Negli ultimi giorni non si fa altro che parlare della paura di Bali a causa del risveglio del Vulcano Agung.
A settembre ha iniziato a dare segni, con una nuvola di fumo e cenere che si è innalzata per diversi metri dalla bocca del monte, creando un primo allarmismo e l’evacuazione delle abitazioni che si trovano alle pendici.
L’Indonesia è un insieme di 17.507 isole posizionate sulla “cintura di fuoco” dell’Oceano Pacifico e il Vulcano Agung è solo uno dei 120 vulcani di cui è costituito l’arcipelago.
Con i suoi 255.461.700 abitanti è il quarto paese più popoloso del mondo e anche una delle mete più ambite per i suoi itinerari che variano dall’escursione in montagna alle esplorazioni delle barriere coralline.
Il risveglio del Vulcano Agung
Il Vulcano Agung si eleva per oltre 3000 metri s.l.m. situato a Bali e la sua camera magmatica si sta giorno dopo giorno riempiendo di magma che risulta essere particolarmente densa in questa punto del pianeta con il conseguente accumulo di bolle di gas; si teme dunque una violenta eruzione ma nel frattempo la coltre di fumo, cenere e sostanza pirotecnico ha raggiunto i 9000 metri di altezza con esplosioni udibili fino a 12 Km di distanza.
Purtroppo il suo risveglio è avvenuto nel periodo dei monsoni; per l’esattezza nel periodo compreso tra settembre-aprile l’Indonesia è invasa dal Musim Barat, il monsone invernale, che contribuisce, insieme alle ceneri e ai detriti, i torrenti e i corsi d’acqua che scivolano lungo le pendici del vulcano creando delle “valanghe di fango” in grado di causare tanti morti quanto una colata di lava.
L’allarme rosso ha costretto più di 100 mila persone all’evacuazione, sono stati allestiti più di 10 campi d’emergenza e ordinati 500 mila mascherine per cercare di ridurre quanto possibile l’inalazione delle sostanze emanate dal vulcano e che causano morte.
L’eruzione del Vulcano Agung ha portato alla chiusura degli aeroporti cancellando tutti i voli, tra cui quello di Denspar (la capitale di Bali) e di Lombok.
Bali in allerta
Quest’ultimo è stato aperto solo il lunedi mattina grazie al vento che ha spinto verso la direzione opposta la cenere e sono stati ripristinati alcuni voli straordinari per permettere ai turisti di lasciare l’isola ed evitare il peggio.
In questo periodo e soprattutto durante le vacanze natalizie, l’Indonesia e in particolare Bali diventa meta turistica per milioni di persone che si sono trovati davanti uno scenario da film; la coltre di polvere ha ricoperto ogni cosa per diversi centimetri, boschi, campi.
Gli appassionati di escursione sono stati sopraffatti da questa forza della natura ma anche ammaliati, tanto che tra essi vi sono i “cacciatori di vulcani”, veri e propri appassionati che rischiano la vita per assistere alla potenza della natura e scattare foto.
Quello che più teme il ministro del turismo Arief Yahya è un pesante crollo economico che può arrivare a 650 milioni di sterline se la situazione non dovesse placarsi e le sue preoccupazioni sono ben fondate in quanto il 20% degli introiti indonesiani proviene proprio dal turismo.
Ciò che si teme
Inoltre ulteriori danni provengono dalle campagne che sono totalmente ricoperte da polvere e cenere e materiale vulcanico infondendo tanta preoccupazione e ulteriori danni tra gli agricoltori e allevatori.
La quiete del Vulcano Agung è durato per più di 50 anni, quando nel 1963 eruttò violentemente causando più di 1600 vittime.
L’eruzione produsse tantissime quantità di anidride solforosa e l’attività durò per ben 11 mesi; inoltre la colata lavica evitò per pochissimo di compromettere il tempio di Besakih e questo venne considerato un miracolo dai Balinesi.
Una cosa è certa: la natura è bella quanto imprevedibile e non sapremo mai cosa ha in serbo per noi. Rispetta e sarai rispettato ma, a volte, anche il nostro pianeta ha qualche “scatto di ira”.
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