L’affermazione dell’OMS – l’Organizzazione Mondiale della Sanità – in questi giorni, sta facendo molto discutere: i videogiochi possono essere frutto di ossessione e dipendenza?
Da sempre spauracchio dei genitori, i videogiochi sono stati usati come capro espiatore per qualunque atto di violenza… Anche tra i più assurdi.
Molte volte ci siamo trovati davanti a improbabili notiziari come: “è entrato in una scuola con un mitra ed ha ucciso 56 studenti, 9 professori, 3 bidelli ed un gatto; a casa aveva una Playstation… E’ colpa dei videogiochi”.
Il problema di fondo è che si cerca sempre di trovare un colpevole; nel caso delle sparatorie, non si attribuisce mai la colpa a possibili atti di bullismo subiti dagli studenti che esasperati cercano a modo loro di risolvere il problema… Ma si punta il dito sui videogiochi.
Se uno aprisse il frigorifero e trovasse delle uova, si potrebbe dare la colpa anche a quelle, ma parliamoci chiaro: da sempre, trasformare i videogiochi in un movente per gli atti più disparati è un attimo.
Un po’ perché chi scrive articoli solitamente è una persona completamente esterna dal mondo ludico, un po’ perché nel giornalismo più si toccano argomenti caldi, più si vende.
Il problema è che la ricerca dell’OMS non afferma niente di nuovo e che la dipendenza da videogames sia un problema reale, è risaputo.
PERCHE’ L’OMS HA RAGIONE?
Quanti di voi hanno visto il video di reazione di Marco Merrino sul programma io e le mie ossessioni?
Avete riso vedendo le ossesioni di quei malati mentali? Tipo la tizia che si faceva pungere dalle api o il tipo che faceva sesso con la sua auto? Bene, non avete visto ancora nulla di quel programma. Non avete visto l’ossessione di infilarsi robe nel sedere, di far sesso con animali gonfiabili o di andare in giro vestiti da pony.
Sono malati mentali loro? Certo. Perché sono dipendenti da qualcosa che preclude altri aspetti della vita sociale. La dipendenza descritta dall’OMS per i videogiochi è esattamente la stessa cosa.
Il problema è che il branco di imbecilli più accaniti, autoproclamandosi difensori ultimi del popolo dei videogiochi, imbracciando a spada tratta i loro joypad, hanno condiviso i loro messaggi di disdegno senza neanche leggere l’articolo; questo ha portato ad una disinformazione che ha fatto indignare tutto il popolo del web (e che novità!).
Anche io ho sentito parlare delle affermazioni dell’OMS e da vecchio videogiocatore che oggi organizza eventi nel settore, sono andato subito a indagare.
E beh, mi sono reso conto che l’OMS non ha tutti i torti. Quando la passione per i videogames diventa una vera ossessione, si sfocia nella patologia.
Quando il divertimento passa in secondo piano, per lasciare spazio a quella folle competitività che ti spinge a passare 10 ore al giorno di fronte un videogames, si tratta di malattia mentale. Quando per seguire la moda si spendono 600€ al mese per skin ed artwork che al fine del gioco non servono a nulla, è malattia mentale.
Questo posso affermarlo con certezza perché ho visto – grazie al lavoro svolto con i NOVA GULP e prima – numerosi casi di malattia mentale nei videogiochi.
Vi faccio qualche esempio citando alcune frasi che ho sentito nel corso della mia “”onorata”” “”””carriera””””:
TORNEO DI FIFA 16: <Mi rifiuto di giocare ad uno schermo di 32 pollici. Io a casa sono abituato al 33.>
TORNEO DI POKEMON: <Perché dare soprannomi ai pokemon? E’ un insulto verso il Pokemon stesso, se mi devi passare un pokemon con soprannome preferisco non giocare.>
TORNEO DI COD dopo un’intera ora di attesa per la preparazione ad una partita: <Finchè non trovo l’elmetto che mi piace, non posso giocare.>
Questa è solo la gente dei tornei. Malati mentali che si lamentano per un pollice in meno su di una TV FULL HD 4k, POKEfanatici che ritengono un insulto dare un soprannome ai pokemon e persone che devono scegliere un elmetto in un gioco in prima persona che neanche si vede il personaggio.
E queste non sono malattie mentali? Non è forse malattia mentale, confrontare ogni nuova uscita, ogni cosa, con il proprio titolo preferito (realmente successo)?
Non è forse malattia mentale affermare di non voler comprare un God of War a 60€ perché tu giochi solo a giochi gratis e lo dici mentre acquisti 100€ di ricarica per fortnite (ero testimone io)?
O forse non è malattia mentale ascoltare 30enni prossimi ad una laurea importante, parlare di diritti dei Pokemon?
L’OMS ha ragione perché ha parlato di una cosa semplice: Quando qualcosa sfocia nell’ossessione è da ritenersi malattia mentale. Se anche i Videogiochi sfociassero in un ossessione bisognerebbe chiedere aiuto.
MA COME RICONOSCERE L’OSSESSIONE PER I VIDEOGIOCHI?
E’ semplice, già se sentite qualcuno dire che ama il design di tutti i pokemon, è un malato mentale, perché su 800 la metà fa schifo.
Scherzi a parte, l’OMS ha indicato 3 come criteri decisivi per capire se una persona soffre di dipendenza e prendendo letteralmente tali criteri – copiando ed incollando dall’articolo di repubblica – ne discutiamo insieme.
Una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita
Una cosa che mi sembra molto chiara. Se passi 10 ore al giorno sui videogames senza avere contatti con nessuno, evitando famiglia ed amici, perdendo (magari a causa di questo) un lavoro o un/una compagno/compagna, dovresti capire che qualcosina la stai sbagliando.
E non si parla di passare due/tre ore al giorno ad un particolare gioco appena uscito che ti prende e ti fa divertire, ma di un qualcosa che ti impedisce di fare altro. Cosa ha detto di sbagliato l’OMS?
Anche quando si manifestano le conseguenze negative dei comportamenti, non si riesce a controllarli
Qui mi chiedo prima di tutto se Repubblica abbia messo la punteggiatura a caso o tradotto con Google… Penso alla seconda, ma il concetto è comunque comprensibile.
Se un giocatore è particolarmente competitivo non c’è problema, ma se questa competitività lo porta a litigare con gli amici fuori dal gioco, lo rende irascibile quando gli si chiede qualcosa o rimane di cattivo umore per giorni quando perde una battle royale, è normale?
Ovviamente è un problema. Approcciarsi diversamente ad un gioco ricordandoci che è solo un gioco non è sbagliato.
Rendere un gioco unica religione di vita come fanno i fan di Dark Soul o Pokemon più accaniti è una manifestazione delle conseguenze dei comportamenti negativi a cui il gioco è legato.
Cosa che va evitata, e su questo l’OMS non si sbaglia.
Il fatto che questi atteggiamenti portano a problemi nella vita personale, familiare o sociale, con impatti anche fisici, dai disturbi del sonno ai problemi alimentari
Qui davvero non saprei spiegare meglio le parole di Vladimir Poznyak – il tipo dell’articolo incaricato dall’OMS – perché è quello che sto cercando di farvi capire dall’inizio.
Se il gioco diventa ossessione e ci toglie il sonno, ci costringe ad ore ed ore di “sedute su un divano” e ci impedisce di avere una corretta alimentazione è ossessione.
L’ossessione è sempre un male, non importa se sia la dipendenza per le sigarette che ci fa alzare ogni 2 ore di notte per andare a fumare o che l’amore ossessivo per il cibo spazzatura ci distrugge l’organismo.
L’ossessione è sempre un male. Anche quando si parla di essere ossessionati dai videogames.
SMETTETELA DI FARE I COGLIONI
Io sono sempre stato dell’idea che un buon videogames non sia inferiore ad un buon libro o film, anzi, che al contrario di essi sia anche interattivo.
Potremmo vedere giochi come Mass Effect (1, 2 e 3) legati tra loro che ci permettono di creare la nostra personale storia con le scelte che facciamo (cosa che hanno replicato anche in Vampyr, uscito da poco).
Inoltre ritengo i videogames terapeutici, usati nel giusto modo sono un ottima valvola di sfogo e ci permette spesso di fare nuove amicizie.
La gente non è nuova dall’indignazione per un titolo; nello stesso articolo Poznyak afferma che
Chiaramente non tutti i videogiocatori soffrono del disturbo: Anzi, i “malati” sono solo una minima parte
Ed io credo che tu, che hai condiviso l’articolo senza leggerlo, affermando che la tua passione non è un male ma un bene, tu che spendi lo stipendio di papà in skin che non ti servono, passi 8 ore al giorno di fronte uno schermo e parli con termini tecnici inventati da te forse dovresti fermarti un attimo e riflettere.
Se sei ossessionato dal dover smentire queste affermazioni forse sei tu membro di quella minima parte di “malati” che infanga il buon nome dei videogiocatori.
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