Quando si parla di streaming, specialmente in ambito di gaming, il primo nome che salta subito in mente è “Twitch”. Nato nel 2011 come progetto estremamente audace, Twitch ha certamente saputo guadagnare, in questi ultimi anni, una popolarità così vasta che ormai chiunque voglia creare uno streaming delle proprie sessioni di gioco, o voglia inserirsi nello spazio “quattro chiacchiere” per raggiungere un pubblico e parlare al mondo, lo fa proprio da questo magico luogo virtuale.
Rispetto agli inizi, ovviamente, l’ambiente di Twitch si è evoluto a sfavore degli avventori “casuali”, diventando a tutti gli effetti una piattaforma dove dei professionisti lavorano e si guadagnano da vivere con i propri stream e l’interazione costante con i propri follower. Alcuni potrebbero definirli gli “influencers” di Twitch, perché dopotutto quello che fanno gli streamer non è molto diverso da coloro che su Instagram o sulle altre piattaforme creano un proprio seguito utilizzando social media e focalizzandosi su un argomento, oppure su un particolare modo di fare le cose.
Problemi in paradiso per Twitch
Purtroppo, però, questa situazione apparentemente ottima per la nascita di nuovi talenti, si è definitivamente trasformata in una competizione impari, specialmente per via dell’atteggiamento di Twitch stesso. Con gli anni, infatti, forti di una base di utenza larghissima, i contratti proposti dal sito ai suoi “partner”, come vengono chiamati gli streamer più seguiti, sono andati peggiorando.
Se, inizialmente, la ripartizione dei ricavi di donazioni, pubblicità e altri introiti era divisa in 70:30, con la prima parte a rappresentare i creatori di contenuti, con il tempo si è passati a un 50:50, di fatto cominciando ad impedire a molti streamer famosi, ma contenuti, di poter effettivamente guadagnare abbastanza da vivere semplicemente con il proprio canale.
L’esodo di Twitch è cominciato già anni fa, in parte per via di una moderazione non esattamente stellare che ha avuto molti casi “grigi”. Il problema ad esempio dei contenuti non ammessi dalla piattaforma che riescono a trovare un modo per essere trasmessi, ad esempio. La problematica degli stream “hot tub” ad esempio si sono fatti vedere presto, camminando sul filo della pornografia e finendo per diventare un caso esemplare di cattiva moderazione, dove creatori palesemente in malafede hanno abusato del lassismo del team di moderazione nei modi più svariati.
Se, infatti, il “soft porn” non bastava nell’analisi dei problemi, c’è anche chi ha cominciato a farsi sponsorizzare, pubblicizzando di rimando, realtà come giochi d’azzardo e piattaforme di casinò non regolamentate, oppure siti di scommesse truffa, persino sistemi di scambio per valute virtuali che si sono rivelate essere gestite da criminali!
In questo apparente Far West, probabilmente c’era da aspettarselo che ci fosse chi non fosse d’accordo con la gestione del sito. Una parte è quindi migrata su Youtube nel momento in cui questo ha cominciato a proporre le sue live, mentre un’altra parte è andata su Facebook, sponsorizzati spesso da una piattaforma che ha sempre faticato a rivolgersi ai giovani.
Negli ultimi tempi, ovviamente, TikTok ha inoltre preso una grande fetta di pubblico, al contempo servendo come “introduzione” ai canali di streaming dei content creator.
A cosa servono le regole se non si rispettano?
Non è un caso, dopotutto, che attorno Twitch si sia creato un piccolo grande dramma, perché era lanciato come un sito dove era possibile fare dirette di qualsiasi programma. Gli eventi di “Esports” passano tutti da Twitch, ad esempio, ma sono molti i canali di gruppi o personaggi famosi che si mostrano in diretta per parlare con i fan, oppure organizzare i podcast e nel frattempo trasmetterli live.
Nonostante questo, oltre al dramma di cosa era considerato accettabile e cosa non a livello di contenuto grafico, si è aggiunto anche il problema degli “scam” finanziari. Esistono infatti realtà che analizzano e confrontano piattaforme autentiche, ma è un lavoro inutile se una persona seguita da migliaia di spettatori sponsorizza come il nuovo paradiso del gioco un sito che in realtà è una truffa.
Non aiuta la situazione neanche che Twitch sia proprietà di Amazon, motivo per cui molti streamer hanno trovato particolarmente grottesca la situazione sia della moderazione, che quella della ripartizione degli introiti.
Twitch ha, infatti, dichiarato che il cambiamento era stato reso necessario dai costi di “hosting” del sito, ovvero la banda occupata su internet, ma Amazon è anche proprietaria dei server AWS, i più grandi provider di spazio hosting del mondo.
Nel caos di tutte queste discussioni che lasciano perplessi, non è certo una sorpresa che Twitch sia ultimo nella classifica delle piattaforme per lo streaming, vista la qualità generale di questo tipo di siti in aumento e policy per i creatori, ovvero la linfa vitale di questi siti, molto più oneste.
Il vero lavoro dietro uno stream
Riprendendo il paragone con gli influencer, per far sì che uno stream sia di successo le persone devono impegnarsi quotidianamente su altre piattaforme e attrarre seguito da un po’ ovunque. Non è esattamente una cosa dove “con pazienza si raggiungono i risultati”, occorre mantenere una sorta di immagine pubblica, comportarsi almeno in parte come dei personaggi sotto ai riflettori per avere una chance di essere seguiti da chi si vuole.
Senza le piattaforme fuori Twitch, quindi, già quest’ultimo sarebbe un nome vuoto. Se è il sistema stesso a dare spazio solo agli streamer famosi, dopotutto si parte già in svantaggio nella corsa all’essere “creator-friendly”. Il lavoro degli streamer è un po’ come quello dei trapezisti al circo: basta un piccolo scivolone per cadere e farsi male. In un contesto dove più si è “live”, più spettatori si ottengono dopotutto.
In ogni caso, per ogni problema c’è la soluzione: ormai in molti, grandi aziende comprese, su Twitch hanno cominciato a fare quello che viene chiamato “multistreaming”, di fatto andando contro la policy di Twitter e mettendosi a rischio. Partner e “affiliati”, ovvero coloro sulla strada per essere partner, non potrebbero trasmettere simultaneamente su Twitch e un altro sito.
Però si sa: quando si comincia a capire di aver giocato male le proprie carte, quello è il momento in cui si diventa meno ferrei e rispettosi delle regole… Tirando fuori quel quinto asso dalla manica, con tutti i rischi e pericoli annessi.
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.