un’economia fluida.

Curiosità, dopamina e comunità

Ma perché alcuni di noi sono fatti così? Le ipotesi psicologiche sono affascinanti. Alcune teorie suggeriscono che i multipotenziali possano avere un sistema di ricompensa, legato alla dopamina, particolarmente sensibile alla novità. L’atto di imparare qualcosa di nuovo fornisce un picco di soddisfazione che svanisce con la routine, spingendoli verso un nuovo stimolo. Esiste anche una discussione, sebbene non vi sia una sovrapposizione totale, su come alcuni tratti possano ricordare esperienze di neurodivergenza, come l’ADHD.

Per chi si riconosce in questa descrizione, sapere di non essere soli è una fonte incredibile di motivazione. Per questo Emilie Wapnick ha creato il sito Puttylike, una community globale che raccoglie testimonianze su come trovare equilibrio tra vari interessi. Anche in Italia esiste l’Associazione Italiana Multipotenziali, impegnata a sensibilizzare sul tema e a creare networking. L’auspicio è quello di abbracciare la propria complessità, diventando consapevoli delle proprie potenzialità per ricercare una vita soddisfacente, senza più subire il peso del giudizio altrui. 

FONTE: https://www.buonenotizie.it/misc/crescita-personale/2023/11/20/essere-una-persona-multipotenziale-oggi-sfida-ma-anche-risorsa/giulia-polito/

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