Il Vaso di Pandora: Storia, Significato e Curiosità

Aprire il vaso di Pandora: quante volte usiamo questa metafora senza conoscerne davvero l’origine e il vero significato? Questo mito, affascinante e al tempo stesso inquietante, rientra nella storia di Prometeo, una delle figure più celebri della mitologia greca. Ciò che forse molti ignorano è il racconto originario che si cela dietro l’espressione “vaso di Pandora”, così come la sua evoluzione nel corso dei secoli e l’influenza esercitata su arte e letteratura.

Chi era Pandora e cosa racconta la leggenda

Pandora fu la prima donna mortale, creata dal dio fabbro Efesto su ordine di Zeus. Nei poemi di Esiodo — in particolare nella Teogonia e in Le opere e i giorni — si racconta che il sovrano degli dèi volle punire Prometeo per aver rubato il fuoco celeste e averlo donato agli uomini. Per questo diede vita a Pandora e la fece inviare in sposa a Epimeteo, fratello di Prometeo.

Da questa unione nacque Pirra, la quale, secondo altre tradizioni, si unì a Deucalione (figlio di Prometeo) e diede origine a una nuova stirpe di esseri umani dopo il Diluvio. L’importanza della figura di Pandora risiede nel fatto che ciascuna divinità le donò un attributo divino, tra cui bellezza, virtù, grazia e, soprattutto, curiosità.

Oltre a queste qualità, Pandora ricevette da Zeus un piccolo scrigno — divenuto poi famoso come “il vaso di Pandora” — con l’avvertimento di non aprirlo mai. L’inesorabile curiosità, tuttavia, ebbe il sopravvento: Pandora sollevò il coperchio dello scrigno e liberò i mali che Zeus vi aveva racchiuso.

Alcune versioni del mito riportano che fu lo stesso Prometeo, per proteggere l’umanità, a imprigionare nel vaso le sciagure, affidandole poi a Epimeteo; ma Pandora trovò comunque il modo di aprirlo, cambiando per sempre il destino degli uomini.

scultura di pandora che tiene in mano il suo vaso
Foto di WikimediaImages da Pixabay

Cosa conteneva il vaso di Pandora

Nel racconto mitologico si descrive il vaso come un “pithos”, un grande recipiente di terracotta tradotto spesso come “scrigno” o “cofanetto” nelle versioni moderne. Prima che Pandora lo aprisse, gli uomini vivevano in uno stato di esistenza quasi divino, almeno secondo il mito: non invecchiavano, non conoscevano le malattie e non sperimentavano la sofferenza.

Quando Pandora rimosse il coperchio, vecchiaia, malattie, vizi, gelosia e follia si riversarono nel mondo, devastandolo e rendendo la vita umana fragile e soggetta al dolore.

Sul fondo del vaso rimase la speranza, che Pandora lasciò uscire in un secondo momento; da qui l’origine dell’espressione “la speranza è l’ultima a morire”, a indicare che persino nelle circostanze più funeste può ancora esserci un barlume di sollievo.

Pandora come musa di artisti

La leggenda di Pandora, ricca di elementi simbolici e drammatici, ha ispirato generazioni di artisti, che hanno rappresentato il momento cruciale in cui ella apre il famigerato scrigno o si accinge a farlo.

Tra gli esempi più noti figura il dipinto “Pandora” del 1882, opera del pittore francese Jules Joseph Lefebvre: la tela raffigura la donna in un nudo artistico mentre tiene in mano lo scrigno che cambierà per sempre le sorti dell’umanità.

Anche Arthur Rackham, illustratore britannico del periodo vittoriano, si dedicò alla rappresentazione di Pandora, realizzando nel 1922 un’illustrazione in cui lei è ritratta nell’atto di sollevare il coperchio.

Questo stile, fiabesco e al contempo inquietante, influenzò successivamente numerosi illustratori, inclusi quelli della Disney, contribuendo a consolidare l’immagine di Pandora come figura eternamente sospesa tra innocenza e rovina.

Il significato simbolico oggi de il vaso di Pandora

Oggi il “vaso di Pandora” è largamente impiegato come metafora per alludere a un gesto o a un evento che scatena conseguenze dolorose o imprevedibili, spesso di vasta portata e difficili da fermare. Tuttavia, come per tutti i miti antichi, vi sono molteplici chiavi di lettura.

La teologia, in alcuni casi, ha interpretato la curiosità di Pandora (e quindi della donna) come l’origine di ogni male, un’idea che ha influenzato per secoli la riflessione sulla condizione umana e sulla responsabilità femminile nei confronti dei mali del mondo.

In una prospettiva più simbolica e psicologica, il mito di Pandora viene invece visto come un invito a esplorare la natura complessa dell’essere umano, capace di contenere sia aspetti luminosi sia ombre profonde.

Se da un lato l’apertura del vaso libera ogni sorta di calamità, dall’altro ricorda che la speranza rimane sempre accessibile, pronta a manifestarsi proprio nei momenti più bui. In tale ottica, Pandora non è più soltanto la responsabile delle sofferenze del genere umano, ma diventa il catalizzatore di una presa di coscienza: attraverso la caduta, l’uomo comprende la propria fragilità e allo stesso tempo ritrova la forza di sperare in un futuro migliore.

In definitiva, la storia del vaso di Pandora continua a esercitare un grande fascino anche ai giorni nostri, offrendo spunti di riflessione sui limiti e i rischi della curiosità, sulla natura duplice dei doni divini e sul potere salvifico della speranza.

Che si scelga di interpretarla come una punizione divina, un’allegoria della condizione umana o un archetipo del passaggio dall’innocenza alla consapevolezza, Pandora rimane una figura simbolo di grande suggestione, un monito che richiama l’eterna tensione tra ciò che è conosciuto e ciò che ancora, misteriosamente, ci attende.

Tiziana

Difficilmente avvisterete questa donzella in città. Ama la natura e tutto ciò che ne fa parte ma non mettetela alla prova; farebbe di tutto per salvare il pianeta Terra, non si direbbe altrettanto per alcuni umani. Adora gli animali a tal punto da aver sviluppato un linguaggio che usa per comunicare esclusivamente con la fauna. E’ costantemente in compagnia dei suoi più fedelissimi collaboratori: Mirko e Billy. Laureata in Scienze Naturali, nel tempo libero decide di condividere le sue conoscenze con il Bosone. A proposito, Billy e Mirko non sono umani. Sono i suoi zupi.
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