Le serie TV ormai sono un elemento fondamentale nelle nostre vite, specialmente nel nostro ormai perenne lockdown. Si susseguono senza sosta e qualcuna ci colpisce al primo impatto, altre scivolano oltre. Ecco, Sky Rojo è una di quelle che si fa notare subito. Ideata da Alex Pina, la mente dietro La Casa di Carta e uscita da poco su Netflix, Sky Rojo o si ama o si odia, ma non lascia indifferenti.
La storia ruota intorno a tre prostitute, Coral, Wendy e Gina, che lavorano per il Las Novias Club, un bordello abbellito dal make up vistoso e tamarro del night club più dozzinale. Divani in pelle rossa, penombra, banconote nelle mutandine. Il tutto è gestito da Romeo, il protettore, un cinico bastardo dotato dell’innata empatia necessaria per capire come sfruttare le donne che lavorano per lui. I suoi tirapiedi sono Christian e Moises (Lito di Sense8, per chi è familiare con la sublime serie delle sorelle Wachowski). E le tre ragazze saranno in fuga, dalla prima puntata, da chi le sottometteva e le sfruttava. Una folle fuga per la sopravvivenza.
Di fatto la serie, fin dalla prima esplosiva puntata, parla chiaro: sarà intrisa di violenza, azione e sesso (meno di quanto ci si potrebbe aspettare a dire il vero), il tutto presentato in colori ultrasaturati e sgargianti tanto quanto gli outfit delle tre ragazze. La storia si sviluppa in uno scenario (originale), Tenerife, che propone scenari desertici, resort e paesi arsi dal sole che non hanno nulla da invidiare alle produzioni hollywoodiane.
Ma non è realmente questo, Sky Rojo. Non solo. Non vuole atterrire lo spettatore, né prenderlo a pugni, vuol shockarlo e intrattenerlo, per cui spesso il tono viene alleggerito dall’intraprendenza delle ragazze che cavalcano coraggio e determinazione. Spesso è necessaria una discreta sospensione dell’incredulità, un po’ come quando siamo spettatori di un prodotto di Tarantino.
Voleranno proiettili ma si andrà avanti. A testa bassa.
E nel procedere della trama regna il caos, diventa tutto sempre più folle ed improbabile, ma Alex Pina trova il tempo per fare delle pause e tramite la voce narrante (che poi è quella di Coral) ci fa notare, se non l’avessimo già capito, qual è la problematica sociale su cui dovremmo riflettere. Sì, perché si parla di sfruttamento della prostituzione, di maschilismo tossico, di povertà e disperazione, di determinazione femminile, di etichette sociali scomode.
Perché chi l’ha detto che non si può farci coinvolgere da corsetti leopardati, pistole e inseguimenti automobilistici ma allo stesso tempo anche tenere acceso il cervello e riflettere su quel che non va nel mondo? Sky Rojo punta ad offrire questo mix esplosivo usando proprio la visuale di Coral, Wendy e Gina, e probabilmente ci riesce.
Ora restiamo in attesa della seconda stagione.
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