Quando si ama qualcuno o qualcosa profondamente, bisogna tenere in conto che la delusione potrebbe essere sempre dietro l’angolo e, quando e se arriva, sarà davvero tremenda. Accade con gli attori per cui nutriamo una particolare ammirazione, con le saghe video ludiche dell’infanzia e, infine, può accadere anche con i libri.
A tal proposito, non molti giorni fa hanno fatto clamore alcuni post su Twitter della famosa scrittrice J.K. Rowling, per aver fatto delle affermazioni ritenute “anti-trans”.
Ora, al di là del fatto nello specifico, ciò su cui interessa riflettere è il fatto che a seguito di queste sue considerazioni, molti fan si sono offesi a tal punto da cambiare radicalmente l’opinione che avevano di lei, arrivando ad affermare che “non avrebbero mai più letto Harry Potter con gli stessi occhi“.
Il legame tra autore e lettore
Ciò che è successo alla Rowling è solo un esempio, di certo non il primo e nemmeno l’ultimo della serie ma, se non altro, è stato molto utile per riflettere su di un dato.
Agli occhi e per il cuore di un appassionato, quanto è forte il legame tra autore e la “cosa” creata? O meglio, quanto la reputazione dell’artista può condizionare anche la bellezza e la validità della sua opera?
Potrebbe essere, questa, una domanda senza risposta per via della sua forte soggettività, tuttavia, parlando nello specifico di libri, credo che si possa osare un certo collegamento.
Non è un segreto che molto di quello che leggiamo riflette in gran parte la personalità dello scrittore, le sue ansie, le sue paure e ciò che lo rasserena. E di esempi, in tal senso, ce ne sono un’infinità.
Vedi per J. R. R. Tolkien, C.S. Lewis (Le Cronache di Narnia), o, per dirigerci verso il classico italiano, G. Leopardi e G. D’Annunzio.
Dato questo “collegamento”, quindi, un libro potrebbe risaltare ancora di più per bellezza o, al contrario, far storcere il naso quando, tra le righe, si ritrovano palesi riferimenti a opinioni più o meno forti che lo stesso autore ha nella vita reale.
Facciamo un altro esempio e prendiamo come riferimento Cassandra Clare, altra autrice fantasy amatissima dal pubblico e famosa per aver inserito in tutte le sue storie personaggi omosessuali e transessuali con una tale semplicità da non far mai trasparire alcuna diversità, emozionando tutti i tipi di lettori proprio perché, dai suoi libri, traspare un’assoluta e totale libertà e accettazione dell’altro, in tutte le sue sfaccettature.
Per dirla meglio, secondo la mia opinione, quando si parla di libri, l’empatia che viene a formarsi tra autore e lettore è fondamentale per apprezzare al meglio anche l’opera.
Perché, quando si legge, ci si affida, in un certo senso, alla persona che ha scritto quelle righe, in un rapporto che si basa sulla completa e totale fiducia.
La responsabilità di fare i libri
Ed è per questo che gli autori hanno delle responsabilità enormi: le persone sole, che non riescono a confidarsi con nessuno, è nei libri che, spesso, trovano il loro maggiore conforto e cosa accadrebbe, provate a immaginare, se leggessero della velata discriminazione proprio nelle parole di chi avevano riposto tanta fiducia?
Ed eccolo il trauma, che porta a chiudere il libro e a non leggere più nulla di quello scrittore. Potrebbe essere anche la storia più bella di tutte ma, se viene macchiata dal pregiudizio, dalla superficialità, dalla cattiveria fine a se stessa, allora assume i caratteri di una menzogna ben congegnata e difficilmente il lettore tornerà a comprare un libro di quell’autore con lo stesso entusiasmo di prima. Perché, ormai, il rapporto è rovinato.
Con questo, ovviamente, è ovvio che gli autori possano e debbano avere le loro idee in merito a qualsiasi argomento ma, se non altro, quando ricoprono una posizione importante e sanno di avere una notevole influenza sul cuore dei più giovani, dovrebbero cercare di esprimerle con più tatto e discrezione, cercando sempre di non offendere nessuno.
Perché non si può mai sapere quale impatto quelle poche parole lasciate libere nel web, possano avere nella mente dei più deboli.
Paola.
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