Molto spesso, quando dico in giro che ascolto musica classica abitualmente e la considero uno dei miei generi preferiti, la reazione che suscito nelle persone o è di reverenziale ammirazione o di completo distacco. Entrambe le reazioni mi sembrano profondamente inadeguate. Certo, non è usuale che ai famosi millennians piacciano generi e sonorità del passato, soprattutto quando si cade nell’errore di considerare la musica strumentale intoccabile o noiosa.
Certo, i benefici per il cervello e la mente sono innumerevoli e documentati (basti pensare all’effetto Mozart), ma quello che personalmente mi spinge ad ascoltare questo genere va ben oltre; quelle melodie, quei suoni, quei sentimenti di uomini di altri tempi ri-eccheggiano nel nostro quotidiano, e ascolto dopo ascolto ci si rende sempre più conto di quanto in tutti questi secoli l’uomo non sia cambiato di una virgola, ma sia sempre alla ricerca di quello di cui siamo alla ricerca noi, a tutte le età.
Ma dunque, come approcciarsi ai maestri della musica classica?
Innanzitutto, smettiamo di considerarci troppo stupidi per capire l’arte; mettere qualcosa su di un piedistallo ci fa perdere la bellezza e la vita che un’arte ci può offrire, che sia un Michelangelo oppure un Mozart.
Da qui si diramano diverse scuole di pensiero: chi considera ascoltare musica classica un rito, oppure un momento di studio, oppure come un semplice sottofondo per attività quotidiane per concentrarsi o rilassarsi. Io non mi permetto a giudicare nessuno dei tre “modi”, ve li elenco soltanto, e sta a voi poi scegliere quale sia il migliore approccio.
Se si vuole avere un ascolto più oculato alla tecnica non può redimersi dallo ascoltare molte volte un brano, un’aria o un concerto: da lì potrà analizzare la strumentazione, gli schemi ricorrenti, le intenzioni del compositore, o qualsiasi altro elemento che riguardi l’armonia e la sua composizione.
Se invece si vuole “semplicemente” scoprire la bellezza della musica, non serve avere conoscenze pregresse, basta chiudere gli occhi, mandare il proprio raziocinio da qualche altra parte e ascoltare con il cuore ogni singola nota.
Certo, può sembrare difficile e saranno molte le volte in cui non si riusciranno ad apprezzare brani indubbiamente importanti per la storia della musica e dell’umanità, ma come qualsiasi altro genere, anche il gusto conta.
Da qui mi viene quasi spontaneo il momento “precisino”, dal momento che la musica classica non esiste; tale termine semplifica inevitabilmente periodi storici diversi, diverse provenienze geografiche, diverse intenzioni.
Dall’opera italiana al classicismo, dal romanticismo al primo Novecento la scelta è ampia e varia, ed è compito dell’ascoltatore indagare e comprendere quali sono i momenti che toccano di più il loro cuore.
Il mio consiglio è di non accontentarsi solo dei nomi più conosciuti, come Mozart, Beethoven o Verdi (che si devono ascoltare, e che sono anche tra i miei preferiti) ma anche di ricercare nel sottobosco dei grandi, come Gershwin, Dvorak, Berlioz, Debussy, Chopin e tantissimi altri che non posso elencarvi altrimenti abbandonereste immediatamente l’articolo (se non lo avete già fatto).

In ogni caso, mettete da parte i preconcetti e godetevi un balsamo per l’anima e le sue fatiche.