Durante una delle mie regolari visite alla fumetteria della mia città, l’uomo-fumetto, vedendo ciò che stavo comprando, è uscito dalla sua consueta bolla d’indifferenza e saccenza per farmi una domanda…
“Mi spieghi una cosa?”
“Certo, dimmi”.
“Perché le ragazze sono tanto interessate a questo fumetto?”
L’oggetto in questione era Killing Stalking, un manhwa coreano, firmato dall’artista Koogi. Perplessa riguardo la domanda, ci ho pensato un po’ su, per poi limitarmi a una scrollata di spalle e a un sorriso imbarazzato.
“Mi attrae. Non ci posso far nulla”.
Che cos’è Killing Stalking
La riflessione che ne è seguita era del tutto inevitabile. Ma cerchiamo prima di capire perché questo manga coreano ha suscitato i dubbi dell’uomo-fumetto. L’opera nasce come un webcomics pubblicata sulla piattaforma made in Korea Lezhin Comics, famosa a livello internazionale proprio per i suoi fumetti in formato digitale disponibili in lingua coreana, inglese e giapponese.
Scontato forse specificarlo ma, grazie a Lezhin, potete leggere webcomics in maniera legale e supportando gli autori che li creano.
Ritorniamo a Killing Stalking che, grazie alla J-Pop Manga, ha visto per la prima volta in tutto il mondo (proprio così, in Italia e per la prima volta nel mondo) la sua trasposizione cartacea.
Per ora, ci sono all’attivo sei volumi e la J-Pop ha dimostrato di avere tanta cura riguardo questa pubblicazione che l’ha resa nel cuore del popolo italiano una delle preferite case editrici di fumetti. Ma vediamo velocemente la trama di questo fantomatico manhwa…
Ossessionato da un ragazzo incontrato all’università, ma troppo tormentato per fare la prima mossa, Bum Yoon decide di introdursi di nascosto in casa dell’oggetto del suo desiderio… Scoprendone il vero, crudele volto e diventandone (volontariamente?) prigioniero. Ha inizio un gioco spietato tra vittima e carnefice, amore e morte: il webcomic che ha conquistato il mondo, nella sua prima edizione cartacea!
Come si può facilmente intuire, non è proprio quella che si dice una storia romantica. È un continuo susseguirsi di violenze di tutti i generi, esplicite e cruenti. Ossessioni, stupri, omicidi, contornati dall’amore malato dei due protagonisti.
Insomma, c’è tutto il materiale per quello che sembrerebbe un film horror e, invece, si tratta di un fumetto pensato per un pubblico femminile e che ha riscontrato un successo incredibile. Ma qual è, allora, il segreto che ne è alla base? Cerchiamo di capirlo insieme…
Credo sinceramente che, dietro la facciata di umanità di molti, si nasconda un sentimento più profondo e selvaggio, qualcosa di grottesco che inconsciamente cerchiamo di nascondere in tutti i modi. Perché, se da un lato desideriamo discostarci del tutto da queste immagini di violenza (spesso gratuita), dall’altro è inutile negare che ne siamo inesorabilmente attratti.
Proviamo una curiosità morbosa verso tutto ciò che provoca dolore o addirittura morte. Basti pensare a come ci fermiamo ad osservare un incidente per strada, al numero di programmi televisivi, riviste e forum dedicati ai delitti, alla nostra ricerca di notizie riguardanti un caso specifico in cui sono coinvolte persone di cui, in realtà, non ci importa nulla.

Da un certo punto di vista, si potrebbe pensare che noi esseri umani temiamo la morte e, per nostra natura, tendiamo ad essere attratti proprio da ciò che più ci provoca terrore o repulsione.
Quello che ci spaventa maggiormente è anche ciò che ci ossessiona di più. Siamo in un certo senso assuefatti dalle nostre paure, forse usando quest’attaccamento come una sorta di esorcizzazione.
Penso che sia proprio in questo la forza di Killing Stalking. Quella violenza che ha alle spalle un passato traumatico e che spinge il lettore a perdonare i due protagonisti, a fare quasi il tifo per loro e a sperare che, prima poi, riescano ad uscire da quel tunnel di violenza e pazzia per vivere una vita normale e piena di un amore che possa compensare tutto ciò che hanno subito durante la loro infanzia.
Perché le statistiche lo affermano. Chi è fautore di violenza ne è stato a sua volta vittima quando non aveva i mezzi per difendersi. Da qui il fascino del “macabro”, da qui il misterioso accanimento a una storia che non consiglierei mai a un pubblico di minorenni.

Ora, forse, saprei rispondere all’uomo-fumetto. Non c’è da vergognarsi nell’amare simili letture o sentirsi “diversi”.
Si tratta solo di curiosità e fascino per qualcosa verso cui tutti sono inesorabilmente attratti ma che, solo in pochi, hanno sufficiente distacco morale per non rimanerne influenzati nonostante non si possa fare a meno di continuare a guardare…
Concludendo, vi consiglio caldamente la lettura di questo particolare fumetto coreano (che, per inciso, si legge da sinistra a destra). Rimarrete incantati dai disegni, dalla storia e da tutta quell’oscurità che è parte integrante di ogni cosa all’interno del mondo di Killing Stalking.
Paola.