Bojack Horseman, la storia di Bojack Horseman. Capitolo 1…
È così che Bojack tenta di iniziare quel libro sulla sua vita che lo avrebbe riportato alla ribalta. Purtroppo non ci è riuscito, non in prima persona almeno, e sappiamo tutti come è proseguita la storia. Tuttavia, un libro che parla di lui e del suo mondo esiste davvero e, solo la copertina, è capace di riportarci di prepotenza in quella “Holliwoo” fatta di droga, sesso e animali parlanti.
Il titolo è: Bojack Horseman – Tutto quello che avreste sempre voluto sapere, di Chris McDonnel (Editore BD, 2018).
Il libro ci inizia con una prefazione di Lisa Hanawalt (disegnatrice del mondo Bojack Horseman) e con un’introduzione di Raphael Bob Waksberg, il creatore di quel cavallo che, contro ogni logica, vomita zucchero filato colorato.
È divertente leggere come entrambi abbiano subito sottolineato di non aver avuto un’infanzia difficile ma che, anzi, vengano da una famiglia numerosa e piena di affetto. In effetti, chiunque abbia visto la serie animata deve aver pensato, almeno una volta, che gli ideatori dovevano aver avuto non pochi traumi infantili nella loro vita.
Eppure no, sono persone serene, piene di fantasie ed idee, che hanno unito i loro talenti per dar vita a “un mondo pieno di personaggi che soffrono tremendamente, ma che trovano comunque il modo di raccogliere il proprio carretto e andare avanti”.
A cominciare dal 22 Agosto 2014, data in cui la prima stagione è stata interamente resa disponibile per lo streaming su Netflix, si è venuta a formare una schiera di spettatori incantati dallo stile narrativo anticonvenzionale, spiritoso e profondo, e dal particolare linguaggio visivo.
Il tutto, è l’incredibile frutto di un’amicizia tra R. Waksberg e la production designer L. Hanawalt, i quali hanno frequentato lo stesso liceo nella baia di San Francisco, progressista e rigoroso, dove hanno potuto dar vita, insieme, ad uno spettacolo teatrale.
Ci inventavamo delle idee sceme per cartoni, con tanto di vocine idiote. Credo che nessuno di noi due abbia mai pensato che tutto questo ci sarebbe potuto servire a qualcosa
- Raphael
Per stessa ammissione degli autori, il primo passo verso quel Bojack che conosciamo tutti, è stato fatto con un webcomic dal titolo: Tip Me Over, Pour Me Out, disegnato da Lisa e scritto da Raphael.
Aveva come protagonista l’autore in persona ed era stato concepito come un modo per aiutarlo a elaborare la fine di una relazione, amplificando le nevrosi di Raphael e delle sue sventure in amore.
In alcuni punti, sembra già di vedere Bojack. Si sente che stava nascendo quel tipo di sensibilità, come nella striscia con lo zucchero filato
- Lisa
Lo stile visivo di questa striscia potrebbe essere definito “pro-Bojack”. Disegnato per essere presentato nella forma statica di una striscia, sfoggia molte delle qualità per cui i successivi fumetti di Lisa sono noti, tra cui la raffigurazione minuziosa degli abiti e delle fantasie dei tessuti, i personaggi quasi realistici, a grandezza umana, presentati in bizzarre situazioni comiche. Fin quando il 22 Marzo 2010, Raphael inviò una mail a Lisa in cui diceva:
“Ehi, hai un disegno di uno dei tuoi uomini-cavallo, in cui ci sta solo lui? Mi è venuta un’idea per uno show di cui mi piacerebbe proporre un pitch. Fammi sapere che cosa ne pensi: Bojack, il cavallo parlante depresso”.
La scrittura di Bojack Horseman è proseguita tra idee e bozzetti e, una volta superato il primo scoglio dell’approvazione delle pagine prova che l’agente di Raphael aveva inviato alla Tornante (casa di produzione fondata e presieduta dall’ex capo della Disney M. Eisner), la carriera professionale dell’autore come sceneggiatore televisivo iniziò ufficialmente.
La sfida che si proponeva era quella di far provare al pubblico dell’empatia per “quel cavallo stronzo, ma figo”. La sua sofferenza doveva essere capita, senza risultare un modello a cui aspirare, del tipo: tifiamo per lui, ma non vogliamo essere come lui.
Bojack ha un costante bisogno di approvazione e attenzioni dagli altri, ma le sue emozioni sono sepolte sotto una montagna di cicatrici. Quando vengono toccati dei tasti dolenti, nessuno viene in soccorso con delle battute rassicuranti, non c’è alcuna spalla comica a smorzare la tensione.
La sceneggiatura sceglie, piuttosto, di indagare la condizione umana in modo credibile e verosimile, senza trascinare gli spettatori nell’oscuro pozzo di disperazione in cui sguazza il protagonista.
La serie è raccontata in modo da intrattenere e divertire e si percepisce chiaramente quanto dietro le scene ci sia un sapiente lavoro di scrittura mirato a compensare il tutto con la giusta dose di leggerezza.
Una delle cose di cui discutiamo in fase di scrittura è come conferirgli un senso di rimorso. Bojack vorrebbe davvero essere una brava persona, ma non riesce a capire che cosa comporti esserlo. Quanto lontano si può spingere con i suoi comportamenti, prima di raggiungere il punto di non ritorno?
- Raphael
Possiamo sperare che nel futuro Bojack impari piano piano ad essere migliore, ma non di più. A ogni cenno di miglioramento, infatti, il pubblico si aggrappa alla speranza che questa volta le cose andranno meglio, che il cavallo depresso si stabilizzerà in una relazione, che le sue scuse verranno accettate, che, finalmente, il successo, la fama, la fortuna e l’amore gli daranno un senso di completezza.
Tuttavia Bojack lascia che ogni speranza si affievolisca, una dopo l’altra. Gli spettatori dovrebbero saperlo. Non ci sarà nessuna festa in cui tutti i membri del cast ballano lasciandosi andare al ritmo di una canzone sdolcinata, mentre scorrono i titoli di coda. Eppure, nonostante ciò, il pubblico rimane saldamente coinvolto e appassionato.
In conclusione, Bojack esiste anche grazie alle carte che il fato decide di metterci in mano, a volte con generosità, altre con crudeltà: in questo caso, il tipo di amici che si fanno al liceo.
Se siete appassionati di quella “Holliwoo” presentata nel mondo del cavallo depresso, vi consiglio di acquistare questo libro, in cui verrete accompagnati attraverso ogni passaggio della realizzazione degli episodi, dall’ideazione alla scrittura, sommersi da immagini, bozzetti, storyboard, chat, post-it e tanto altro. Non perdetevelo!
N.B. Alcune curiosità tratte da Bojack Horseman, tutto quello che avreste sempre voluto sapere:
- Gli autori si scusano per aver reso tutti gli animali senza coda;
- I personaggi di Todd e Diane sono stati i più difficili da realizzare, non sapendo bene come caratterizzarli (l’idea originale, vedeva Todd come un surfista);
- In compenso, Princess Carolyn è stata quella più facile e immediata;
- Yolanda è un axolotl;
- Molti dei bozzetti scartati dalla serie, come le piante parlanti, sono stati poi usati nelle serie animata Tuca & Bertie (creata sempre dalla matita di Lisa Hanawalt).
Paola.
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