Questa foca con il cappello vi fa ridere? Non immaginate cosa ha scoperto grazie ad esso

La ricerca scientifica ha da sempre spinto l’uomo verso nuovi orizzonti, ma a volte sono i nostri amici animali a fornirci le scoperte più sorprendenti. Un esempio recente arriva dall’Antartide, dove scienziati hanno utilizzato le foche per esplorare profondità oceaniche mai raggiunte prima. Ma non foche qualunque, bensì con dei “cappelli” altamente tecnologici.

La scoperta di un canyon profondo 2 km sotto l’Antartide da foche con cappelli stravaganti

In Vincennes Bay, un’area difficilmente accessibile dell’Antartide, ricercatori hanno equipaggiato foche elefante meridionali (Mirounga leonina) e foche di Weddell (Leptonychotes weddellii) con dispositivi di monitoraggio fissati sulle loro teste. Questa collaborazione ha portato alla scoperta di un’enorme canyon sotterraneo, profondo circa 2 chilometri, ribattezzato “Mirounga-Nuyina Canyon” in onore delle foche esploratrici e scopritrici.

Le foche che effettuano immersioni profonde come quelle di Weddell e le foche elefante ci forniscono preziose informazioni sulla struttura del fondale marino“, ha affermato il Dr. Clive McMahon, autore principale dello studio.

foca con cappello per esplorare fondali marini

In totale, 265 foche di queste specie sono state equipaggiate di questi dispositivi, che registrano dati come la profondità, la temperatura e la conducibilità ogni 4 secondi quando le foche sono in acqua. Questi dati sono cruciali per comprendere meglio il ripiano continentale dell’Antartide orientale e i processi oceanici influenzati dal cambiamento climatico.

Grazie a oltre 500.000 immersioni individuali delle foche, gli scienziati hanno potuto confrontare i dati raccolti con le informazioni batimetriche esistenti sulla profondità delle acque in diverse località. La batimetria è una disciplina della oceanografia che si occupa della misura delle profondità e della rappresentazione cartografica dei fondali. I rilievi batimetrici vengono effettuati quindi per la conoscenza dell’andamento morfologico del fondale marino e lacustre. Sono necessari alla progettazione ed al monitoraggio delle opere marittime e fluviali, nei dragaggi e ripascimenti e negli studi per l’erosione delle coste (rilievibatimetrici.it).

Questo confronto ha rivelato che, in alcune regioni, più del 25% delle stime precedenti sulla profondità oceanica erano errate, con foche che si immergono oltre 1.000 metri più in profondità rispetto a quanto si pensasse fosse il fondale.

La ricerca, pubblicata su Communications Earth & Environment, non solo amplia la conoscenza del fondale marino in queste aree difficili da raggiungere, ma fornisce anche dati fondamentali per comprendere i tassi di fusione dei ghiacciai e identificare le zone più vulnerabili. Carina questa innovativa collaborazione tra scienziati e fauna selvatica, vero?

Fonte | Aceas – Seals uncover new ocean depths in East Antarctica

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Gianluca Cobucci

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