Esiste un punto preciso oltre il quale sentirsi felici inizia a proteggere concretamente la salute? La domanda ha spinto un team internazionale di ricercatori a cercare la soglia esatta di benessere soggettivo che influenza positivamente l’aspettativa di vita. I risultati suggeriscono che la felicità non è solo un’emozione personale, ma un indicatore misurabile di salute pubblica.
Felicità e salute: qual è la soglia minima di benessere per ridurre la mortalità
Lo studio, pubblicato su Frontiers in Medicine (qui maggiori info: https://www.frontiersin.org/journals/medicine/articles/10.3389/fmed.2025.1667645/full), ha analizzato dati provenienti da 123 paesi nell’arco di 16 anni, tra il 2006 e il 2021. Il team composto da statistici, professionisti medici ed esperti finanziari di Romania e Pakistan ha utilizzato la scala Life Ladder, lo stesso strumento impiegato per il World Happiness Report.
Questo metodo chiede alle persone di posizionarsi su una scala immaginaria da zero (la peggiore vita possibile) a 10 (la migliore).
Il valore critico identificato è 2,7: al di sopra di questa soglia, ogni punto percentuale aggiuntivo di felicità corrisponde a una riduzione dello 0,43% della mortalità per malattie non trasmissibili tra le persone di età compresa tra 30 e 70 anni. Le patologie considerate includono malattie cardiache, cancro, asma e diabete. Al contrario, miglioramenti al di sotto di 2,7 non producono effetti misurabili sulla riduzione della mortalità.

Chissà se tra le cause di innalzamento di questi valori c’è anche il denaro.
I punteggi rilevati nei paesi esaminati variavano da 2,18 a 7,97, con una media di 5,45. Le nazioni che superavano la soglia critica mostravano anche una spesa sanitaria pro capite più elevata e sistemi di protezione sociale più robusti.
C’è da dire però che i ricercatori riconoscono alcuni limiti metodologici: l’uso di dati auto-riportati nei sondaggi potrebbe aver influenzato i risultati, e lo studio potrebbe sottorappresentare paesi a basso reddito o coinvolti in conflitti.
Questa ricerca apre prospettive interessanti per i governi: comprendere la felicità come parametro di salute pubblica (cosa che i giapponesi sanno da tempo) potrebbe guidare politiche sociali e sanitarie più efficaci, fondate su evidenze concrete piuttosto che su intuizioni generiche.






