Quella che vi sto per raccontare è la storia di qualcosa che in Italia non abbiamo mai potuto vedere. Aggiungerei per ovvie ragioni, ma capirete a breve le motivazioni che hanno portato non solo l’eliminazione di un episodio di Pokèmon dalla produzione, ma anche ad una riflessione sui limiti da usare nell’animazione in tutto il mondo.
Già, perchè parliamo di Pokèmon, ed in particolare del 38esimo episodio della prima stagione della famosissima serie animata. Sì, quella che guardavate da piccoli, arrivata su Italia 1 nel 2000 e che quell’episodio, già non lo aveva più.
La storia di Pokèmon shock
In Giappone, la serie iniziò ad andare in onda molto prima. Era il 1997 e la produzione animata aveva iniziato già da aprile, ad appassionare i più piccoli di tutto il paese nipponico. Il 16 dicembre, arrivati al 38esimo episodio, gli spettatori si accinsero a guardarlo senza sapere cosa, da lì a poco, sarebbe accaduto.
L’episodio, intitolato “Dennō senshi Porygon” (Soldato computer Porygon), portava i protagonisti ad essere virtualizzati all’interno di un computer di un centro medico Pokèmon.
Il fattaccio era causato da un guasto generato da un porygon rapito dal Team Rocket e ovviamente, finiva per mettere tutti in pericolo, fino a quando Pikachu non si adoperava usando il suo mirabile tuonoshock per colpire dei missili, minaccia non solo per i pokèmon ma anche per i loro amici allenatori.
Ed è per questa singola scena che l’episodio è divenuto noto come “Pokèmon Shock”, poichè per rendere l’esplosione più “virtuale”, gli animatori decisero di alternare immagini rosse e blu in rapidissima sequenza a tutto schermo… Causando danni fisici ai telespettatori.
Tuonoshock attraverso lo schermo
Per quanto il tuonoshock di Pikachu non abbia propriamente attraversato lo schermo folgorando le persone, in Giappone, 12.000 persone dichiararono di essersi sentite male dopo la visione dell’episodio.
Mal di testa e nausea sembravano i casi più diffusi ma ve ne furono di molti più gravi che comprendevano blocchi della vista o crisi epilettiche, e 685 individui finirono in ospedale.
Con una situazione così terribile non fu possibile far altro che trasmettere delle scuse pubbliche a tutta la popolazione del Giappone tramite i notiziari del giorno successivo, bloccare la serie per mesi, e rivalutare molto bene quali sarebbero dovuti essere i limiti di alcune animazioni, come il limite di due secondi di lampeggiamento continuo, che ancora oggi vengono tenuti di conto per evitare che la situazione si ripeta.
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