La stampa a caratteri mobili: un’invenzione rivoluzionaria

Una delle più grandi rivoluzioni che ha cambiato il corso della storia dell’umanità è senz’altro l’invenzione della stampa. Con la nascita della stampa, avvenuta in Germania verso la metà del 1400, la società europea entrerà in contatto con una nuova nuova forma di circolazione della cultura: i libri stampati sono prodotti molto più rapidamente, sono più economici e, dunque, accessibili ad un numero maggiore di persone. Il pubblico dei lettori aumenta e con esso anche il livello di istruzione e di alfabetizzazione. Essa ha rappresentato un grande passo avanti per la civiltà e, soprattutto, la libertà.

L’inventore della stampa è stato un orafo originario di Magonza, Johann Gutenberg, appartenente ad una famiglia aristocratica. Sappiamo che verso la metà del XV secolo iniziò a progettare questo straordinario congegno che rivoluzionerà la storia d’Europa e del Mondo. Il più grande risultato che Gutenberg ottenne con la sua invenzione fu la “Bibbia a 42 linee”, un progetto ambizioso che rappresenterà un successo grandioso per la diffusione della stampa.

Ma in cosa consisteva un processo di stampa? Anzitutto, in ogni tipografia, c’erano alcune figure fondamentali: la prima era quella dello stampatore, colui che organizzava e monitorava ogni fase del processo di stampa e che ne era diretto responsabile. Il processo iniziava con i compositori che avevano il compito di allineare i vari caratteri – blocchetti di piombo su cui in rilievo vi era il disegno di una lettera, un numero, ecc. – all’interno di un compositoio, che una volta riempito con i caratteri, ovviamente disposti in successione in base alle parole e frasi del testo manoscritto che si doveva stampare, formava la linea di stampa. Una volta terminate tutte le linee di stampa, queste venivano inserite in una matrice. Quando venivano completate tutte le matrici necessarie a comporre un lato di foglio, esse si bloccavano in una gabbia e si componeva così la forma tipografica. Solo allora i torcolieri spalmavano con l’inchiostro la forma tipografica e, a questo punto, vi veniva poggiato sopra il foglio, e con una pressa si imprimevano i caratteri inchiostrati e la pagina stampata era pronta.

Molto presto nelle tipografie iniziarono ad essere fondamentali i revisori, figure di una certa cultura letteraria che, prima che il foglio venisse stampato, si assicurava non ci fossero errori nella disposizione dei caratteri. In effetti, i compositori non avevano le competenze che potevano avere gli scrittori o gli amanuensi: a loro spettava un lavoro in fin dei conti esclusivamente meccanico. Il controllo dei revisori era molto importante anche per una questione puramente linguistica: è anche grazie a loro che si iniziarono ad evitare i più marcati tratti regionali della lingua e ad andare incontro ad una lingua più “comune”.

La stampa si diffuse subito ed ebbe un grandioso successo. In Italia, un centro particolarmente produttivo da questo punto di vista fu Venezia, in cui si svilupparono alcune tra le più importanti tipografie italiane e dove lavorò un grande stampatore, Aldo Manuzio, con il quale collaborerà anche una delle figure più rappresentative della letteratura e cultura dell’Italia rinascimentale, Pietro Bembo.

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