Alieni in Guerra Fredda: l’aneddoto improbabile

Siamo nel 1985, nel pieno della Guerra Fredda. Le tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica sono palpabili, ogni mossa, ogni parola viene soppesata con la massima attenzione. Eppure, in questo clima di diffidenza reciproca, accadde qualcosa di inaspettato durante il vertice di Ginevra. Il presidente americano Ronald Reagan e il leader sovietico Mikhail Gorbaciov si concessero una pausa dai fitti negoziati, allontanandosi per una passeggiata. Con loro, solo i fedeli interpreti, testimoni silenziosi di un dialogo che per anni rimarrà avvolto nel mistero, lontano dagli occhi del pubblico.

La rivelazione dei contenuti di tale conversazione é giunta molti anni dopo, nel 2009, grazie a un’intervista di Gorbaciov con Charlie Rose, alla presenza dell’allora Segretario di Stato di Reagan, George Shultz. Si tratta di un racconto che ha dell’incredibile, riportato all’epoca anche dal Christian Science Monitor, attraverso le parole di Jimmy Orr. Durante quella passeggiata, vicino a un accogliente focolare, Ronald Reagan, con la sua consueta schiettezza, si rivolse a Gorbaciov con una domanda spiazzante: “Cosa fareste se gli Stati Uniti venissero improvvisamente attaccati da qualcuno proveniente dallo spazio? Ci aiutereste?”.

La risposta di Gorbaciov fu immediata, senza esitazione: “Non c’è dubbio”. La replica di Reagan non si fece attendere: “Anche noi”. Un botta e risposta surreale, concluso da una risata dello stesso Gorbaciov, consapevole dell’assurdità e al tempo stesso della profonda umanità racchiusa in quelle poche frasi. Fortunatamente, negli anni ’80 nessuna astronave ostile fece capolino nei nostri cieli, e questo patto informale, tra le due potenze, non dovette mai essere messo alla prova.

Un presidente con la testa tra le stelle

Questa insolita domanda potrebbe però non sorprendere più di tanto se si considera la fervida immaginazione di Ronald Reagan, un uomo che, ben prima di sedere nello Studio Ovale, aveva coltivato una grande passione per la fantascienza. Cresciuto con le epiche avventure di Edgar Rice Burroughs, popolato da eroi come John Carter di Marte e l’iconico Tarzan, Reagan aveva un debole per i mondi lontani e le sfide straordinarie. Come sottolinea Lauren Davis su io9, questo suo interesse “nerd” non rimase confinato tra le pagine dei libri, ma in qualche modo influenzò anche il suo modo di governare.

Durante la sua presidenza, Reagan non esitò a circondarsi di menti brillanti per affrontare le sfide del futuro. Tra queste spiccava il Citizens’ Advisory Council on National Space Policy. Un vero e proprio think tank composto da astronauti, ingegneri, ma anche da scrittori di fantascienza del calibro di Robert Heinlein e Jerry Pournelle. Un segnale chiaro di come Reagan considerasse la fantascienza non solo un genere letterario, ma anche una fonte di ispirazione e di prospettive innovative sulle tecnologie emergenti e sull’importanza crescente della politica spaziale. Si dice addirittura che questo consiglio contribuì alla stesura di parti del famoso discorso in cui Reagan presentò al mondo il programma Strategic Defense Initiative, ribattezzato popolarmente “Star Wars”.

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Guerra fredda e mondi lontani

È difficile stabilire con certezza quanto Reagan fosse serio in quel momento con Gorbaciov. Forse era solo un modo per alleggerire la tensione, un momento di umanità condivisa di fronte a una minaccia ipotetica, ma universalmente comprensibile. Tuttavia, quell’episodio getta una luce interessante sul suo pensiero e sul clima di quel periodo storico. La Guerra Fredda, con la sua costante minaccia di distruzione nucleare, aveva già proiettato le paure dell’umanità su scala globale. L’idea di un nemico comune, proveniente da un altro mondo, poteva paradossalmente rappresentare un’opportunità di unione, di fronte ad una sfida ancora più grande.

Reagan non fu certo il primo funzionario governativo a fantasticare su scenari di combattimento interstellare. Già negli anni ’50 e ’60, durante le prime fasi della corsa allo spazio, alcuni ingegneri dell’esercito americano si erano cimentati nell’elaborazione di armi teoriche per difendere ipotetiche basi lunari. Come ha recentemente rivelato Anatoly Zak su Popular Mechanics, anche l’Unione Sovietica non era rimasta a guardare. Negli anni ’70, la stazione spaziale sovietica Almaz, non solo era equipaggiata con un cannone spaziale top secret, ma pare che fosse stato anche testato. Un dettaglio che dimostra come, al di là delle conversazioni informali su invasioni aliene, la militarizzazione dello spazio fosse una preoccupazione concreta per entrambe le superpotenze.

In definitiva, l’aneddoto del vertice di Ginevra, con la sua domanda inattesa sugli alieni, rimane un momento affascinante nella storia della Guerra Fredda. Un piccolo spiraglio che ci permette di intravedere la personalità di un leader come Reagan, la sua immaginazione vivace e la sua capacità di guardare oltre le rigide divisioni politiche del suo tempo. Un promemoria che, a volte, di fronte a un nemico comune, anche le alleanze più improbabili possono diventare possibili.

Fonte: https://www.smithsonianmag.com/smart-news/reagan-and-gorbachev-agreed-pause-cold-war-case-alien-invasion-180957402/

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