La musica commerciale odierna, trap in primis, non è nientemeno che un continuo ripetersi di slogan e frasi fatte (“con le altre faccio lo stupido“, “allora che facciamo: balliamo?“, “l’abbiamo fatto davvero, potremmo dire io c’ero“, etc) che oltre il significato letterale non hanno alcun senso profondo.
Non c’è più poesia, né introspezione poiché manca un ambiente vivace, underground nel quale una musica di qualità possa fiorire. Il mercato ormai impera dovunque e la sua logica non da requie ad alcuna ricerca artistica.
Il mercato ormai impera dovunque e la sua logica non da requie ad alcuna ricerca artistica.
L’offerta deve soddisfare la domanda, dunque essere semplice, comprensibile, colma di luoghi comuni come fosse un cartellone pubblicitario.
I totem di questi nuovo modo di fare musica sono il denaro, il sesso, la droga e talvolta l’amore in un’accezione talmente smielata da ricordare le canzoni sentimentali di bassa lega anni ’60-’70.
Canzone la quale ha trovato come erede l’indie italiano, che alimenta tutta una schiera di ascoltatori falsi alternativi che credono di contrapporsi ai generi trap-rap. Quando l’unica differenza sostanziale è musicale, mentre i testi, sebbene l’indie parli anche d’amore, sono egualmente superficiali, scritti attingendo ad un formulario precompilato.
La superficialità in ogni caso non è un peccato, anzi, esistesse solo la profonda canzone d’autore ci sarebbe da spararsi.
LA MUSICA DEGLI ANNI 90
Nella scena musicale occorrerebbe però trovare il Modus in Rebus, l’equilibrio i cui raggi si possano estendere da Battiato alla Dpg.
Un decennio che dovremmo prendere come esempio sono gli anni ’90, nei quali convivevano Francesco Salvi (autore di C’è da spostare una macchina) e gli Articolo 31, i Los del Rio e gli Elio e le Storie Tese.
J-Ax e Dj Jad seppero nella loro carriera insieme negli Articolo 31 ideare un modo di fare musica, che sì traeva origine dal modello americano, ma era innovativo, critico ed intelligente. Con i vari Sfera Ebbasta, Tonyeffebaby, Ernia ci possiamo persino sognare canzoni come Domani Smetto e Italiano Medio.
Come d’altronde ci possiamo sognare esibizioni come quella che fecero gli Elio e le Storie Tese al concertone del primo maggio 1991, dove cantarono Sabbiature. Canzone nella quale, facendo nomi e cognomi e beccandosi la censura Rai, criticavano la corruzione e l’illegalità che gravitava intorno al sistema parlamentare, anticipando anche lo scandalo Mani Pulite.
I concertoni del primo maggio ormai hanno anche loro perso una natura politica e di denuncia. L’hanno smarrita dapprima gli stessi cantanti la cui massima critica è, come ha fatto Gemitaiz, offendere senza argomentare un Salvini qualunque sulle storie di Instagram.
LE ECCEZIONI
Parafrasando Berlinguer, è finita la spinta propulsiva del ’68, della canzone impegnata, dell’etica del cantante e del giusto disprezzo per il mercato.
È finita la spinta propulsiva del ’68, della canzone impegnata, dell’etica del cantante e del giusto disprezzo per il mercato.
Il cantante oggi deve fare soldi, bambini e adolescenti si appropriano del suo culto del denaro e ne fanno costume sociale.
Le eccezioni ci sono, cantanti meritevoli ed intelligenti non mancano anche nel mainstream (Caparezza, Fabri Fibra, plauditi dallo stesso Guccini, ma anche Ghali). Ma il “non sono tutti uguali”, di fronte ad un gregge di cantanti che si scontra col nichilismo musicale, vale realmente poco.
L’assenza di riferimenti culturali ed intellettuali nella musica è specchio della medesima assenza nella società, non a caso unanimamente definita postmoderna.
In una realtà come quella attuale non è impossibile lo sviluppo di una musica e di una mentalità innovativa, intellettuale, anche divertente. Tuttavia è molto più improbabile che in una realtà culturalmente dinamica e vivace, che ebbe negli anni ’90 e nei primi 2000 le sue ultime battute.
Le condizioni per il suo ripresentarsi necessiterebbero un’uscita dalla crisi valoriale e culturale dei nostri tempi, alla quale purtroppo non abbiamo ancora trovato alcun possibile rimedio.
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