Benvenuti, cari lettori del Bosone, ad una serie di articoli che tratteranno, in modo diverso, del rapporto fra produttori (spesso software house se si tratta di videogiochi) e consumatori nel mercato videoludico.
Iniziamo leggeri cominciando a sovvertire leggermente l’ormai consolidata logica interpretativa che vede questa accoppiata fornitore di servizi – utente degli stessi, come una coppia di divorziati in casa.
L’immaginario collettivo: un orco assetato di sangue denaro
Questa logica si basa sull’assunto per cui la software house, qualunque sia, di solito sia esclusivamente un’entità con ben poco interesse nel prodotto finale e con il solo scopo di lucro. Una malvagia organizzazione diretta da squali del mercato con la camicia firmata da Armani per i quali il denaro e tutti i modi per ottenerlo sia la ragione di vita.
Ebbene è noto nel campo della psicologia che l’uomo viene emozionalmente colpito più profondamente e più a lungo dalle esperienze negative che da quelle positive.
Tali comportamenti di diffidenza e risentimento preventivo possono essere quindi giustificati da esperienze precedenti poco piacevoli. Vi invitiamo però a considerare attentamente ogni singola situazione che vi si presenta, perchè non tutti i produttori di videogiochi sono degni emuli di zio Paperone e possono avere altre priorità.
Una software house su The Pirate Bay
Come per esempio Acid Wizard Studio, sviluppatori di Darkwood. Questi tre ragazzi polacchi si sono così tanto imbestialiti nei confronti di quei siti che rivendono chiavi del gioco attraverso meccanismi truffaldini e di quelli che fanno copie pirata del gioco e le condividono dopo averle infarcite di virus, che hanno deciso di mettere una loro copia sicura e aggiornata su The Pirate Bay per fornire una versione completamente sicura a chi non potesse permettersi il gioco e stesse cercando una alternativa.
Ma voi vi direte: “Questo è un caso che esiste perchè la casa produttrice è composta da 3 persone”.
E’ vero, ma esistono casi di passi nella giusta direzione fatti da case più grandi e rinomate:
Blizzard e Hanamura
Blizzard per esempio, ha deciso di ritirare la controversa mappa Hanamura da Heroes of the Storm.
La base utenti ha sempre digerito male la mappa e la sua discrepanza negli obiettivi rispetto a quelle di un classico MOBA tramite l’introduzione della dinamica “spingi il carico”.
La software house, invece di ignorare i lamenti degli utenti e continuare a produrre skin e stendardi sui quali guadagna (e bene), ha ascoltato.
Dopo un tentativo di rielaborazione che non ha sortito particolari effetti ha deciso di ripensare completamente la mappa per renderla compatibile con le richieste senza rinunciare alla possibilità di introdurre novità nel genere.
Ubisoft e Rainbow Six: Siege
Un altro esempio di “buona condotta” è quello di Ubisoft nei confronti di Rainbow Six: Siege.
Dopo molto tempo e molte patch la software house ha annunciato che ci sarà un percorso di updates volto a risolvere il più grave problema segnalato dagli utenti: il sistema di gioco peer-to-peer.
A partire dalla patch 2.2.2 che introduce i fondamenti delle modifiche, si passerà progressivamente a un sistema classico di server dedicati che prevederà anche un sistema di in-game voice, mantenendo la possibilità di giocare via LAN fra amici.
Quindi diciamo che se è vero che non è tutto oro quello che riluce, a volte a pensare male si fa peccato e basta. E per quando invece è proprio così, vi esortiamo a “votare col vostro portafoglio”, non comprando i giochi della software house in questione.
Come ben sapete in queste eventualità è l’unico strumento efficace per far passare un messaggio.
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.