Si chiama ufficialmente Dolmen del Guadalperal, ed è considerata la Stonehenge iberica: dopo 50 anni in cui era rimasta completamente sommersa dalle acque, è finalmente tornata alla luce: le prime immagini sono state osservate da un satellite della NASA alla fine di Luglio.
La struttura, conosciuta anche come il tesoro del Guadalperal, è stata eretta probabilmente attorno al 7000 Avanti Cristo, e si trova nei pressi del paesino di Peraleda de la Mata, una comunità di appena 1.400 abitanti situato nella comunità autonoma di Extremadura.
L’intera zona è circondata da ritrovamenti preistorici, anche se molti di essi sono andati perduti nel tempo a causa della conformazione prevalentemente paludosa del territorio, che ha impedito la conservazione di molti manufatti.
Questo dolmen del Mesolitico, in particolare, era rimasto sommerso per mezzo secolo, ma è finalmente tornato visibile.
L’impressionante sito archeologico, costituito da oltre 100 pietre messe in posizione verticale, potrebbe anche essere stato uno spazio chiuso, secondo il sito del NASA Observatory.
Lo scopo di questa struttura non è ancora chiaro, ma gli studiosi ipotizzano che potrebbe essere stato utilizzato come luogo di culto e ritualistico, come cimitero, ma anche come punto di scambio commerciale strategico, essendo situato in un luogo dove il fiume è facilmente attraversabile.
Negli anni ’60, l’abbassamento della marea aveva fatto in modo che le punte dei megaliti della stonehenge spagnola fossero appena visibili sopra la superficie del lago, ma il caldo intenso e prolungato di questa estate ha permesso al dolmen di riemergere completamente, anche se in condizioni molto diverse da quelle originarie: molti delle pietre sono state erose dall’azione dell’acqua e delle correnti, e quelle rimaste in piedi sono sottoposte ad un ulteriore processo di decadimento.
I residenti della comunità locale hanno avviato una petizione verso il governo affinché le pietre superstiti vengano spostate in un luogo più sicuro, dove potrebbero essere messe in salvo dalle acque e dal decadimento.
I megaliti sono in granito, una roccia estremamente porosa e molto suscettibile all’erosione, e perdere un sito archeologico di tale unicità e importanza sarebbe un vero e proprio fallimento.
Inoltre, gli abitanti di Peraleda de la Mata sperano di poter attirare l’attenzione dei turisti verso la loro comunità, che vanta, come già scritto, un’interessante storia antropologica e diversi ritrovamenti risalenti all’Età del Bronzo.
Poter preservare e promuovere il Dolmen del Guadalperal servirebbe anche a rinnovare l’interesse verso la storia più antica della penisola Iberica.
Uno dei fatti che renderebbe il complesso megalitico della “stonehenge spagnola” così interessante riguarda un menhir in particolare: una delle rocce più larghe poste all’entrata del sito presenta delle incisioni costituite principalmente da linee mosse e ripetute.
Gli studiosi hanno ipotizzato che potrebbe trattarsi di una rudimentale mappa del fiume Tagus. Se così fosse, nel Dolmen del Guadalperal sarebbe presente una delle mappe più antiche della Terra.
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